lunedì 14 novembre 2016

Meno America, più Russia il Risiko tra il tycoon e lo zar

Isolazionismo – Il Cremlino vede con favore la politica del nuovo leader statunitense che potrebbe lasciare mano libera in molti teatri internazionali.L’inattesa vittoria di Donald Trump avrà pesanti ripercussioni sui rapporti tra Russia e Stati Uniti e sugli equilibri mondiali. Secondo molti analisti, se il populista ed eccentrico miliardario dovesse davvero mantenere le sue promesse elettorali di una politica internazionale americana più isolazionista, Mosca potrebbe approfittarne per guadagnare terreno in Medio Oriente, Ucraina e Asia centrale.
Il politologo Vladimir Frolov sostiene che l’isolazionismo potrebbe costringere Trump a ingoiare ogni fatto compiuto che la Russia dovesse presentare al mondo, a partire da una vittoria militare del controverso Assad in Siria. Ma l’esperto sottolinea anche come i fattori in gioco siano tanti, e lo stesso slogan “Make America great again” mal si presta all’idea di un governo Usa che lasci carta bianca alla Russia perdendo punti nel grande scacchiere della geopolitica.
Le cose insomma non sono poi così scontate. Innanzitutto c’è da vedere fino a che punto l’imprevedibile Trump tradurrà in fatti le tante parole sparate per accalappiare elettori, a partire dall’auspicata apertura verso la Russia. Da una parte potrebbe essere lui stesso a soffrire di “amnesie” di convenienza, dall’altra la sua politica estera potrebbe in qualche modo essere frenata da un Congresso pieno di repubblicani come lui che, al contrario di lui, sono strenui oppositori del Cremlino. E poi non è detto che a Mosca vogliano davvero rinunciare al mito del “nemico americano”, così utile a compattare l’opinione pubblica interna di fronte a ogni sfida e problema della Russia.
Certo, tra la democratica Clinton e il repubblicano Trump, Putin preferisce senza dubbio il secondo. Lo “zar” non lo ha mai nascosto. Con la Clinton, Putin è ai ferri corti già da molto prima che l’ex segretario di Stato paragonasse l’annessione della Crimea a quella dei Sudeti da parte di Hitler. Trump invece ha fatto delle dichiarazioni elettorali che sembrano pensate apposta per compiacere il Cremlino: auspica un asse anti-Isis con la Russia, la caduta del governo di Assad in Siria non è per lui una priorità, ha assunto una posizione alquanto “soft” sull’annessione russa della Crimea al punto da promettere di “studiare” la possibilità di riconoscerla come parte della Russia, e non sembra avere una grande opinione della Nato, che ha definito “antiquata” subordinando un eventuale intervento in difesa di un alleato al pagamento da parte di questo di una “giusta quota”. Musica per le orecchie di Putin.
Da parte loro i democratici sospettano che le email diffuse da Wikileaks mettendo in imbarazzo la Clinton e il suo staff siano state “rubate” da hacker legati ai servizi segreti russi per dare una mano al repubblicano. E ad alimentare i dubbi contribuisce sicuramente la rivelazione fatta ieri dal vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov, secondo cui durante la campagna elettorale per le presidenziali Usa “ci sono stati dei contatti” tra la Russia e i membri del team di Trump. Di più però Ryabkov non ha detto, e così la faccenda resta avvolta nel mistero. Il vice ministro ha invece frenato sull’idillio Putin-Trump su cui stanno ricamando molti commentatori: la Russia – ha detto – è pronta a “un dialogo costruttivo” col futuro presidente americano, ma non sente “nessuna euforia” per la sua vittoria e non bisogna avere l’impressione che a Mosca siano “pieni di rosee speranze”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 11/11/2016.
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E mi pare giusto. Forse riescono a parlarsi e forse no, ma il focus vero è: eravamo certi che la Clinton avrebbe portato l'intero occidente su un crinale pericoloso; che lo faccia Trump nello stesso modo non v'è certezza soprattutto perchè il secondo ha un mandato certo ossia di ricostruire il paese su basi diverse rispetto all'establishment, ciò non significa che gli USA saranno da oggi in poi un paese 'europeo (come era l'europa prima della UE)' no certo ma maggiormente introspettivo senza guardarsi l'ombellico naturalmente (e soprattutto un pò più protezionista con gli altri). Ma una cosa è Trump un altra è la parte dell'establishment che milita nel G.O.P. che mal sopporta il 'populista' Trump e ha anch'esso delle cambiali da pagare con le assicurazioni sanitarie ecc. lo scontro sarà inevitabile.... e ciò ripiegherà gli USA, se l'ipotesi è giusta, in parte su se stessi e il resto del pianeta sarà un pò laterale rispetto a ora. E' un ipotesi sia chiaro, perchè non ha nemmeno preso effettivamente la carica e quindi è tutto incognito ma una cosa l'ho notata: chi ha da perdere dalla fine della globalizzazione oggi piange nella stessa misura in cui fino a qualche settimana fa rideva e se ne fregava degli altri che invece ne pagavano il costo..

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