In un'intervento a Napoli il Capo (prima di partire per Viareggio in seguito al disastro ferroviario della notte scorsa per il quale esprimo il mio dolore e cordoglio per i morti e un'augurio di pronta guarigione per chi è rimasto ferito fra i quali c'è anche un mio collega che spero si rimetta presto, ciao Marino e in bocca al lupo per una pronta e completa guarigione per te e i tuoi affetti cari, nella speranza che a Viareggio non si faccia come si sta facendo in Abruzzo dove a fronte di montagne di promesse di fatti ce ne sono pochi) ha detto: all'Italia"serve meno invidia e meno odio politico fra le parti". Non si potrebbe non essere d'accordo se per primo lui stesso negli anni scorsi non ne avesse fatto uso quando parlava di usando le sue iperbole che per anni hanno inciso profondamente nell'immaginario degli italiani: dai comunisti che mangiavano i bambini al partito dell'amore per fare due esempi estremi. Se questo non serviva a fomentare quello che lui oggi condanna cosa è? Manco a farlo apposta viene la sua dichiarazione a due giorni dal post sull'invidia che ha fatto pensare e discutere (prima chi lo ha redatto e poi gli intervenuti o i passanti e turisti per caso.....) sulle ragioni di questa emozione/sentimento che, come già detto nel post in questione, come tutti i sentimenti umani, è ambivalente a secondo delle ragioni che ha alla base e che in molti casi ha fatto da motore (nel caso dell'invidia "sociale") al cambiamento dei rapporti fra i ceti sociali ed è stata la molla per la promozione sociale. Secondo, un detto recita "diffida dei greci che portano doni", il pensiero debole e fluttuante, che oggi va per la maggiore, ognuno ha un suo ruolo "sociale" e un suo posto: così si crea una società basata sulla casta che non permette "promozioni" ed è impermeabile ai salti di ceto. Questo sta emergendo in questi anni in questo paese. In pratica una situazione a cavallo fra gli ultimi decenni del 1800 e i primi del 1900 cancellando quello che c'è stato dopo: ci sta bene una situazione del genere?
si parla di progresso, di evoluzione, di civiltà ci ritroviamo invece in un nuovo medio evo dove conta chi si nasconde dietro il potere o vi si allea con esso.
martedì 30 giugno 2009
Il Capo a proposito dell'invidia.......
In un'intervento a Napoli il Capo (prima di partire per Viareggio in seguito al disastro ferroviario della notte scorsa per il quale esprimo il mio dolore e cordoglio per i morti e un'augurio di pronta guarigione per chi è rimasto ferito fra i quali c'è anche un mio collega che spero si rimetta presto, ciao Marino e in bocca al lupo per una pronta e completa guarigione per te e i tuoi affetti cari, nella speranza che a Viareggio non si faccia come si sta facendo in Abruzzo dove a fronte di montagne di promesse di fatti ce ne sono pochi) ha detto: all'Italia"serve meno invidia e meno odio politico fra le parti". Non si potrebbe non essere d'accordo se per primo lui stesso negli anni scorsi non ne avesse fatto uso quando parlava di usando le sue iperbole che per anni hanno inciso profondamente nell'immaginario degli italiani: dai comunisti che mangiavano i bambini al partito dell'amore per fare due esempi estremi. Se questo non serviva a fomentare quello che lui oggi condanna cosa è? Manco a farlo apposta viene la sua dichiarazione a due giorni dal post sull'invidia che ha fatto pensare e discutere (prima chi lo ha redatto e poi gli intervenuti o i passanti e turisti per caso.....) sulle ragioni di questa emozione/sentimento che, come già detto nel post in questione, come tutti i sentimenti umani, è ambivalente a secondo delle ragioni che ha alla base e che in molti casi ha fatto da motore (nel caso dell'invidia "sociale") al cambiamento dei rapporti fra i ceti sociali ed è stata la molla per la promozione sociale. Secondo, un detto recita "diffida dei greci che portano doni", il pensiero debole e fluttuante, che oggi va per la maggiore, ognuno ha un suo ruolo "sociale" e un suo posto: così si crea una società basata sulla casta che non permette "promozioni" ed è impermeabile ai salti di ceto. Questo sta emergendo in questi anni in questo paese. In pratica una situazione a cavallo fra gli ultimi decenni del 1800 e i primi del 1900 cancellando quello che c'è stato dopo: ci sta bene una situazione del genere?
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