Stasera amici e colleghi blogger un pò di sano complottismo! Ci
risiamo con i ragazzacci di Wikileaks che fanno saltare i nervi a mezzo
mondo. Hanno già sputtanato i rapporti segreti delle varie intelligence e
dei governi al punto che Assange è tutt'ora ricercato ma ora tirano
fuori, se la news sarà confermata, un altra cosa: L'ACCORDO SEGRETO PER LIBERALIZZARE LA FINANZA A SCAPTO DI REGOLE, CITTADINI, E QUANT'ALTRO".....
in pratica quello che qualcuno chiama Nuovo Ordine mondiale;
qualcun'altro libero mercato.. io la cupola internazionale,
interconnessa con le mafie, che sta letteralmente distruggendo quel che
rimane di costituzioni, libertà, diritti, welfare, ecc. così com'erano
usciti dalla seconda guerra mondiale!
Un complotto? può
darsi non lo so ma una cosa è certas: i media tacciono e i politici si
sono messi in moto ovunque per attuarlo: da noi sono in piena azione:
pensatela come vi pare ma poi non si venga a dire che "non lo sapevo".
dal Fatto Quotidiano di Marco Schiaffino | 20 giugno 2014
Un accordo segreto a livello internazionale che punta a smantellare il ruolo dei governi nella finanza e aprire la strada a politiche ultra-liberiste. È questo il contenuto delle nuove rivelazioni di Wikileaks, l’organizzazione creata da Julian Assange già responsabile nel 2010 del “leak” riguardante i documenti riservati dell’esercito Usa sulle
guerre in Iraq e Afghanistan. Il testo (parziale e provvisorio)
dell’accordo è stato pubblicato giovedì sul sito dell’organizzazione di
Assange e da alcuni giornali con cui collabora (in Italia l’Espresso). La trattativa per il TISA, sigla che identifica il Trade in Services Agreement (Accordo di Commercio dei Servizi) coinvolgerebbe 50 Paesi:
Australia, Canada, Cile, Taiwan, Colombia, Costa Rica, Hong Kong,
Islanda, Israele, Giappone, Liechtenstein, Messico, Nuova Zelanda,
Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Peru, Sud Korea, Svizzera,
Turchia, Stati Uniti e Unione Europea. Tagliati fuori, invece, i
cosiddetti BRICS: Brasile, Russia, India e Cina.
Secondo Jane Kelsey, professoressa della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Auckland e autrice di un memorandum che Wikileaks pubblica a corredo della bozza, il TISA sarebbe in grado di determinare le politiche economiche
dei maggiori Paesi a capitalismo avanzato evitando qualsiasi
discussione in merito nei parlamenti degli Stati interessati. Già,
perché le trattative a cui fa riferimento la bozza vengono definite
“riservate” e lo stesso trattato è indicato come “classificato”. Di più:
secondo quanto riportato in calce al documento, il TISA dovrebbe
rimanere segreto per 5 anni anche dopo il raggiungimento dell’accordo
tra i Paesi aderenti.
Il trattato ha contenuti simili al GATT (Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio) e al GATS (Accordo Generale sul Commercio dei Servizi), finiti al centro delle proteste a Seattle nel 1999 e al G8 di Genova del 2001. A differenza di questi, però, il TISA non è stato discusso in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio
(WTO), che prevede la pubblicità degli atti e una discussione più
“trasparente”. Qualcosa di simile a quello che dovrebbe accadere per il
futuro Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP), in agenda di Stati Uniti ed Europa nei prossimi mesi.
Rispetto a questo, il TISA si muove su una sorta di “binario
parallelo” (e segreto) che ne estende l’applicazione a un maggior
numero di Paesi.
Il contenuto del testo pubblicato da
Wikileaks riporta le proposte dei partecipanti alla trattativa,
principalmente USA e UE, su tutti i punti che dovrebbero i temi oggetto
del trattato. Nonostante divergano per qualche sfumatura, l’obiettivo
dell’accordo è chiaro: eliminare tutte le leggi nazionali che sono
considerate come “ostacoli” al commercio dei servizi in ambito
finanziario. Un copione che ricalca i trattati approvati nel 2000 e
che, secondo molti economisti e governi, hanno rappresentato la causa
principale della recente crisi finanziaria globale.
L’analisi di Jane Kelsey mette in luce, in particolare, la volontà dei proponenti di eliminare alcune delle norme che sono state introdotte (o suggerite) in seguito alla crisi del 2008. Per esempio i limiti alle dimensioni degli istituti finanziari, imposti in alcuni Paesi per evitare il ripetersi di operazioni di salvataggio
obbligate nei confronti di quei soggetti “troppo grandi per fallire”.
Le proposte presentate nella bozza si occupano però anche di altre
questioni, come la privatizzazione della previdenza e delle assicurazioni, l’eliminazione degli obblighi di divulgazione delle operazioni offshore nei paradisi fiscali, il divieto di imporre un sistema di autorizzazione per nuovi strumenti finanziari (come i derivati) o di regolamentare l’attività dei consulenti finanziari.
Gli accordi di questo tipo utilizzano un sistema sanzionatorio che segue canali “paralleli”
alla giustizia ordinaria. Se un’azienda ritiene che lo Stato estero in
cui opera vìola in qualche modo il trattato, può fare ricorso a un tribunale speciale
che agisce come organo arbitrale, nel quale non sono previste udienze
pubbliche. Lo Stato condannato a questo punto ha due scelte: cancellare
la legge in questione o risarcire l’azienda. Un sistema che già in
passato ha giocato brutti scherzi alle amministrazioni di diversi Paesi.
Nel 2011, per esempio, l’Australia si è vista chiedere un risarcimento
miliardario da parte di Philip Morris. Il motivo? Il
governo australiano aveva obbligato i produttori di tabacco a vendere
le sigarette in pacchetti senza logo per ridurne il consumo.
e "qui" c'è l'originale del documento, naturalmente in inglese
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