martedì 8 luglio 2008

Perfino gli americani ci disprezzano

E' sconcertante l'incidente diplomatico avvenuto fra Casa Bianca e Italia. Lo staff di Bush ha consegnato un "press kit" (<---- qui c'è l'articolo) ai giornalisti che per toni e per tenore delle parole ha provocato una dura reazione italiana che ha richiesto nero su bianco le scusa ufficiali. Ma cosa c'era? fra le altre cose: «Il premier italiano Silvio Berlusconi è stato uno dei più controversi leader nella storia di un Paese conosciuto per corruzione governativa e vizio». Parole pesanti come macigni che non tanto feriscono i politici ma coloro che a costoro li hanno votati e che mettono in seri dubbi la tenuta civile e democratica dei cittadini. Ora non sto a dire che hanno fatto fatto centro o al contrario che hanno offeso il paese ecc. perchè anche se molto probabilmente è stato un'errore in realtà noi italiani non abbiamo una buona imamgine all'estero: il freedom watch ci pone come paese parzialmente libero per fare un'esempio. Siamo ultimi o quasi per tutto e in quasi tutti i campi, di cosa ci meravigliamo? E non è colpa di questo o quel politico, ma nostra: di noi cittadini che abbiamo consentito che ciò accadesse in nome dell'interesse nostro e particulare; in nome degli egoismi di casta e di coroporazione e di quel vizio italico che in nome del "meglio a te che a me" abbiamo permesso che i nostri eletti facessero scempio del paese. I politici sono il nostro specchio e quindi sono noi con tutti nostri pregi, pochi, e difetti (moltissimi). Se perfino un Bush e il suo staff (che certo non sono di primo pelo e non si sono mai distinti nell'essere degli innocenti e "buoni") si permette di sparare a zero su di noi significa che proprio abbiamo sceso tutti i gradini dell'ignominia ed il bello è che hanno anche ragione: non perchè abbiamo questo o quel politico che ci governa ma perchè diamo quella impressione esatta e diretta. O meglio siamo diventati tali per nostra volontà e scelta, buttando nelal spazzatura quel poco di buono che dal 1945 in poi avevamo costruito come tessuto cuturale e sociale. Non sono un nazionalista enon mi commuovo se guardo la bandiera e sento l'inno ma m'inkazzo per le nostre miserie di cui siamo responsabili primi e senz'appello e non possiamo prendercela che con noi stessi.

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