mercoledì 13 maggio 2009

Censura in Italia? Che scoperta.

In rete si parla moltissimo della censura imposta, a detta della giornalista, dalla tv pubblica a Beatrice Borromeo, e a Vauro, nella puntata dell'era glaciale. Non capisco di cosa si meraviglia la Borromeo: qualcuno pensa che in Italia ci sia libertà di stampa, per caso? Le classifica internazionali sulla libertà di stampa parlano chiaro non ci siamo nel novero dei paesi virtuosi: sia perchè i grandi gruppi editoriali sono nelle mani del cosiddetto "salotto buono" italiano sia perchè "donando" lo Stato i soldi può determinare dalla sera alla mattina la chiusura di un giornale perchè ritenuto non "favorevole al mainstream (di cui fanno parte anche i giornali della cosiddetta sinistra)": cosa è il mainstream mediatico così ben definita dalla comunicazione politica quando parla di mezzi di comunicazione di massa? Controllarli significa controllare il flusso delle news all'interno del mercato e orientare i cittadini: che poi ci siano conseguenze anche a livello di adesione elettorale è da dimostrare però sospetti ci sono. Siamo un paese a democrazia limitata fin dal 1945 e ora se ne vedono gli effetti ma le radici sono lontane, molto lontane e la censura c'è sempre stata: dettata da molte esigenze naturalmente ma c'è sempre stata e la peggiore è quella autoimposta dagli operatori che o perchè tengono famiglia o per adesione al sistema (opportunistica o ideale) chi ne paga le conseguenze sono i cittadini che parlano di qualcosa "solo" se lo "dice la tv"; ciò significa che siamo completamente dipendenti dalla cosiddetta agenda creata dai media controllati, a loro volta, da chi le leve del potere ce le ha in mano in un circuito vizioso che si autoriproduce all'infinito. Ora c'è la rete: la sua vastità fa paura e ogni singolo Stato si sta organizzando in materia per limitarla (non che non ci vogliano limitazioni per contrastare il crimine che la usa a mani basse); da noi hanno fatto un passo avanti: hanno introdotto il principio attraverso il quale i new media siano equiparabili ai rtadizionali e quindi ad esempio un blogger come il sottoscritto, quando il potere lo deciderà, sarà alla stessa stregua di un clandestino se non sottostà all'imperio delle loro leggi tese soprattutto a difenderli da quella che loro chiamano "anarchia" della rete; confondendo, volutamente, la libera espressione con gli aspetti estremi che nella rete pur ci sono.
Giudicate voi stessi.
Ora, fatta la dovuta tara, le cose dette sono gravissime e mostrano in piccolo quale pericolo corre uno dei pilastri della moderna società demcoratica occidentale: la libertà di manifestazione del pensiero. L'Italia, come negli USA degli anni bushiani, sta sperimentando la conclusione di un processo antico che porta al completo controllo dei mezzi attraverso i quali i cittadini conoscono la realtà che li circonda (sia che fosse interna che internazionale non conta) e se ne sorgono di nuovi, la rete di bog e chat ad esempio, prima o poi anch'essi vi vengono assoggettati: non conta quanto tempo ci mettano e quanto dolce sia il modo ma ci arrivano perchè il potere, quello vero, non può ammettere zone franche e libere, ne va del suo mantenimento: per se riserva intera trasmissioni senza quel contraddittorio che invoca a gran voce quando ci sono altre persone fuori dal coro che lo fanno.........

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