Fonte Green Report di Luca Aterini
Nella
lussuosa località svizzera di Davos sta per tornare in scena (dal 23
al 25 gennaio) il World economic forum 2018, ma a guardare i temi del
dibattito sembra che l’ultimo anno non sia passato. Il Wef ha
presentato ieri il suo nuovo Global risks report,
la pubblicazione annuale che contiene le opinioni degli esperti e dei
politici al livello globale sui rischi più significativi che affliggono
il mondo, e questi rischi – anche se a seguire la cronaca italiana non
si direbbe – riguardano gli stessi temi del 2017: ambiente e
disuguaglianza. Con una significativa differenza.
Il report del World economic forum si basa su un’indagine annuale svolta dallo stesso Wef chiamata Global risks perception survey,
e i risultati suggeriscono che gli esperti consultati si stanno
preparando per anno dal rischio elevato; infatti il 59% dei quasi 1.000
intervistati indica un’intensificazione dei rischi, mentre solo il 7%
ritiene che i rischi stiano diminuendo.
È interessante notare come i rischi ambientali prevalgano per il secondo anno consecutivo, dopo la rilevazione effettuata l’anno scorso.
Al pari del 2017, infatti, l’ambiente si è rivelato di gran lunga la
maggiore preoccupazione sollevata dagli esperti, e gli eventi
meteorologici estremi sono visti come il rischio più rilevante. In
particolare, tra i cinque rischi la cui probabilità di avverarsi nei
prossimi 10 anni è data come più elevata, tre posti sono occupati dai
rischi ambientali: al primo posti gli eventi meteorologici estremi, al
secondo i disastri naturali e al quinto il fallimento delle politiche di
mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Per quanto
riguarda invece i rischi dall’impatto più rilevante, solo la voce “armi
di distruzione di massa” – al primo posto – non rientra nella
categoria dei rischi ambientali: le altre 4 delle prime 5 posizioni
invece sì, aggiungendo ai rischi già nominati quello relativo alle
crisi idriche.
In buona sostanza, tra i 30 rischi globali a cui è
stato chiesto agli esperti di stabilire l’ordine di priorità, tutti e
cinque i rischi ambientali (condizioni meteorologiche estreme, collasso
dell’ecosistema, disastri naturali, disastri causati dall’uomo, e il
fallimento della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti
climatici) sono stati classificati tra i primi posti in termini di
probabilità che si verifichino e impatto.
L’altro grande
protagonista dei rischi mondiali per il 2018 – e il paradosso al limite
dell’ipocrisia è che l’allarme venga lanciato proprio dal World
economic forum di Davos, non esattamente una kermesse proletaria – è la
disuguaglianza. Al primo posto tra i rischi più rilevanti per il
business spicca infatti la disoccupazione-sottoccupazione, mentre al
quinto posto si affaccia la “profonda instabilità sociale”.
Secondo
il World economic forum il modello economico prevalente nel mondo è un
fallimento che nonostante tutto rimane in piedi: «Nonostante l’impegno
di un certo numero di amministratori delegati sia per gli obiettivi di
sviluppo sostenibile (Sdg) dell’Onu sia per l’Accordo sul clima di
Parigi, il potere dell’avidità delle imprese assicura la sopravvivenza
del modello economico dominante. Quando i governi sono intimiditi, o
semplicemente non si preoccupano di far rispettare i fondamentali
diritti umani e del lavoro, o di assicurare che le tasse sulle imprese
siano pagate in modo da poter investire nella protezione sociale e
nella salute e nell’educazione dei propri cittadini gente, cedono il
controllo all’avidità delle multinazionali».
Ed è quanto sta
accadendo, secondo gli stessi esponenti – i più illuminati,
evidentemente – del capitalismo internazionale, secondo i quali «è
tempo di negoziare un nuovo contratto sociale». Non sono i soli a
pensarla così: secondo un sondaggio condotto nel 2017 dall’Ituc (la
Confederazione sindacale internazionale) l’85% della forza lavoro
mondiale vuole riscrivere le regole dell’economia globale, minata alla
base dalla disuguaglianza. Una percentuale simile a quella emersa in
Italia da un sondaggio condotto da Oxfam nel 2016, secondo il quale l’80% dei nostri concittadini ritiene prioritario ridurre le disuguaglianze economiche.
Ambiente
e disuguaglianza, dunque: se qualche candidato in corsa per le
prossime elezioni politiche del 4 marzo fosse in cerca di spunti,
farebbe bene a seguire i consigli del World economic forum.
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