Fonte: La Notte (8/2/2015)
Le grandi elite finanziarie anglo-americane ci stanno portando
lentamente alla terza guerra mondiale. Sarà questo l’epilogo del loro
folle progetto di continuare a dominare il mondo nonostante i 18.000
miliardi di dollari di debito degli Stati Uniti e nonostante la loro
ormai conclamata inferiorità politixa ed economica rispetto alle altre
due grandi potenze del pianeta la Russia e la Cina contro le quali hanno
intrapreso una guerra commerciale folle e assurda.
Le grandi elite per preservare il loro primato pensano a un nuovo
ordine mondiale o a una Nato economica che comporterebbe la nascita di
un unico governo mondiale per ora della parte occidentale del pianeta
poi chissà se di tutto il mondo e pretendono che ogni regione del
pianeta dovrebbe finanche sacrificare i suoi interessi e accettare il
ruolo di colonia pur di conservare alle elite anglo americane questo
primato economico e militare sul mondo. Il problema è che questa folle
costruzione di questo assurdo nuovo ordine mondiale ormai non sta
soltanto sulle pagine di Internet ma comincia ad avanzare anche nella
vita reale di tutti i giorni e comincia a essere avvertito anche dalla
nostra epidermide.
Il 12 marzo 2013 quindi non più tardi di due anni fa la Commissione europea capeggiata da Barroso, ha deciso di chiedere luce verde agli
Stati membri per condurre in porto alcune trattative con gli USA. Dal
sito dell’Unione Europea, si viene a sapere che un Consiglio economico
transatlantico, incaricato di porre le condizioni di un vero
partenariato fra Unione Europea e Stati Uniti era già stato convocato
nel 2007, ma poi fu rinviato per lo scoppio della bolla speculativa del
2008. La “NATO economica” o il nuovo ordine mondiale è la prospettiva
di un’unione commerciale e finanziaria tra Unione Europea e Stati Uniti e
si configura – secondo i suoi detrattori – come una annessione
coloniale dell’Europa ai dettami commerciali e finanziari degli Stati
Uniti e dei suoi alleati Gran Bretagna e Israele e come un tentativo di
escludere dal mercato europeo e da quello nordafricano e mediorientale
ogni entità politica o estranea al continente europeo (Russia e Cina)o
non perfettamente allineata con le direttive politiche anglo-americane.
Anche il destino dell’euro nell’ambito di questa costruzione è
soggetto a tre spinte : c’è chi vorrebbe risolvere l’ormai irreversibile
crisi dell’euro con un ritorno alle valute nazionali, marco compreso,
c’è chi vorrebbe il consolidamento della situazione attuale (conferma
dell’euro ma sganciato dal dollaro statunitense) e c’è infine chi
propugna un’adozione del dollaro come moneta unica del mondo
occidentale. Quando il governo tedesco impartì a una tipografia
svizzera l’ ordine di stampare i nuovi marchi tedeschi e dispose il
deposito sempre in Svizzera di 1.500 tonnellate d’oro fu perchè il
ministro delle finanze tedesco Schobel voleva portare la Germania fuori
dall’euro proprio per non fare annettere il marco-euro dal dollaro in un
momento in cui – evidentemente – prevaleva questa tesi
Tutta la pressione che viene esercitata contro il leader russo
Valdimir Putin è generata dal fatto che il leader russo Vladimir Putin
non intende uniformarsi all’ordine chiaramente impostogli dalla grandi
elite finanziarie anglo-americane e funzionale al nuovo ordine mondiale
di abbandonare il mercato europeo della fornitura del gas, per lasciare
campo libero a Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna, i primi due che
dovrebbero commercializzare il gas dopo averlo liquefatto e quindi
immagazzinato in grandi rigassificatori da realizzarsi su tutta la costa
dell’Atlantico e la Gran Bretagna che dovrebbe commercializzare il gas
dello stato dell’Azerbaijan azionista di BP attraverso il progetto TAP
assorbendo ogni altra fonte di gas che si trova sul percorso, quindi
anche quello greco.
