La telenovela Pd
mi sta esaltando come un concerto di Bianca Atzei in aramaico. I
protagonisti sono molteplici e l’unica certezza è che, qualsiasi cosa
accada, Renzi sarà ancora Campione del mondo, Farinetti al Quirinale e Vecchioni Pallone d’oro. Presentiamo ora gli attori di questa gran bella contesa.
Renzi.
La più grande sciagura triplomentica mai abbattutasi nella già di per
sé disastrata storia della sinistra italiana. Una pingue comparsa di un
film minore di Panariello spacciata per Robert De Niro. Improponibile,
impresentabile, inaccettabile. Mandatelo a sculacciare i billi della
Valdichiana, via.
Boschi. Ha provato a
distruggere la Costituzione, ha detto che i partigiani erano con lei e
che il “sì” avrebbe aiutato a spezzare le reni all’Isis. Ad Arezzo ha
imposto un diversamente carismatico come sindaco, che ha poi epicamente
perso contro la destra. Se torna nella sua città la inseguono coi
forconi (infatti non ci torna), quando va in tivù ha la dialettica di
un fagiano morto e non ne indovina una da prima che nascesse. Eppure,
da dietro le quinte, continua a dettare la linea. Sta ancora al
governo, sebbene avesse promesso in caso di sconfitta referendaria di
emigrare a Bengasi. Maria Elena, fatti e facci un regalo: ritirati dalla politica e guadagnati da vivere vendendo begonie sulla Statale Casentinese. Avresti un futuro.
D’Alema. Da mesi è in modalità “Arrivo, spacco tutto e poi mi levo dai coglioni”. Sale sul palco, mostra quanto ce l’ha lungo, grida “Renzi suca!”
e se ne va. Se avesse avuto questa grinta anche sul finire dei Novanta,
non saremmo finiti come siam finiti. In questa fase è incontenibile.
Poster in camera e cortei imperituri. Daje Max.
Orfini. Va be’, dai. Di Orfini che vuoi dire. Basta guardarlo.
Il resto al link di Andrea Scanzi | 19 febbraio 2017 Il Fatto Quotidiano
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