Fonte: 13/01/2015 di triskel182
TRA
LE DECINE DI CAPI DI STATO E DI GOVERNO CHE HANNO SFILATO DOMENICA A
PARIGI ALMENO 20 “IMPRESENTABILI” CHE NEI RISPETTIVI PAESI NON
RISPETTANO I DIRITTI SULL’INFORMAZIONE E I GIORNALISTI.
Con
i due milioni di parigini in piazza hanno sfilato anche 50 capi di
Stato e di governo. La foto dei leader apparsa su tutti i giornali del
mondo ha puntato a rappresentare i milioni scesi a manifestare. Ma,
scorrendo i loro nomi, e al netto dei giudizi politici, non sempre sono
in grado di onorare la loro presenza. Basta leggere l’elenco e guardare
alla situazione dell’informazione nel rispettivo paese. Re
Abdallah di Giordania. In prima fila accanto alla bella moglie Ranja,
guida un paese in cui la libertà di informazione è talmente ridotta da
figurare al 149° posto nella classifica stilata da Reporters sans
frontieres (Rsf). È di pochi giorni fa la condanna ai lavori forzati
dello scrittore e accademico palestinese Mudar Zahran. Ahmet Davutoglu, primo ministro turco.
Il paese di Erdogan tiene in carcere decine di giornalisti.
Secondo il Cpj (Comitato per la protezione dei giornalisti) è il
maggior paese al mondo a incarcerare i giornalisti seguito da Iran e
Cina (non presenti in piazza). Benjamin
Netanyahu premier di Israele. Secondo Rwb molti giornalisti sono stati
arrestati arbitrariamente. Il paese è al 96° posto nella classifica
sulla libertà di informazione citata. Sameh Choukry, ministro Esteri
Egitto. La notizia è del 20 dicembre, il giornalista Mahmoud
Abou Zied ha denunciato di essere stato rapito e imprigionato da
almeno 16 mesi. Nonostante sia in carcere da 500 giorni, la sua
carcerazione è stata prorogata. L’Egitto è al 159° posto in classifica.
Sergej Lavrov, ministro Esteri Russia. Il governo di Mosca tiene
imprigionati diversi giornalisti tra cui il blogger Dmitry Shipilov, in
galera dal 10 settembre, arrestato dopo un’intervista a un esponente
dell’autonomia siberiana. La Russia è al 148° posto della classifica. Abdallah
ben Zayed Al-Nahyane, ministro degli Esteri degli Emirati arabi uniti.
Anche tra gli emiri c’è l’usanza di incarcerare giornalisti, come
l’egiziano Anas Fouda, tenuto in isolamento per un mese senza accuse.
Gli Eau sono al 118° posto. Mehdi
Jomaa, primo ministro Tunisia. Il paese della “primavera araba” ha
recentemente imprigionato per 3 anni il blogger Yassine Ayan per aver
diffamato l’esercito. Una “grossa violazione del diritto di espressione ” secondo Amnesty International. Il paese è al 133° posto nella classifica di Rwb. Boïko
Borisov, capo del governo Bulgaria. Il paese non ha mancato di
distinguersi negli attacchi ai giornalisti come quelli avvenuti a luglio
davanti al parlamento di Sofia. La Bulgaria è al 100° posto nella
classifica Eric
Holder, ministro Giustizia Usa. Anche il paese campione della libertà
limita quella di stampa come avvenuto durante gli incidenti di Ferguson
dove la polizia ha arrestato e detenuto ingiustamente alcuni reporter
del prestigioso Washington Post. Nella classifica di Rwb, in ogni caso,
gli Stati Uniti sono al 46° posto. Antonis
Samaras, premier Grecia. Per reprimere le tante manifestazioni di
protesta la Grecia ha più volte colpito e ferito i giornalisti. Tanto
che si trova al 99° posto nella classifica. La seconda peggior posizione
di tutta la Ue. Jens
Stoltenberg, segretario generale Nato. L’Alleanza atlantica non ha mai
risposto del bombardamento, e l’uccisione, di 16 giornalisti serbi a
Belgrado nel 1999. Ibrahim
Boubacar Keïta, presidente Mali. Molti giornalisti sono stati espulsi
(fonte Cpj) dopo aver denunciato la violazione dei diritti umani. Il
Mali è al 122° posto della classifica. Viktor Orban, premier ungherese.
Da quando è al potere, il premier si è distinto per gli attacchi alla
stampa e all’indipendenza dei media. Dal 2010 vige una legge molto
restrittiva. Al 64° posto nella classifica. Ali
Bongo, presidente del Gabon. I quotidiani di opposizione hanno
denunciato a settembre la chiusura temporanea delle pubblicazioni a
causa della pirateria informatica del governo che però nega. 98ª
posizione. Miro
Cerar, primo ministro Slovenia. Casi di blogger condannati a 6 mesi di
prigione per diffamazione come nel caso di Mitja Kunstelj. Il paese,
però, tra quelli considerati è tra i migliori della classifica, al 34° posto. Enda
Kenny primo ministro Irlanda. Ancora meglio fa l’Irlanda, 16ª nella
lista stilata da Rwb. Eppure il paese di Kenny considera ancora la
“blasfemia” un’offesa da condannare. Ewa
Kopacz, primo ministro Polonia. Il paese che esprime anche il
presidente della Ue, Donald Tusk, è quello che, lo scorso giugno, ha
requisito una montagna di intercettazioni ambientali tra politici
comprovanti un importante caso di corruzione. La Polonia è comunque al
19° posto della classifica. David
Cameron, premier Gran Bretagna. Il governo inglese è quello che ha
minacciato e perseguito il giornale The Guardian per il caso Snowden
chiedendo insistentemente di distruggere gli hard disk dei suoi
computer. 33ª posizione. Il fratello dell’emiro Mohamed Ben Hamad Ben Khalifa Al Thani del Qatar. Lo scrittore e poeta Mohamed Rashid al-Ajami è stato condannato a 15 anni di carcere per avere insultato il regnante. Il paese è al 113° posto. Nizar
al-Madani, numero due dell’ambasciata saudita. Solo venerdì scorso,
nel paese il blogger Raif Badawi è stato condannato a 10 anni di
prigione e a 1000 frustate da diluire in 20 settimane per aver
“insultato” l’Islam. L’Arabia saudita è al 164° posto della classifica
sulla libertà di informazione.
Da Il Fatto Quotidiano del 13/01/2015.
p.s.
non
bastavano i fatui leader euroatlantici al corteo.. mi ero chiesto che
ci facessero i personaggi di cui sopra rappresentanti di Governi
"moderati" e amici dei primi: un campionario davvero realistico dello
stato dell'arte in materia di libertà, libera manifestazione del
pensiero, ecc. ecc. questi sono alcuni esempi ma se scrutate bene le
foto ce n'è ben donde per affermare che i "terroristi" fai da te e,
soprattutto, i loro capi (ufficiali e occulti) erano in ottima
compagnia!!!
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