La storia del conflitti sul gas non ci pare sia stata mai raccontata per intero e vorremo brevemente qui di seguito cimentarci.
Quando ancora non erano stati scoperti ufficialmente gli immensi
giacimenti di gas greci e israeliani che si trovano depositati sotto i
fondali del mar Mediterraneo orientatale del mare Egeo e del Mar Jonio,
nell’anno di grazia 2007 la Commissione europea capeggiata da Barroso
aveva concordato con lo Stato dell’Azerbaijan la realizzazione di un
grande gasdotto che avrebbe dovuto portare gas dall’Arzebaijan
all’Europa in alternativa a quello di Gazprom, chr sarebbe dovuto essere
soppresso.
Questa operazione aveva due finalità: da un lato favorire una delle
tre nazioni dell’asse anglofono la Gran Bretagna il cui ente petrolifero
BP aveva fatto grandi investimenti in Azerbaijan, dall’altro lato
cominciare a ridurre l’approvvigionamento del gas da parte di Gazprom,
che aveva stabilito in Europa nell’erogazione del gas una sorta di
monopolio. Ma in realtà ne aveva pure un terzo non detto: escludere
completamente la Russia da un mercato transeuroatlantico del gas che
doveva registrare in Europa solo la presenza di imprese americane
canadesi e inglesi.
Senonchè in controtendenza con questo progetto nello stesso anno di
grazia 2007 e precisamente il 23 giugno 2007 Eni e Gazprom firmano un
memorandum d’intesa per la realizzazione di un altro grande gasdotto
oltre quelli minori che Gazprom già gestisce in Ucraina (il cui rapporto
va in scadenza nel 2019) e in Bielorussia. Questo grande gasdotto si
chiamerà South Stream e dovrà portare gas da una cittadina russa sul Mar
Nero fino in Italia e fino all’Europa centrale. L’operazione
evidentemente era contrastata in quanto assentita solo da Francia Italia
e Germania ma non da Gran Bretagna e Stati Uniti perché prevedeva che
il 30% di tutti gli appalti per la realizzazione del gasdotto sarebbe
andato ad aziende francesi e tedesche e il 20% ad aziende italiane.
Senonchè nell’aprile 2010 si verifica il grave disastro ecologico nel Golfo del Messico
per via della fuoriuscita nel mare del Messico inlocalità Macondo di
circa 800.000 barili di petrolio corrispondenti a 127 milioni di litri
per un danno calcolato in 32 miliardi di dollari. Questo grave incidente
stava portando la B.P. inglese a fallire.
Questo default però sarebbe stato più sciagurato di quello
di Lehman Brothers in quanto avrebbe avuto forti riflessi negativi
sul sistema bancario americano. Allora il presidente degli Stati Uniti
Barak Obama concordò con il Primo ministro britannico David Cameroon la
necessità di ripulire il Golfo del Messico senza per questo mettere la
Bp con le spalle al muro. Occorreva però rastrellare 32 miliardi di
dollari necessari a coprire i costi parziali della fuoriuscita di Macondo e a sanare 17 miliardi di perdite finanziarie,
Il primo passaggio di BP fu la cessione di alcune azioni della
società. Poi BP cedette anche una parte dei suoi diritti nelle attività
estrattive in Texas, Canada ed Egitto per 7 miliardi di dollari. Infine
il dimissionario amministratore delegato Tony Hayward sondò diversi
governi stranieri alla ricerca di un fondo sovrano che fosse disposto a
investire nella compagnia e selezionò come migliore disponibilità quella
offerta dall’Azerbaigian, paese che praticamente è seduto su un mare di
gas e di petrolio e nel quale Bp già aveva investito svariati miliardi
di euro tra l’acquisto di giacimenti di gas, giacimenti di petrolio,
trasporti e infrastrutture varie. Lo State Oil Fund of Azerbaijan
(Sofaz) diventò quindi un grande azionista di BP. Contemporaneamente si
