martedì 28 dicembre 2010

Nel 2011? andrà tutto bene, come sempre

Mentre il Governo propina ottimismo a piene mani dicendoci che: va tutto bene; non stiamo peggio degli altri; hanno fatto le mosse giuste per salvare il sistema paese, noi nel mondo reale abbiamo a che fare con un altra realtà dura e pura e l'anno che verrà sarà ancora più duro: la protesta sociale intanto monta, oggi é toccato ai pastori sardi (peraltro bloccati e manganellati a dovere dato che questa é l'unica risposta che la politica in generale e questa maggioranza, in particolare, sa dare alle giuste istanze che arrivano dai danneggiati dalla crisi e dalla strafottente autoreferenzialità che oggi domina il Parlamento preso più dal guardarsi l'ombellico che di guardare fuori), e gli aumenti incalzano: carburante, bolletta energetica, tasse (checché ne dicano i media allineati la pressione fiscale é al 43%, altro che non mettere le mani nelle tasche......... questi anche le tasche hanno preso) locali e non, blocco dei contratti (pubblici per ora - ma Fiat insegna - i quali perderanno nel 2011 ben 1200 euro), nessuna misura a difesa del potere d'acquisto e (soprattutto) nessuna iniziativa per ridurre l'evasione fiscale (le cui percentuali sono uno dei due record che abbiamo nel mondo occidentale). Ma questi non stanno fermi a godersi lo sfacelo: agiscono per accelerare il processo e ne pensano una dopo l'altra. L'ultima é il benessere come srtumento di misura. L'idea non é nostrana ma l'ho letta su un libro a firma di A. Sen, J. Stiglitz (premio nobel per l'economia) e J. P. Fitoussi che s'intitola "la misura sbagliata" (a prefazione del Presidente Sarkozy che non può essere tacciato per essere di sinistra né tantomeno un comunista), edizioni ETAS. In questo libro si propugna, per la Francia sia chiaro, che il PIL non é l'unico strumento di misurazione e ce ne possono essere altri: fra i tanti anche la misura del benessere ossia il grando, potremmo dire, di felicità dei cittadini di un paese. Una cosa del genere la posso capire nei paesi civili ma non nel nostro dato che, avendo assunto la parte peggiore del modello americano (sotto il cosiddetto centro sinistra) e ora quello putiniano dell'arricchimento (chi può) a qualunque costo, gli squilibri sono fortissimi e la politica é inesistente e insignificante; anzi approfitta della sicurezza del "posto di lavoro" istituzionale per piazzare amici, fratelli e parenti. Quindi la domanda é d'uopo: quale benessere può essere misurato nel nostro paese? A parte l'amato capo, i suoi sodali, e i ceti che li votano chipuò azzardarsi a sostenere che sta bene? I lavoratori della Fiat (traditi anche dai sindacati "aziendali)? I lavoratori pubblici? I poveri che vivono appena sopra il livello di sopravvivenza? I campani pieni fino agli occhi di munnezza? Gli aquilani? I giovani (precari, ricercatori precarizzati, inoccupati, dispoccupati, cocopro ecc.)? Gli anziani impoveriti che, dopo una vita di lavoro, non riescono nemeno a mettere insieme il pranzo con la cena? Le donne (sempre più oggetto e non soggetto)?
Chi?
Si accettano proposte ...................

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