Fate voi..... a me viene la nausea
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 29 maggio 2014
Matteo Renzi potrebbe riuscire dove hanno fallito tutti: da Prodi che al massimo riuscì a mettere insieme con il vinavil di tutto (dai trotskisti a Lamberto Dini) a Veltroni con il suo pallino fisso dell’autosufficienza del partito, mito demolito dall’ultimo trionfo di Berlusconi (2008). Il segretario del Pd potrebbe mettere a segno l’impresa sempre sognata dall’ex Cavaliere a destra: il partito unico.
D’altra parte non è nemmeno colpa di Renzi, ma un’operazione indicata
dagli elettori. Lo hanno detto le urne. Il tripudio elettorale del Pd
si è fondato sul recupero di voti ai Cinque Stelle, sullo svuotamento
del bacino elettorale liberaldemocratico di Mario Monti
e sulla riduzione ai minimi termini delle forze alla sinistra dei
democratici. Se ne sono accorti in Scelta Civica, se ne sono accorti
dentro Sel. E ora il segretario invita almeno a non spingere: “Nessuno
di noi farà campagna acquisti in Parlamento ma siamo disponibili a
ragionare e a riflettere” anche perché “immaginando che l’orizzonte
della legislatura è il 2018 è fisiologico” anche per la “scomparsa di
alcuni partiti politici”. Ma se così dev’essere, aggiunge Pippo Civati, “io guardo dall’altra parte”.
Ma c’è chi non viene nemmeno sfiorato dall’esito del voto. Anzi,
proprio ora che il partito si esalta per la propria unità, la sinistra
del Pd ci crede e ci riprova. Vannino Chiti, che fino a
un mese fa era visto come il nemico pubblico numero uno, ha presentato
20 emendamenti e tra questi si prevede il Senato elettivo (e una
Camera dimezzata). E’ il punto su cui Renzi e il ministro per le
Riforme Maria Elena Boschi sono sempre apparsi
inamovibili. Eppure la burrasca delle urne non ferma la minoranza del
partito. Anche perché Renzi è apparso più aperto rispetto a qualche
settimana fa: “Prima dell’estate non è uno slogan. Per approvare
davvero quelle leggi – ha detto ieri il presidente del consiglio ai
suoi collaboratori, secondo una ricostruzione di Repubblica – sono
pronto a accettare modifiche. Sia sul Senato sia sull’Italicum. Ne
discutiamo ma poi si vota. Anche perché sono sicuro che Berlusconi non
si tirerà indietro”. E la proposta di Chiti potrebbe attirare sia i
voti di Forza Italia sia del Movimento Cinque Stelle, almeno sulla
carta. Insomma, forse il governo non c’entra con le Europee, come aveva
detto il capo del governo prima delle elezioni. Ma Renzi potrebbe usare
l’investitura e le glorie delle urne per giocare una partita questa
volta tutta sua e, quando qualcuno non ci credeva già più, cambiare il
volto all’assetto politico e istituzionale.
Migliore: “Soggetto unico”. Fratoianni: “Errore”. Sel verso lo scontro
Il capogruppo di Sinistra ecologia e libertà alla Camera Gennaro Migliore l’ha detto in un’intervista a Repubblica:
la sfida ora è “costruire un soggetto unitario di sinistra che possa
far vivere le aspettative di cambiamento. Senza restare ciascuno, Pd e
Sel, nel proprio contenitore”. Una sfida alla quale, in realtà, già da
settimane guarda un gruppetto di parlamentari di Sel – una decina circa –
che ieri si sono riuniti a Montecitorio proprio per fare il punto. C’è
il mezzo miracolo delle europee, nonostante il successo renziano. E
c’è che una parte del partito ha fatto fatica a sostenere la lista
Tsipras, figuriamoci un altro partito del tot per cento a sinistra del
Pd. Di tutto questo domani (venerdì 30) si parlerà nella direzione del
partito. Ma Nicola Fratoianni, fedele vendoliano e
coordinatore nazionale del partito, sbarra già la strada a strane idee:
“Considero sbagliato immaginare di entrare nell’area di governo e
proporre un partito unico col Pd”, piuttosto bisognerà impegnarsi per
un progetto di una “sinistra innovativa e non minoritaria”. La
posizione di Nichi Vendola, al momento, non è ancora esplicita.
