Le ultime misure intraprese dalla Russia contro sono l’esempio di come la de-dollarizzazione sia una minaccia reale
che va presa sul serio per l’economia degli Stati Uniti. Visto che
mette in discussione il predominio del dollaro nel mondo. La Cina non è
più la sola a mettere gli Usa all’angolo liquidando posizioni nei
titoli del debito Usa.
Nello spazio di un decennio il Cremlino ha quadruplicato le sue riserve auree con il 2018 che è diventato l’anno con l’accumulo più intenso finora. Quest’anno il trend sembra rispettato. Preferendo l’oro al dollaro Usa, il piano di Vladimir Putin è chiaro e prevede l’indebolimento della potenza americana, nemico dei russi dai tempi della Guerra Fredda.
Gli ultimi dati pubblicati dalla banca centrale dicono che l’oro in possesso della Russia è salito di 1 milione di once in febbraio. È l’incremento più alto da novembre, è dimostra che Mosca si sta sforzando a diversificare ed essere sempre meno dipendente dall’America. Bisognerà vedere, tuttavia, se la Russia riuscirà a tenere questi ritmi forsennati.
Fenomeno de-dollarizzazione sempre più diffuso: l’impatto sull’economiaAlcuni commentatori sostengono che il paese dovrà importare più oro per mettersi al riparo dagli shock geopoliticii eventuali e dalla minaccia di nuove sanzioni Usa. Per la prima volta, infatti, il numero di operazioni di acquisto di oro è stato più alto dell’offerta delle miniere. Se la domanda di oro rallenterà, Putin non dovrebbe avere problemi a mettere in atto i suoi piani.
I rapporti tra Washington e Mosca continuano a deteriorarsi e gli analisti, che hanno coniato il termini “de-dollarizzazione”, speculano sull’impatto economico che avrà questa ondata di “anti americanismo”, che si sta diffondendo anche in Europa. In un’intervista concessa alla CNN a novembre l presidente francese Emmanuel Macron ha detto a novembre che le multinazionali europee sono troppo dipendenti dal dollaro americano, definendo questo fenomeno una “questione di sovranità”.
L’anno scorso Polonia e Ungheria hanno sorpreso gli analisti quando hanno annunciato il primo acquisto di oro significativo da parte di uno o più membri dell’Unione Europea in più di un decennio di tempo. Se i paesi Ue, oltre a Russia e Cina, iniziano ad adottare tale filosofia, l’appetibilità del dollaro americano, valuta di riserva globale, ne uscirà compromessa o per lo meno scalfita. Altri asset come l’oro e lo yuan cinese diventeranno così più appetibili, come osserva un analista a Bloomberg.
Dopo l’atteggiamento improvvisamente accomodante assunto dalla Federal Reserve, ultimamente di notizie positive ce ne sono state poche per il biglietto verde.
Nello spazio di un decennio il Cremlino ha quadruplicato le sue riserve auree con il 2018 che è diventato l’anno con l’accumulo più intenso finora. Quest’anno il trend sembra rispettato. Preferendo l’oro al dollaro Usa, il piano di Vladimir Putin è chiaro e prevede l’indebolimento della potenza americana, nemico dei russi dai tempi della Guerra Fredda.
Gli ultimi dati pubblicati dalla banca centrale dicono che l’oro in possesso della Russia è salito di 1 milione di once in febbraio. È l’incremento più alto da novembre, è dimostra che Mosca si sta sforzando a diversificare ed essere sempre meno dipendente dall’America. Bisognerà vedere, tuttavia, se la Russia riuscirà a tenere questi ritmi forsennati.
Fenomeno de-dollarizzazione sempre più diffuso: l’impatto sull’economiaAlcuni commentatori sostengono che il paese dovrà importare più oro per mettersi al riparo dagli shock geopoliticii eventuali e dalla minaccia di nuove sanzioni Usa. Per la prima volta, infatti, il numero di operazioni di acquisto di oro è stato più alto dell’offerta delle miniere. Se la domanda di oro rallenterà, Putin non dovrebbe avere problemi a mettere in atto i suoi piani.
I rapporti tra Washington e Mosca continuano a deteriorarsi e gli analisti, che hanno coniato il termini “de-dollarizzazione”, speculano sull’impatto economico che avrà questa ondata di “anti americanismo”, che si sta diffondendo anche in Europa. In un’intervista concessa alla CNN a novembre l presidente francese Emmanuel Macron ha detto a novembre che le multinazionali europee sono troppo dipendenti dal dollaro americano, definendo questo fenomeno una “questione di sovranità”.
L’anno scorso Polonia e Ungheria hanno sorpreso gli analisti quando hanno annunciato il primo acquisto di oro significativo da parte di uno o più membri dell’Unione Europea in più di un decennio di tempo. Se i paesi Ue, oltre a Russia e Cina, iniziano ad adottare tale filosofia, l’appetibilità del dollaro americano, valuta di riserva globale, ne uscirà compromessa o per lo meno scalfita. Altri asset come l’oro e lo yuan cinese diventeranno così più appetibili, come osserva un analista a Bloomberg.
Dopo l’atteggiamento improvvisamente accomodante assunto dalla Federal Reserve, ultimamente di notizie positive ce ne sono state poche per il biglietto verde.
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