l'Ipcc ha finalmente presentato il report sul clima.... e signore e
sinori siamo proprio nei guai. Potevo farci un post ma ho preferito
invece, per l'esattezza della comunicazione e non solo, presentarvi
quanto scritto sul Fatto Quotidiano del 1/4/2014 a firma di Melania Carnevali: meglio non saprei fare.... ah dimenticavo: qui c'è il report dell'Ipcc ma è in inglese, se lo conoscete ok sennò vi accontentate di quanto scritto sotto.
p.s.
se
provate sentimenti come angoscia, preoccupazione, dolore e rabbia siete
in ottima compagnia... li ho provati anch'io leggendo il report in
originale
ecco di seguito l'articolo
Guerre, emigrazioni, povertà e conflitti sociali. La sicurezza mondiale è messa a rischio dal cambiamento climatico. A sostenerlo è il rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change, il gruppo intergovernativo formato dai maggiori esperti mondiali sul cambiamento climatico,
istituito nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite proprio con
l’obiettivo di studiare il riscaldamento globale e i suoi effetti. Per
la prima volta il gruppo di esperti del Working Group II dell’Ipcc trova
un nesso diretto fra il cambiamento climatico e l’insicurezza
mondiale.
L’Ipcc, insignito del premio Nobel per la pace nel 2007,
base le sue analisi principalmente sulla letteratura scientifica –
informazioni tecniche e socio-economiche – e si occupa di trarre
valutazioni per la comprensione dei mutamenti climatici, dei loro
impatti potenziali e delle soluzioni da proporre alle politiche
pubbliche. È diviso in tre gruppi di lavoro: il Working Group I, che si
occupa delle basi scientifiche dei cambiamenti climatici, il Working
Group II che si occupa degli impatti e delle soluzioni e il Working
Group III che cerca alternative per la mitigazione dell’impatto
ambientale dell’uomo (come la riduzione dell’emissione di Co2). Il
rapporto del Working Group I dell’Ipcc è stato presentato a Stoccolma
nel settembre 2013. Ieri è stato il turno del secondo gruppo di lavoro,
il terzo verrà presentato ad aprile a Berlino, mentre l’intera
pubblicazione del “Quinto rapporto di valutazione” si concluderà il
prossimo ottobre con il rapporto di sintesi.
Il
cambiamento rispetto all’ultimo rapporto di valutazione pubblicato nel
2007 è notevole. Allora gli scienziati sottolineavano il grande impatto
dell’attività umana sull’ambiente e l’importanza di fermare il
riscaldamento globale: emergeva però solo la criticità ambientale e non quella sociale.
L’ultimo rapporto invece collega i conflitti sociali e l’insicurezza
mondiale al riscaldamento globale e aumenta il livello di rischio: nel
2007 nel grafico di sintesi era “alto” e di colore rosso acceso, ora il
livello è “molto alto” ed è viola. Con questo gli scienziati non
vogliono dire che il caldo aumenti direttamente la violenza, ma che crea le condizioni che vi portano. La siccità, la mancanza di cibo, le alluvioni:
tutti elementi che innescano una corsa alle risorse e agli spazi, a
maggior ragione in un periodo in cui la popolazione mondiale è in
crescita, mentre risorse e spazi diminuiscono per effetto, appunto, del
cambiamento climatico. In altre parole il riscaldamento globale è un “moltiplicatore di conflittualità”:
crea le condizioni per conflitti, guerre ed emigrazioni, che a loro
volta creano ulteriori conflitti. “L’interferenza umana con il sistema
climatico – inizia il rapporto – si sta verificando e il cambiamento
climatico pone seri rischi per i sistemi naturali e umani”.
In
quelle circa 50 pagine rivolte ai leader politici di tutto il mondo,
il team di scienziati ricorda come i cambiamenti climatici stiano già
colpendo l’agricoltura, la salute, gli ecosistemi terrestri e marini,
l’approvvigionamento idrico e i mezzi di sussistenza di tutti i paesi,
non solo quindi quelli del Terzo mondo. Tuttavia gli effetti saranno
peggiori se il ciclo non si inverte. Il cambiamento climatico può
infatti, secondo l’Ipcc, destabilizzare il mondo in modi diversi. In
primo luogo con le emigrazioni di massa, che renderanno più difficile
per i paesi mantenere il controllo delle loro popolazioni. “Il profugo
ambientale – si legge nel report – non sarà più un’eccezione”. Ne è un
esempio il Bangladesh dove il mare sta divorando lentamente pezzi di
terra nel lato del Gange costringendo migliaia di contadini a lasciare
le loro terre verso le città, dove, non a caso, nel 2013 si è registrato
un picco di conflitti sociali e di abusi dei diritti umani. Lo stesso
segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha associato la guerra in Sudan e una “guerra ecologica” che ha provocato un milione di profughi.
Il
team di esperti dell’Ipcc ripete la parola rischio in tutto il report e
chiede di fermare l’impatto umano sull’ambiente, in modo da bloccare
questo circolo vizioso. Il copresidente del Workin Group II, Vicente Barros,
ha commentato durante la presentazione del report a Yokohama: “Viviamo
in un’epoca segnata da cambiamenti climatici di origine antropica. In
numerosi casi non siamo preparati ai rischi climatologici ai quali
facciamo già fronte. Investire in una migliore preparazione può anche
essere pagante tanto adesso che in futuro”.
p.s. 2
cosa c'è mai da aggiungere?
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