pensò di allargare lo spazio di attività del gasdotto dell’Arzebajan in
Europa e di comprimere quello concorrente di Sout Stream fino a
sopprimerlo anche perchè serpeggiava la preoccupazione in una parte del
governo americano e segnatamente nel sottosegretario di Stato Hillary
Clinton che i proventi della vendita del gas acquisiti dalla Russia si
trasformavano poi in investimenti in armamenti militari con grave danno
per la sicurezza degli Stati Uniti. E cominciò allora tutta una lotta
per avversare e sabotare il progetto Sout Stream fino a quando il
governo degli Stati Uniti non invitò formalmente il governo bulgaro a
denegare il passaggio delle condutture gasifere russe sul proprio
territorio, per cui del progetto qualche anno dopo non se ne potette
fare più nulla. Il contratto con l’Ucraina in scadenza nel 2019 non
sarebbe stato rinnovato perchè l’Ucraina nel frattempo era diventata una
nazione ostile per la Russia, per cui la Russia è costretta ad andare
alla ricerca di un’alternativa che bypassasse la Bulgaria per
realizzare un nuovo grande gasdotto in proprio.
Nello stesso anno del grave incidente nel Mare del Messico cioè nel
2010 (ottobre) venne ufficializzata la scoperta di altri gradi
giacimenti gasiferi e petroliferi situati nel mare Egeo e nel mar Ionio
intorno alla Grecia e nel mar Mediterraneo Orientale di fronte a Israele
e in minor misura anche di fronte alla striscia di Gaza, alla Siria al
Libano e alla Turchia.
Questa scoperta avrebbe dovuto modificare tutti i precedenti
progetti perché a questo punto le nazioni interessate a far transitare i
gasdotti nel territorio della Grecia per arrivare in Italia attraverso
l’Adriatico sarebbero stati almeno quattro (Arzebajan, Grecia Israele e
Quatar, anche quest’ultimo detentore di ricchi giacimenti gasiferi). Ma
evidentemente poichè non è possibile che da uno stesso territorio (la
Grecia) transitino quattro gasdotti in file per due e men che meno è
possibile far approdare a San Foca nel Salento quattro gasdotti anziché
uno solo c’è chi pensò già da allora di distruggere finanziariamente la
Grecia in modo che uno dei concorrenti veniva eliminato. Il Quatar per
entrare in partita doveva a sua volta distruggere militarmente la Siria
perché si rifutava di lasciar passare dal suo territorio gli oleodotti e
i gasdotti che avrebbero dovuto portare gas e petrolio quataregno in
Europa. come pure presumibilmente avrebbe fatto anche con Israele.
Ma se la Grecia, nazione europea, aveva il suo gas logica avrebbe
voluto che si dovesse necessariamente privilegiare il gas della Grecia
nella selezione del gasdotto.. Peraltro mi chiedo: qual’èra la necessità
che il gas dell’Arzebaijan puntasse a essere commercializzato a
Occidente e non a Oriente? E’ evidente invece che le grandi elite
finanziarie anglo-americane avevano deciso di continuare a privilegiare
ugualmente il progetto TAP e di orientare il gas dell’Azerbajan verso
l’Europa sacrificando e boicottando una possibile estrazione e
commercializzazione del gas greco da parte della stessa Grecia.
Da tutte queste esigenze le grandi elite finazniarie elaborano una
doppia strategia in parte militare in partre politca nella quale rientra
anche l’impiego dell’Isis forza terroristica creata ad arte nella quale
secondo le accuse velenose di Hillary Clinton sarebbe stato coinvoltoi
anche l’attuale presidente degli Stati Uniti Barak Obama. “Una volta
Barak Obama mi disse” – riferisce Hillary Clinton: “se devo rovesciare
dei regimi non posso farlo conle parrucchiere e i contadini. Ho bisogno
di professionisti. Io dopo capii”.
