L’Europa
ci ha salvati dall’instabilità e dagli attacchi speculativi. Macché,
la moneta unica e la centralizzazione delle decisioni a Bruxelles sono la
principale causa dell’impoverimento delle famiglie e della stagnazione
dell’economia. Il partito pro-Unione europea e quello che predica la
necessità di uscire dall’euro non sono mai stati tanto agguerriti. Ma
non sempre documentano le proprie tesi con dati “solidi”. Qualche
risposta su chi e in che misura abbia tratto effettivamente vantaggio
dal mercato unico, cioè l’area di libera circolazione
di merci, servizi e persone nata nel 1993 e sfociata dieci anni dopo
nell’adozione dell’euro, arriva ora dalla tedesca Fondazione Bertelsmann.
Che, pur posizionandosi senza alcun dubbio tra i favorevoli, in uno
studio appena pubblicato riconosce che i Paesi del Sud Europa, tra cui
l’Italia, hanno avuto benefici di gran lunga inferiori rispetto a quelli goduti per esempio da Germania e Danimarca.
Il presupposto per la creazione del mercato unico, ricorda lo studio, è che “con l’eliminazione delle tariffe doganali può incoraggiare la crescita economica tramite più canali”. Dal punto di vista dei consumatori, la riduzione dei prezzi dei prodotti importati “aumenta il potere d’acquisto dei loro redditi”, mentre per le imprese “cresce la possibilità di commercio con gli altri stati membri”. Da che cosa dipendono allora le importanti disparità registrate? L’analisi non lo spiega nel dettaglio, ma si chiude spiegando che un aumento dell’integrazione non potrà che aumentare i vantaggi, grandi o piccoli che siano, per i Paesi coinvolti. Per questo secondo la fondazione è opportuno eliminare le barriere residue che ancora limitano gli scambi nel settore dei servizi e nel mercato del lavoro
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