Fonte: Triskell 182
Ogni
mese il Partito Democratico manipola i dati Istat per coprire il
massacro del lavoro portato avanti a colpi di Jobs Act e precariato. La
realtà, però, è sempre la stessa: Istat conferma che a crescere sono
ormai solo i posti di lavoro a termine: nell’ultimo anno, da novembre
2016 a novembre 2017, il 90,5% dei nuovi occupati è stato assunto con un
contratto precario. L’obiettivo del Pd era eliminare la stabilità del posto del lavoro e ci sono riusciti.
Anche
il dato sulla disoccupazione giovanile è facile da smontare:
nell’ultimo anno quasi la metà del calo è dovuto all’aumento degli
inattivi e all’emigrazione all’estero dei nostri giovani. Nel primo caso
si tratta di 36 mila 15-24enni che hanno smesso di
cercare lavoro perché scoraggiati, giovani che perderanno pian piano le
competenze e le possibilità di reinserirsi nel mercato del lavoro. Nel
secondo caso migliaia di studenti formati dalle nostre
scuole e università sono fuggiti dall’Italia mettendo i loro cervelli a
disposizione di altri Paesi. Per l’Italia è un enorme spreco di soldi e
opportunità di sviluppo.
Vedremo a quali dati si attaccheranno i twittatori seriali del Pd quando
la bolla del Jobs Act si sgonfierà completamente. Nel corso del 2018,
infatti, gli incentivi temporanei varati nel 2015 dal governo Renzi
scadranno e complice l’abolizione dell’articolo 18 molte imprese potranno licenziare con un misero indennizzo decine di migliaia di lavoratori.
Come
se non bastasse, c’è il tema delle ore lavorate. Renzi sostiene di
aver recuperato il numero di occupati pre-crisi. Peccato che rispetto
al 2008 manchino all’appello più di 1 miliardo di ore lavorate (dati Cgia Mestre).
Significa che a gonfiare il dato dei nuovi occupati sono una miriade
di part-time involontari, contratti a termine e in somministrazione,
cittadini che lavorano poche ore a settimana e qualche volta anche 1
sola ora, come ha riconosciuto lo stesso Istat. È lavoro, questo?
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