30/08/2016 di triskel182
Gli economisti.Per Confindustria, Ref, Nomisma e Confesercenti ci saranno tre trimestri di stagnazione.
ROMA
– Un’Italia a crescita zero fino alla fine dell’anno? Possibile. Il
rotondo dato del Pil nel secondo trimestre potrebbe rivelarsi non del
tutto isolato. Rallentamento della domanda internazionale, ribasso
delle materie prime allo sgocciolo, investimenti fermi, incertezza
dilagante tra banche, Brexit, terrorismo e ora anche terremoto
rischiano di tenere l’Italia in stagnazione. E soprattutto di creare
quello che gli economisti chiamano “trascinamento statistico”
sfavorevole sul 2017. In altri termini, quest’anno chiude male e parte
male pure il prossimo.
Un indizio
in questo senso viene dal dato Istat diffuso ieri sulla fiducia
declinante di imprese (per la prima volta sotto i 100 punti da febbraio
2015) e consumatori in agosto, la prima indagine dopo gli attentati di
luglio in Francia e Germania. La disoccupazione torna ad agitare i
sonni delle famiglie. E non a caso Eurostat segnala l’Italia come il
paese europeo con il più alto numero di senza lavoro scoraggiati, con
il 37% che nei primi tre mesi dell’anno ha rinunciato a cercare un
posto ed è finito negli inattivi, il doppio del livello medio europeo.
Confesercenti
comincia a chiamarla «non fiducia quasi strutturale» e teme per un
nuovo rallentamento nella spesa degli italiani. D’altro canto, i saldi
estivi non sono andati benissimo («a macchia di leopardo, ma giù di
quasi un punto», conferma Renato Borghi, presidente di Federmoda),
specie dopo una primavera disastrosa a meno 5%. L’effetto turismo sarà
tutto da misurare. Il collasso delle mete asiatiche e nordafricane ha
favorito Grecia e Spagna, bisognerà capire quanta parte dei flussi è
stata agganciata dall’Italia. I pedaggi in autostrada farebbero ben
sperare (+5-6%). I balneari paiono ottimisti.
In
ogni caso, «il turismo non sembra in grado di garantire un’inversione
di tendenza significativa», spiega l’economista Fedele De Novellis. Il
suo centro di ricerca, Ref, uscirà oggi con una nota congiunturale
molto netta: «La crescita nulla del secondo trimestre non appare un
caso isolato. Le tendenze della seconda parte dell’anno dovrebbero
confermare la stagnazione della nostra economia». Con uno zero anche
nel terzo e quarto trimestre il dato del Pil sull’anno planerebbe ad
uno striminzito +0,6%, quanto in effetti l’Istat aveva acquisito ad
inizio agosto. La metà esatta delle previsioni del governo (+1,2%). E
con un trascinamento sotto l’1% anche nel 2017 (laddove il governo si
aspetta +1,4%). Vedremocome cambierà questo quadro, con l’aggiornamento
al Def del 27 settembre. Ma se la revisione fosse così importante, il
rischio maggiore sarebbe sul debito che schizzerebbe oltre il 133%
(sopra il 132,4% programmato per il 2016 e il 132,7% dell’anno scorso).
Uno scenario spiazzante che anche Confindustria si appresta a incorporare nella sua prossima nota congiunturale.
Articolo intero su La Repubblica del 30/08/2016.
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