martedì 30 novembre 2010

Un saluto a Monicelli e un addio all'Italia.....

E' uscito di scena in maniera tragica ma ha lasciato un eredità ricchissima a noi tutti nei suoi film dove ci ha dipinti impietosamente con tutti i nostri difetti e provincialismi: senza ipocrisie e falsi moralismi. A raiperunanotte, che qui vi ripropongo, rilasciò un intervista dura, cinica, delusa nella quale, da grande vecchio che ne aveva viste e vissute di cotte e di crude, auspicò un risveglio degli italiani dal torpore: risveglio ancora di là da venire, purtroppo. Se ci riflettete un attimo anche la sua dipartita é in "tono" con la sua vita: non ha forse detto che la vita va vissuta finché é possibile farlo degnamente? Pensate che chi ha fatto un film come amici miei potesse uscire di scena alla chetichella? Io non lo vedo come un gesto disperato ma come una beffa verso tutti quelli che vogliono a tutti i costi seguire le ipocrisie nostrane su temi come la vita e simili: un grande uomo che ha sempre deciso di testa sua cosa fare e quando. Un altro buco si apre in un paese che ha un bisogno disperato di memorie storiche e di persone che ci mettano sempre di fronte allo specchio: soprattutto in questi anni dove la confusione é massima e massimo é l'occultamento della realtà da parte dei sacerdoti dell'amore......
Nel video di raiperunanotte il Maestro fa un analisi puntuale del paese ed é stato profeta; esattamente quello che sta accadendo oggi con la protesta dei giovani contro la riforma che si discute nelle aule sorde e grigie, tali sono diventate le aule parlamentari nell'era dell'amore, del Parlamento dove si sta tentando di rendere l'istruzione pubblica il fantasma del natale passato: senza cambiare il baronato che ammorba il mondo universitario né di creare spazi per le nuove leve dell'insegnamento univeristario; anzi si certifica la resa dello Stato alla privatizzazione selvaggia dell'istruzione nelle università italiane (basata solo sulle "esigenze" confindustriali e non sulla ricerca pura che é la base dello sviluppo di un paese) dove chi avrà soldi e padri danarosi farà strada e chi sarà senza guarda ad esse da lontano senza potervi arrivare mai: in questo modo si rinuncia alla mission dell'università pubblica....... ma a loro che gli frega? A loro basta solo che i "migliori" avanzino: peccato che chi si fa paladino di questa linea politica non ne abbia per primo i requisiti. Naturalmente alla base di tutto c'é il concetto di aziendalizzazione dell'istruzione (ma anche della sanità, del pubblico impiego, ecc.) voluta non da "questi" politici ma da quella sinistra che negli anni '90 si ergeva a riformatrice e liberalizzatrice in sintonia con "sinceri democratici (che avevano a cuore la dignità degli ultimi)" come Reagan e Thatcher e che tanto hanno fatto nei loro paesi per la libertà e la democrazia ed erano amici di altri sinceri democratici come, per fare giusto un nome, Pinochet!

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