Quali erano questi regimi che Barak Obama si proponeva di rovesciare?
Essenzialmente cinque: Tunisia Libia Egitto Siria e Iran. La creazione
delll’Isis formazione terroristica aveva quindi in origine le seguenti
finalità 1. supportare le rivolte in Mali e in Libia contro la
penetrazione economica della Cina anch’essa sgradita quanto quella russa
in Europa attraverso il gas; 2. rovesciare il regime di Gheddafi che ne
era diventato un alleato; 3. deporre il leader siriano Assad e
sostituirlo con una leaderschip che avesse consentito il passaggio delle
condutture gasifere del Quatar attraverso la Siria 3. organizzare una
sorta di pulizia etnica delle popolazioni alawite curde sciite cristiane
e di altre popolazioni che non si rifacevano al radicalismo sunnita in
Siria secondo l’impostazione, diciamo così più moderata, in Siria e in
Irak secondo l’impostazione più radicale ; 4.scatenare e combattere una
grande guerra regionale fra sunniti e sciti per avere il pretesto di
distruggere i siti nucleari iraniani .
La strategia politica per tutelare il gasdotto dell’Arzebaijan era
invece fondata su una sciagurata gestione dei conti pubblici in Grecia,
tendente a far precipitare la Grecia nel debito affinchè la Grecia
fallisse e quindi svendesse all’Azerbaijan a prezzo vile i suoi diritti
estrattivi sui ricchi giacimenti gasiferi del mare Egeo, i quali – sia
detto per inciso – valgono non meno di 700 miliardi di euro (quindi
comunque il doppio di tutto il suo debito pubblico) .La scoperta dei
giacimenti greci ufficialmente è del 2010,in realtà essa risale per lo
meno al 2008 perché è a partire da questa data (2008) che i greci
vengono pressati da Angela Merkel e da Nicolas Sarkozy per praticare
politiche sul debito suicide attraverso un’imponente spesa militare.
Kostas Karamanlis, grande amico della Merkel preside il governo greco
dal 2004 ma solo partire dal 2008 e fino a quando rimane in carica nel
2009 si mette a fare spese pazze per la difesa. Tanto per dare un’’idea
egli commissionò ben 170 panzer Leopard, costati 1,7 miliardi di euro, e
223 cannoni dismessi dalla Bundeswehr, la Difesa tedesca. Gli stessi
capi della Nato osservavano meravigliati le pazze spese in armamenti
che facevano balzare la Grecia al quinto posto nel mondo come nazione
importatrice di strumenti bellici. Prima di concludere il suo mandato di
premier, Karamanlis ordinò 4 sottomarini prodotti dalla ThyssenKrupp
tedesca.
La spesa era così inutile e folle che il suo successore, George
Papandreou si è sempre rifiutato di farseli consegnare al punto da far
svolgere una perizia tecnica dai suoi ufficiali della Marina, che finì
col dire che quei sottomarini non reggevano il mare. La verità, disse il
suo vice Teodor Pangalos, è che «ci vogliono imporre altre armi, ma noi
non ne abbiamo bisogno!”. Tuttavia, Papandreou, alla disperata ricerca
di fondi internazionali, non poteva dire sempre di no. A marzo del 2012
cede e la Grecia ottiene uno sconto, invece di 4 sottomarini ne
acquista 2 al prezzo di 1,3 miliardi di euro. La Grecia ha dovuto
prendere anche 223 carri armati Leopard II per 403 milioni di euro. Un
guadagno immorale, secondo il leader dei Verdi tedeschi Daniel
Cohn-Bendit. Papandreou deve pagare pegno anche a Sarkozy. Durante una
visita a Parigi nel maggio del 2010 firma un accordo per la fornitura di
6 fregate e 15 elicotteri. Costo: 4 miliardi di euro. Più motovedette
per 400 milioni di euro. Alla fine Papandreou non ce l’ha fatto più e ha
rafforzato le sue resistenze, minacciando di uscire dall’euro. Allora
la Merkel si è liberata di lui sostituendolo con il più docile Papademos
(l’later ego di Mario Monti in Grecia) . con il quale i programmi
militari sono ripartiti alla grande. La Grecia ha acquistato altri 60
caccia intercettori.
