Fonte: W.S.I. 6 Maggio 2019, di Alberto Battaglia
I
dati preliminari sull’andamento del Pil, nonostante non manchino
interpretazioni prudenti, si sono rivelati migliori delle attese in
tutte le maggiori aree economiche mondiali. In particolare, i continui
tagli alle previsioni sul Pil globale per il 2019, da parte del Fondo
monetario internazionale (Fmi), avevano tratto giustificazione da uno
stato di salute “precario” per l’economia, sul fronte dell’apertura ai
commerci e della produzione manifatturiera.
“Probabilmente non c’è
stata sufficiente attenzione alla crescita del reddito delle famiglie,
alla bassa disoccupazione e alla forza del settore servizi”, ha
commentato il Financial Times ricordando come importanti
istituzioni finanziarie come Citigroup abbiano già provveduto a
rivedere al rialzo le previsioni per fine anno. Le maggiori
preoccupazioni, d’altro canto, restano localizzate sul terreno degli
scambi internazionali – che risultano in calo negli scorsi tre mesi
rispetto a un anno fa.
Se
si escludono casi particolari come quello della Turchia o dell’Iran
(la prima colpita dall’elevata inflazione, il secondo dal giro di vite
americano sulle esportazioni di petrolio del Paese), le performance di
aree come gli Usa o l’Eurozona
hanno superato le aspettative per il primo quarto del 2019. Gli Stati
Uniti hanno messo a segno un incremento sul trimestre dello 0,8% (per
quanto abbiano inciso l’incremento delle scorte e l’andamento delle
esportazioni nette); l’Eurozona è cresciuta nello stesso periodo dello
0,4%, con un contributo della ripresa italiana (+0,2%) in qualche modo
inatteso.
“Questo decennio sarà probabilmente ricordato per una crescita economica sostenuta”, ha detto al Ft
Jagjit Chadha, economista presso il National Institute of Economic and
Social Research, “sebbene vi siano chiari rischi derivanti
dall’accumulo di debito pubblico e privato, i dati non hanno ancora
supportato l’opinione del Fondo monetario internazionale” che avevano
tratteggiato “una crescita mondiale estremamente precaria”.
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