giovedì 25 giugno 2009

PD a Congresso: e allora?

Il PD va a Congresso. Controllate gli orologi. Fermi? No? Bene allora possiamo andare avanti. Nato (de)cresciuto peggio, sempre a rischio di scissione, questa lobby di uomini che fanno politica sono riusciti a fare una cosa che nel nostro paese era difficilissimo: perdere il contatto con i cittadini. Avevano in dote un patrimonio enorme: dal PCI un'organizzazione mitica e, copiata pari pari dalla Lega, collateralismi in tutti gli ambiti sociali: sindacato, Coop, sezioni, arci-uisp, ecc. e milioni di voti sudati a uno ad uno dai militanti; dalla DC un sistema diffuso di consenso basato sulle parrocchie e sulla forza dei leader locali. E dov'è andato a finire questo patrimonio? In mille cespugli innanzitutto a sinistra e al centro; poi nell'astensionismo e infine perso perchè catturato dalla destra. Chi aveva intuito la frana era stato Prodi e ci aveva messo un bel rimedio con l'Ulivo senza riuscire però a dargli quell'impronta necessaria per farlo diventare partito; un'altro limite era il centrismo: forse un'impronta, almeno iniziale, socialdemocratica, non marxiana, poteva mantenere e dargli un'anima ma la scelta fu differente e Prodi e l'Ulivo abbiamo visto tutti la fine che hanno fatto. Poi nacque il PD. Veltroni gli diede l'impronta americana e un piglio assolutamente liberal, e assolutamente in salsa italaina, e liberista (modello fallito miseramente come tutti sappiamo innanzitutto finanziariamente e poi politicamente nel nostro paese guida e faro, gli USA). Ma anche qui contò troppo la personalizzazione e poco la linea politica fino al punto che assomiglia più ai partiti del XIX° secolo di notabili (in lotta perenne fra loro) che ai partiti di massa del secolo successivo: un partito che vive di immagine, ossia berlusconizzato. Clone della sua antitesi: il PdL. Con una differenza: mentre il suo originale ha al suo fianco un potere economico e mediatico enorme sopra un blocco sociale variegato e, pare, stabile il PD invece annaspa e non ha una sua linea caratteristica nè politica; non ha un'anima. Non ha nulla: tantomeno ha un'anim liberal se non possono parlare di pacs sennò s'inkazzano i cattolici come non possono parlare di socialdemocrazia sennò metà partito va con Casini: con questo poco si può fare e molto lontani non si va soprattutto se si continua a sparare addosso al proprio elettorato di riferimento, una volta operaio, candidando fior di industriali. Mi meraviglio sempre come facciano a restare a galla. Si facciano il loro Congresso e si facciano la loro bella battaglia interna e continuino a vivacchiare giocando di rimessa: la società continua a correre e non li aspetterà, soprattutto se riacquisterà memoria e ricorderà che fu proprio il centro-sinistra ad avviare la liberalizzazione dei servizi pubblici (e tutto il resto a partire dalle privatizzazioni ecc. che sono fallite senza creare mercato ma monopoli privati di cui un valido esempio è l'acqua, bene primario, che è passata da un monopolio pubblico ad un privato; si chiama liberalizzazione questa?), le chiamavano riforme, che hanno portato il paese alla sfacelo attuale. Quando saranno spariti si potrà ricominciare a lavorare e a costruire un partito socialdemocratico che è il vero grande assente di questi anni. E' vero che secondo i guru della comunicazione conta il centro e non le ali ma è anche vero che gli italiani hanno una vocazione genetica al dividersi in mille rivoli e fazioni che volgiono soprattutto il proprio tornaconto enon l'interesse generale ed è con questa storia che si devono fare i conti quando tanti oggi rimpiangono il "bel" tempo andato e si coprono gli occhi sulla realtà attuale e fattuale che è ben diversa: qui non serve rimpiangere ma altro e quest'altro non può non essere che altro rispetto a questo che ormai non piace a nessuno e viene, ancora, votato solo come male minore e non come valida alternativa alla Destra: e sotto quest'aspetto ha molta più credibilità l'IdV che essi e bastano e avanzano.

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