Nel 2012 Papademos brucia il tre per cento del Pil (prodotto interno
lordo) in spese militari. Solo gli Stati Uniti, in proporzione, si
potevano permettere tanto. Il fatto è che sia Angela Merkel che
Nikolas Sarkozy ricattavano il governo greco: se volete gli aiuti, –
dicevano -, dovete comprare i nostri carri armati e le nostre navi da
guerra. Le pressioni di Berlino sul governo di Atene per vendere più
armi furono denunciate finanche dalla stampa tedesca allibita per il
cinismo della Merkel, che imponeva sacrifici ai cittadini ellenici per
poi pretendere di favorire l’ industria bellica della Germania Nel 2012
la Grecia impegnò una spesa militare superiore ai 7 miliardi di euro,
il 18,2 per cento in più rispetto al 2011.. Anche il Portogallo, altro
Paese con l’ acqua alla gola e al quale Germania e Francia avevano
imposto la stessa ricetta,acquista armi in cambio di aiuti ed ora anche
il Portogallo è ormai vicino al default. Quindi non c’è stato solo il
fatto che i produttori di armamenti hanno bisogno del forte sostegno dei
loro governi per vendere la propria merce. C’è stato di più, C’è stata
la volontaria cosciente determinazione di distruggere finanziariamente
un paese. La Grecia è uno di quei paesi indebitati che ha fatto si che
nel mondo le spese militari crescessero paurosamente e nel 2011 hanno
raggiungessero i 1800 miliardi di dollari, il 50 per cento in più
rispetto al 2001.
Intanto quando già stavano per accantonare il progetto Sout stream e
quindi andavano alla ricerca di alternative nel 2013 i russi molto
ingenuamente si propongono a Cipro per acquisire i diritti di estrazione
dei suoi giacimenti gasiferi.
Per ingraziarsi la benevolenza dei dirigenti dell’isola i dirigenti
della Russia fanno anche dei prestiti a Cipro per alleviare la sua
situazione economica. E quindi si offrono di rimettere in ordine i conti
della banche cipriote in cambio dell’esclusiva su alcune aree di
trivellazione nel Mediterraneo in cerca di gas naturale.
La reazione della grandi elite finanziarie angloamericane di fronte a
questa penetrazione russa fu una reazione sconvolgente. Con il pretesto
che Cipro fosse è superindebitata e stesse per arrivare al default il
Fondo Monetario Internazionale dispone un maxi prelievo sui conti
correnti di Cipro che genera il panico tra gli oligarchi russi, Infatti
il 68% di quei depositi bancari di Cipro appartengono a cittadini
russi. I quali utilizzano Cipro come una sorta di loro Svizzera per
riceverne favori fiscali e una totale libertà di movimento dei capitali
Quindi la Russia sarebbe stata la prima danneggiata dal maxiprelievo sui
conti correnti di Cipro. E in proporzioni pesantissime: 27 miliardi di
dollari, sui 68 depositati sui conti correnti dell’isola,
Ma in cambio degli aiuti per circa 10 miliardi di euro, il
presidente cipriota Nicos Anastasiades si troavava impegnato a fare
approvare un provvedimento per eseguire un prelievo obbligatorio una
tantum dai conti correnti nelle banche di Cipro. L’operazione avrebbe
consentito di trovare le risorse per salvare il sistema bancario
cipriota e mettere in sicurezza i conti pubblici. Alla fine si trovò un
compromesso ma certamente la reazione del FMi era stata molto dura e
aggressiva nei confronti dei russi. I quali si fasnno molto più prudenti
nei confronti della Grecia dove cercano di acquistare la rete del gas.
