lunedì 31 marzo 2014

Riforme: queste non lo sono.... ipotizziamo?

Credo che farvi l'elenco delle riforme contenute nel DDL "Costituzionale" del Governo Renzi sia inutile: ne parlano anche le pietre e quindi do per scontato che lo sappiate..... parliamo invece di cosa si poteva fare con lo stesso tempo e lo stesso DDL?
La parte che si riforma è quella della politica, il resto non si tocca.
Parlamento
Ipotesi 1°:
Camera eletta con un maggioritario corretto (max 315 deputati), magari con due turni (deputati massimo due mandati poi fermi due giri e poi possono ripresentarsi); dura 5 anni; da la fiducia al governo e la revoca; insomma fa tutte le cose che fa un Parlamento normale; e il Senato? Facile: eletto su base regionale con un sistema proporzionale; con due senatori per ogni regione (tranne quelle che già ora ne eleggono uno) e i senatori non possono espletare più di due mandati; decide sulle materie di carattere regionale; vota sui disegni di legge d'interesse nazionale ma riguardanti sempre gli enti locali; la durata del Senato potrebbe essere di sei anni (in origine la nostra costituzione prevedeva una diversa durata fra le due camere, poi l'hanno cambiata parificandola); partecipa alla elezione del presidente della Repubblica; ospita i senatori a vita; concorre a decidere sia la composizione di parte parlamentare della Corte Costituzionale e del CSM; ai senatori spetterebbe una indennità base e basta. Delibera, infine, con la conferenza Stato-Regioni recependone le indicazioni e gli accordi con possibilità di migliorarli.
Ipotesi 2°
Camera come il punto 1°. Il Senato, andiamo al sodo, invece potrebbe essere composto per il 50% dai presidenti delle Regioni e per il 50% elettivi direttamente per via proporzionale con le stesse competenze del punto 1° e con la durata pari alla Camera; i sentori possono fare due mandati e basta; la parte non elettiva direttamente (i presidenti di regione per intendersi) non percepiscono alcuna indennità aggiuntiva, gli altri come al punto precedente. Stesse materie e competenze.
in entrambi i casi sono sovrani: significa che si autoregolamentano, ma nella spesa ci sono dei limiti imposti dal principio "tanto entra tanto spendi".
Enti locali.
Province: abolite, punto. Non come ora che sono organi di secondo livello in mano ai burocrati e alle consorterie politiche locali senz'alcun controllo democratico.
Comuni. Maggiori competenze e diretti contatti con Regione e Senato per le materie di loro competenza: tributi diretti e senza concorrenza dello Stato; controllo preventivo sulla spessa della Corte dei Conti, che può avere anche poteri penali chiamando a risponderne direttamente i responsabili. Sindaci eletti massimo due volte e senza possibilità di ricandidarsi, titolari della spesa e responsabili di quanto spendono.
Regioni. Ora sono il vero buco nero della spesa e della democrazia. Vista la nascita del Senato delle Regioni perdono molto del proprio potere e diventano dei sindaci "regionali"; il sistema elettorale è quello dei sindaci;; le regioni sulla tassazione possono imporre tasse e imposte al 50% in concorrenza con lo Stato (significa che dell'incasso all'interno del proprio territorio possono prendersene il 50%, irpef compresa) e, sulla base dell'attuale art.117 decidono, senza piè di lista da parte dello stato, della spesa di loro competenza; il presidente non può ricandidarsi per più di due volte. Controllo preventivo, come per i comuni, della spesa da parte della Corte dei Conti.
Referendum. non solo abrogativo ma propositivo e di approvazione dei trattati internazionali nonchè delle leggi di particolare importanza; afferisce sia il livello nazionale che locale; lo possono chiedere 5 consigli regionali; un decimo dei senatori e dei deputati; 1 milione di cittadini quelli nazionali; quelli locali, vincolanti per l'ente che li subisce, almeno 10 comuni con più di 10 mila abitanti o 500 mila cittadini: in entrambi casi, nazionali e locali, serve il quorum che potrebbe essere quello attuale o quello del 50% +1 di quelli che hanno votato: a seconda se si vuol restringere o ampliare la partecipaiozne dei cittadini ma pure la necessità di passare la vita a mettere schede nelle urne..... le materie che vi possono essere sottoposte possono essere quelle attuali integrate dai trattati o dalle esigenze locali (unione di comuni ecc.)
Partiti politici: è abrogato il finanziamento pubblico e la contabilità deve essere pubblica, ossia VOGLIO SAPERE CHI LI FINANZIA E PERCHE'!
Finanziamento all'editoria. Abrogato.
Rai? Neutrale come la BBC e riorganizzata su quel modello con canone che non si paga. Il servizio pubblico viene finanziato con fondi appositi mentre il resto se lo deve cercare sul mercato dove dovrebeb esistere un vero arbitro AGCOM con poteri ispettivi e di controllo composta da tecnici del settore (come in tutti gli altri settori) e nominati da un comitato composto da tecnici e politici (deputati, senatori, governo) così come chi fa parte della dirigenza rai DEV'ESSERE NOMINATA SOLO SULLA BASE DELLE PROPRIE CAPACITA' E CHE NON DEVE FAR PARTE DI PARTITI, FONDAZIONI ECC. DA ALMENO 10 ANNI. Perde un canale generalista e mantiene quelli commerciali.
Fra editoria di carta, radiofonica e televisiva non ci devono essere incroci azionari e di dirigenti. Nessuno può avere più di due canali generalisti e devono pagare un canone allo stato rapportato al volume degli affari e alla fatturazione che verrà impiegato per investimenti, ricerca, concorrenza, manutenzione: il principio è se mercato dev'essere che mercato sia..... con un AGCOM che vigila e controlla.
Ora, non essendo un costituzionalista, ho fatto una proposta che si basa su due punti fondamentali e quel che so di diritto pubblico e costituzionale: il bene comune e il buon senso....... come mai invece dobbiamo mutuare, come fa Renzi, i desiderata del piano di rinascita nazionale e/o di mr. B? Non ci vogliono Einstein per una cosa del genere, o sbaglio? Quello che su ho tratteggiato a grandi linee è uno stato regionale rafforzato, al limite del federale..... meglio sarebbe federale ma tutto non si può avere.

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