giovedì 10 dicembre 2009

Copenhagen: un'altro fallimento annunciato

Il tam tam è già partito: il clima può attendere. Ogni paese si riposiziona a seconda delle proprie convenienze del momento economico e si allea con i paesi per proprio tornaconto, ma l'annuncio è dato ossia che si farà molto poco. Troppi sono gli egoismi dei singoli e troppi sono gli interessi delle lobby a cui sono sensibilissime le classi dirigenti dei paesi; come se non bastasse è tale il gioco (al massacro) che la Cina si schiera per i tagli (sapendo che gli USA sono in difficoltà) e i paesi europei frenano, nonostante Kyoto, per evitare di essere gli unici "verdi" rischiando di trovarsi con il cerino acceso. Non servono né le proteste né le iniziative delle associazioni ambientaliste e dei paesi del terzo e quarto mondo (i quali ultimi continueranno a essere le colonie e i canali di scolo degli occidentali più le tigri varie asiatiche) che sono i veri danneggiati da queste "convenzioni" e non vedono frutti seri delle loro aspirazioni. Si può continuare così? In teoria no ma l'apparato economico e politico di spoliazione è tale che non c'é via d'uscita in vista e solo il crollo occidentale potrà aprire una strada diversa perché nessuno è disposto a mollare di un centimetro la propria posizione: nel mezzo di questo gioco perverso ci sono i comuni mortali, si fa per dire, che ne pagano le conseguenze prime ed ultime: sia in occidente che altrove. Che futuro stiamo costruendo per le prossime generazioni da un lato ridotte alla fame e con un destino di stenti, emigrazione ecc. e dall'altro di povertà crescente pur essendo nati nella società del cosiddetto benessere?

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