Scelta Civica: “Calma, non andremo nel Pd”. Ma Monti: “Quella di renzi è la mia linea”
Poi
c’è lo psicodramma di Scelta Civica, che in un anno e poco più è
passato dai 3 milioni di voti delle Politiche ai meno di 200mila delle
Europee che messi di fianco agli 11 milioni del Pd fanno specie. I
giornali danno già il capogruppo alla Camera Andrea Romano
in partenza armi e bagagli verso i democratici. Lui smentisce (alle
18), mentre il segretario dimissionario (ministro dell’Istruzione) Stefania Giannini
invita alla calma, come un qualunque steward sulla Costa Concordia. “Ho
invitato i colleghi a non prendere decisioni affrettate – dice – Sono
questioni che vanno metabolizzate e questo partito montiano ha subito
di tutto. E ciò forse non è indifferente ai fini anche di quanto
viviamo in questi giorni. Quindi un po’ di calma, un po’ di meditazione
non credo che nuocciano”. Tanta è la meditazione che addirittura c’è
chi parla di Costituente liberale per ripartire da zero e chi alza la
mano per ricordare che però, dai, forse è colpa del simbolo perché
Scelta Europea si capiva poco, Scelta Civica si capiva di più “e
infatti alle amministrative siamo andati meglio”. Nel frattempo parla
il fondatore di Scelta Civica, Mario Monti, che butta
lì una frase sibillina: “Sul posizionamento di Scelta civica alle
elezioni Europee, io diedi un altro suggerimento quando ero ancora
presidente del partito, ma non è stato seguito – racconta il senatore a
vita – Per questo, a maggior ragione, mi astengo dal dare altri
suggerimenti. Resta il fatto che Scelta civica, nel febbraio 2013 con
uno sforzo di cinquanta giorni e senza soldi, ottenne 3 milioni di voti
e oggi, il grandissimo successo di Renzi deriva dall’aver aggiunto al
consenso che già il Pd aveva, altri 2,7 milioni di voti”. Un attimo
prima aveva ricordato di aver proposto un accordo a Bersani, prima
delle Politiche del 2013: se rinunci a essere condizionato dalla linea
di Fassina e della Cgil, corriamo insieme. Terzo indizio (ed ecco la
prova del “suggerimento” di Monti ai dirigenti del suo partito): “La
linea che Renzi sta vigorosamente affermando è la linea del mio
governo, adattata a una situazione in cui l’emergenza finanziaria non
c’è più: ossia mantenere sotto controllo i conti e fare le riforme
strutturali per la crescita”. Se nei prossimi mesi qualcuno di Scelta
Civica ascolterà Monti, la strada sembra segnata.
La riforma del Senato e i 20 emendamenti della sinistra Pd
Ma
questo clima euforico potrebbe incrinarsi da qui a martedì, quando
scadrà il termine per presentare gli emendamenti al disegno di legge
sulle riforme. “Il governo dimostri di saper cogliere l’occasione
mostrando ascolto e rispetto per il Parlamento – dice Roberto Calderoli,
uno dei relatori – Se così sarà ci saranno tempi stretti e una grande
riforma, diversamente ci costringeranno al Vietnam”. Quindi se le
elezioni pesano, pesano in tutti i sensi, anche quando a parlare sarà la
Lega nord, rivitalizzata dall’ultimo bagno elettorale. Ma quando
Calderoli dice di ascoltare il Senato si deve necessariamente riferire
anche alla sinistra del Pd. Chiti, promotore del ddl alternativo a
quello del governo, ha presentato 20 emendamenti. Tra i punti principali
c’è l’elezione diretta del nuovo Senato su base regionale e riduzione
dei membri delle due Camere: 315 deputati e 106 senatori. Ma il voto di
fiducia e l’approvazione della legge di bilancio sarebbero attribuiti
alla sola Camera, mentre al Senato verrebbe assegnato anche l’esame e
il voto delle leggi elettorali, dei trattati europei e dei
provvedimenti che investano diritti fondamentali della persona.
Proposte che potrebbero diventare terreno fertile come potere di
scambio per Forza Italia e come strumento di guerriglia per il
Movimento Cinque Stelle.
p.s.
aggiungiamoci pure la
crescente, e, sia pur in parte giusta (non capisco la levata di scudi
nell'allearsi al parlamento con farage.. per i motivi in precedenza
spiegati, mentre capisco la polemica verso i guru che hanno sbagliato la
campagna elettorale), ansia nel M5S e il quadro è completo..... c'è
molto confusione sotto il cielo: spiace per coloro che credevano che
tipetti da salotto come la dirigenza di sel aderissero a Tsipras ma,
siamo italiani no?
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