Ma Stati Uniti e Unione Europea si oppongono e la DESFA, azienda statale
greca che si occupa di gasdotti anch’essa soggetta a privatizzazione
viene ceduta alla Socar, l’azienda statale azera, che è
la stessa che ha detiene le maggiori azioni per realizzare il gasdotto
delkla TAP dietro al quale – come abbiamo visto – si nascondeva la BP
inglese
Il 28 giugno 2013, il Consorzio Shah Deniz II seleziona come progetto vincente per il trasporto del gas dell’Azerbaigian in Italia e in Europa preferendolo al progetto concorrente Nabucco West. Il 19 settembre 2013 Enel, Hera, Shell, E.ON, Gas Natural Fenosa, Gdf Suez, Axpo, Bulgargaz e Depa firmano a Baku con
il Consorzio Shah Deniz II i contratti di fornitura per la più
importante vendita nella storia del gas dell’umanità (si stima: 130
miliardi di Euro) che come si vede è una somma di gran lunga superiore
ai 32 miliardi di dollari necessari a coprire i costi parziali della fuoriuscita di Macondo
Il 1º dicembre 2014 nel corso di una conferenza stampa con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.il presidente della Russia Putin dichiara di voler abbandonare il progetto.Sout Stream
Poco tempo dopo però Putin ricompare sulla scena e dichiara di aver
trovato un altro patenr disponibile a far transitare un gasdotto russo
dalle parti balcaniche bypassando la Bulgaria. E questo nuovo patner a
sorpresa è la Turchia che è la stessa nazione che dovrebbe acconsentire
al passaggio sul suo territorio delle condutture della TAP.
Russia e Turchia hanno concordato – dice un annuncio – il tracciato
del gasdotto che dai giacimenti russi attraverserà il Mar Nero virando
poi sulla Turchia. Il progetto sarà realizzato dalla russa Gazprom e dalla turca Botas.
Seicentosessanta chilometri del nuovo tracciato ripercorreranno la
stessa rotta del corridoio South Stream, mentre altri 250 solcheranno i
confini tra Turchia e Grecia. Le prime condotte, la cui capacità di
trasporto sarà di 15.750 milioni di metri cubi di gas, saranno operative
entro il dicembre del 2016. In totale, la capacità delle quattro
ramificazioni sarà di 63 miliardi di metri cubi.
Con la Bulgaria fuori dai giochi e il contratto tra Gazprom e l’ucraina Naftogaz in
scadenza nel 2019, la Grecia potrebbe ritagliarsi un ruolo di primo
piano come avamposto energetico della Russia in Europa. Finora UE e
Stati Uniti si sono oppositi alla vendita di quote della rete del gas
pubblica greca a Gazprom, ma lo scenario ora potrebbe cambiare.
E mentre prima si cominciava a pensare se far passare il gas
israeliano dalla Turchia oppure dalla Greecia, e non si sentiva parlare
affatto del possibile sfruttamento del gas greco, ora sicuramente se ne
parlerà e l’strazioone del gas è in verità l’unica soluzione che
potrebbe dare un po’ di speranza a questi nostri sfortunati contarranei
europei giacchè lì ci sono risorse che potrebbero non solo annullare il
debito ma addirittura portare a un surplus el bilancio di ben 300
miliardi di euro. Bleu Stream passando dalla Turchia e dalla Serbia
porterà il gas russo in Austria e di lì in Europa Centrale. Già ma poi
il gasdotto della TAP tanto voluto da Hillary Clinton in funzione
anti-russa e in funzione delle elite del mercato unico
transeuroatlantico che fine farà?
Michele Imperio.
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