Guerra su tutti i fronti per il futuro del Ttip, il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti. Che è finito al centro dell’ennesimo scontro tra Francia e Germania già
contendenti per la leadership europea. Così, mentre Bruxelles cerca di
buttare acqua sul fuoco, Parigi fa sapere di non voler più sostenere
il negoziato e Berlino dice che anche se “c’è molto lavoro da fare”
l’accordo si farà. Il governo tedesco si divide però anche al suo interno, con il vicecancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel (“il negoziato è fallito de facto” aveva dichiarato) che nonostante le smentite della cancelleria ribadisce il suo punto: “Se gli americani non si muovono verso gli europei, l’Europa non può accettare un ‘Ttip leggero‘.
E quindi il progetto, almeno per come era stato pianificato per
quest’anno, è fallito”. Del resto le divergenze tra i due partiti che
compongono la Grosse Koalition al governo (Cdu e Spd) sono destinate ad aumentare in vista delle elezioni amministrative
del prossimo anno. La tutela degli standard europei in ambito di
sicurezza, salute, sociale e privacy, a rischio secondo i critici del
Ttip, è un tema molto sentito dagli elettori di sinistra: l’Spd non può
lasciare campo aperto alla Merkel se vuole avere una chance di intaccare il suo dominio decennale. E l’Italia? Per il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda,
noto sostenitore del trattato, “è difficile chiudere l’accordo entro
la presidenza Obama, ma il Ttip si chiuderà, è inevitabile”.
“Non c’è più sostegno politico della Francia a questi negoziati”, il sottosegretario francese al Commercio internazionale, Matthias Fekl, ha così annunciato ai microfoni di Rmc che la Francia intende chiedere lo stop delle trattative sul Ttip, che vanno avanti ormai da tre anni. L’esponente del governo Valls non
ha esitato ad accusare gli Stati Uniti di “non concedere niente, o
solo briciole”, sentenziando: “Non è così che si deve negoziare tra
alleati”. A Fekl ha risposto il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas:
“Per quello che ci riguarda non ci sono cambiamenti. E’ un processo
strutturato, basato su un mandato unanime che ha ricevuto la validazione
dei capi di stato e di governo al Consiglio europeo, e conduciamo il
negoziato per riuscire”.
“Anche se i negoziati
commerciali prendono tempo, pensiamo che la palla stia ancora girando”,
ha aggiunto Schinas, esprimendo lo stesso concetto del ministro degli
Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier: “Ue e Usa hanno davanti molto lavoro.
Anche io non so cosa sarà possibile fino alla fine dell’anno, o
meglio, fino alle elezioni Usa”, ha detto intervenendo alla conferenza
degli ambasciatori a Berlino. Il fatto che i due candidati alla presidenza Usa
si siano dichiarati “scettici sul Ttip sarà significativo” per la
tempistica delle trattative, ha osservato il ministro elogiando invece il trattato Ceta stipulato
con il Canada come modello di buon accordo: “Ma non bisogna dirsi
bugie, rispetto agli standard del Ceta siamo con il Ttip molto lontani”.
“Gli Stati Uniti sono i nostri principali partner
economici e politici. Se non negoziamo con loro con chi altro dovremmo
farlo?”, ha detto, tornando sulla questione in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro dello Sviluppo economico italiano Carlo Calenda. Lo scorso luglio l’esponente del governo Renzi aveva dichiarato che “lo spazio politico per approvare il Ttip è pari a zero” ma adesso dice che “dobbiamo andare avanti”, perché “per l’Italia questo accordo è essenziale.
Gli Usa sono il mercato a più alto potenziale di sviluppo per il
nostro export”. “La battaglia contro il Ttip ha trasceso il merito
dell’accordo ed è divenuta una protesta ideologica contro la globalizzazione e il mercato da cui non è esclusa una buona dose di antiamericanismo“, dichiara oggi Calenda. Invece l’accordo “è un antidoto alla globalizzazione
così come l’abbiamo vissuta fino ad oggi, perché crea la più grande
area di libero scambio nel mondo con standard elevati, che diventano
automaticamente globali. È il modo in cui l’Occidente può riprendere in
mano il timone della globalizzazione”.
Sono 14 gli incontri negoziali
già avvenuti tra le due controparti senza portare a un esisto positivo
per la creazione di un mercato unico che comprenda oltre 800mila persone,
il più grande del mondo. L’ultimo meeting si era chiuso a metà luglio a
Bruxelles, e in questa occasione l’Ue aveva respinto qualsiasi opzione
di versione “light“, che gli americani puntavano ad ottenere dopo l’indebolimento della posizione contrattuale europea dovuto alla Brexit.
L’obiettivo era avere i testi di tutti i capitoli per la fine
dell’estate, con i nodi da risolvere – tariffe, agroalimentare e
indicazioni geografiche, appalti pubblici, servizi finanziari,
protezione degli investimenti, shale gas – pronti per essere affrontati a
livello politico a settembre.“Abbastanza spesso le cose decisive avvengono nel round finale”, ha dichiarato il portavoce della Merkel, Steffen Seibert, che ha cercato di placare la polemiche pur riconoscendo che Bruxelles e Washington sono in contrasto “su diverse importanti questioni”. Il rush finale sulle trattative era già messo in conto dal capo negoziatore Ue Ignacio Garcia Bercero, per il periodo tra settembre e ottobre, quando avverranno gli incontri tra la commissaria al commercio Cecilia Malmstroem e la controparte americana Michael Froman, che si vedranno il 23 settembre in occasione di una riunione informale dei ministri del commercio dei Ventotto a Bratislava. E che proprio per il 30 agosto hanno in programma una videoconferenza sulla trattativa. Anche perché durante l’ultimo vertice Ue, tenutosi a fine giugno, tutti gli Stati membri avevano confermato alla Commissione il mandato per continuare a negoziare il Ttip. Anche la Francia. Certo, le ultime decisioni della Commissione sulla multinazionale americana Apple non aiuteranno, come lascia intendere il Tesoro Usa che in seguito al verdetto di Bruxelles sulle tasse irlandesi di Cupertino ha fatto sapere che “le azioni della Commissione europea potrebbero minacciare gli investimenti stranieri, il clima degli affari in Europa, e l’importante spirito della partnership economica tra Usa e Ue”.
................... attenzione! Queste sono SOLO chiacchiere miranti a mandare in coonfusione; in realtà NESSUN capo di governo o di stato ha fatto richiesta di chiudere in senso negativo le negoziazioni; è uno specchietto per le allodole, in realtà vanno avanti con grande difficoltà ma vanno avanti per la loro strada e sono quasi sicuro che sarà per la maggior parte dei temi trattati chiuso entro le elezioni presidenziali americane, o poco dopo a seconda di chi vince al centro dell'impero. Il problema rimangono alcune materie e le differenti vedute e angolazioni ma tutti sono concordi, compresi quelli che ora si stracciano le vesti e fanno lacrime di coccodrillo (leggi l'a.d. della fiat, o i ministri tedeschi e francesi), nel proseguire: i tedeschi hanno troppo da perdere in caso cotnrario e i francesi non vogliono perdere il treno, il resto o si accoda o si gratta e si accoda lo stesso, come nel nostro caso..
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