18/05/2016 di triskel182
In 8 anni venduti 227 milioni di buoni:
uno studio dimostra l’abuso
da parte di catene di negozi e alberghi.Ci
sono interi settori dell’economia italiana che ormai si reggono sui
voucher, il precariato estremo senza contratto. Lo si vede per la prima
volta nell’analisi presentata ieri dall’Inps e da Veneto Lavoro: lo
0,15 per cento dei committenti concentra il 9 per cento dei voucher.
Sappiamo anche in quali settori: in quello alberghiero 401 committenti
hanno pagato 3,8 milioni di voucher, con una spesa media di 96.400 euro
ciascuno.
Segue il settore dei servizi alle imprese, 123
committenti con 1,3 milioni di buoni e una spesa media di 108mila euro.
“Questi numeri rivelano il fenomeno della catena di alberghi o della
catena di negozi che paga le persone normalmente in voucher”, spiega
Anna Zilli, docente di diritto del Lavoro all’università di Udine e tra
le prime a fare ricerca su questo nuovo precariato invisibile.
I
voucher sono nati nel 2008: uno strumento per pagare in modo regolare
prestazioni di solito relegate nell’economia sommersa, come i lavoretti
estivi o la vendemmia. In sette anni sono stati venduti 277,2 milioni
di voucher da 10 euro: 7,5 euro vanno al lavoratore, il resto a
previdenza e Inail per assicurazione contro gli infortuni. Ogni
imprenditore non può pagare più di 2000 euro a ciascun lavoratore. Il
limite al reddito che si può accumulare tramite voucher era 5000 euro
fino a un decreto del governo Renzi del giugno 2015, ora è salito a
7.000. E dal 2013 i voucher si possono pagare praticamente per qualunque
tipo di lavoro, non più soltanto per quelli “di natura meramente
occasionale”. Tra 2013 e 2015 il numero di committenti (aziende e
singoli individui) è raddoppiato. quello dei lavoratori che hanno
ricevuto pagamenti in buoni è salito del 137 per cento, il numero
complessivo di voucher ha fatto +142 per cento.
Il boom di questi
anni “preoccupa perché può indicare che l’uso del voucher sta
diventando alternativo ad altre forme di lavoro, anche al di là delle
intenzioni del legislatore”, spiega Bruno Anastasia, uno degli autori
della ricerca per Veneto Lavoro. Visto che i voucher non sono
tracciati, che non ci sono contratti o dettagli sul loro utilizzo, è
difficile ricostruire l’uso e riconoscere l’abuso. Ma lo studio
Inps-Veneto Lavoro conferma i peggiori sospetti: i voucher vengono usati
per sostituire altri contratti invece che limitarsi a sostituire
transazioni informali, in nero.
In Veneto, una delle Regioni che
in questi anni ha utilizzato di più i voucher, la storia dei 39mila
lavoratori che hanno avuto un contratto con un impresa che poi li ha
anche pagati in voucher è questa: in metà dei casi i buoni sono stati
usati come pagamento per una sorta di periodo di prova (8.000 hanno poi
avuto un tempo indeterminato, altri 8.000 un tempo determinato, 3.000
soltanto un lavoro intermittente o un tirocinio). In 13.000 casi c’è
stato il “downgrading”, cioè lo scivolamento nella scala della
precarietà: il voucher è arrivato dopo un contratto a termine (per
6.000 persone), dopo il licenziamento da un contratto a tempo
indeterminato (2.000), dopo un tempo intermittente (2.500) o dopo un
tirocinio (1.000). E su 170.000 persone pagate in voucher in Veneto,
soltanto 51.000 stavano svolgendo un’attività davvero accessoria (il
pensionato che fa qualche lavoretto per arrotondare). Non c’è ragione
per pensare che nel resto d’Italia le cose funzionino diversamente
rispetto al Veneto.
Entro giugno il governo, con il ministro del
Welfare Giuliano Poletti, ha promesso una riforma contro gli abusi:
l’obbligo di comunicare all’Inps in anticipo, via sms, l’utilizzo del
voucher. Un limite che può arginare soltanto un tipo di abuso: quello
del committente che acquista il voucher come assicurazione contro i
controlli (paga il lavoratore in nero ma, in caso di ispezione, ha un
buono da esibire, una singola ora regolare ne nasconde molte sommerse).
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 17/05/2016.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
....
è questo il futuro che vogliamo per i nostri figli e nipoti? Una casta
di privilegiati con il lavoro assicurato e protetto e una moltitudine di
poco meno che pitechi che conoscono appena il mondo che vedono intorno
tenuti appena sopra il livello di sopravvivenza se non sussidiati?
Sembra una forzatura la mia ma sapete che non è così: tempo qualche
generazione e se le cose non cambieranno sul serio c'è la possibilità
che ciò accada....naturalmente non sarà così estremo, la lezione della
storia sembrano averla imparata, ma il succo sarà questo.
Nessun commento:
Posta un commento