Non mi ricordo chi disse che ogni tanto gli maericani prendono
qualcuno e lo stapazzno un pò...... era già accaduto nella storia
americana è accaduto in iraq dove gli appetiti della halibarton, di
proprietà di un fondo americano e lateralmente anche del
vice-presidente, sono stati più forti delle esigenze strategiche..
infatti li hanno aggrediti senza alcun reale motivo con il risultato che
gli estremisti islamici hanno trovato il campo di battaglia ideale per
lo scontro con l'occidente: non avendo imparato nulla dal passto, leggi
vietnam, i nostri eroi non hanno saputo fare di meglio che acuire e
alzare il livello di scontro anche violando apertamente le varie
convenzioni internazionali, come quella che vieta le armi come il
fosforo, ampiamente usato a Falluja, pur di eliminare il "nemico";
l'hanno potuto fare solo perchè tutta la comunità internazionale gli è
andata dietro.. sia per opportunismo che per smania di fare affari,
italia compresa. Voglio proprio vedere se ancora una volta gli americani
o meglio i cittadini americani sono disposti a mndare i propri figli a
combattere e a morire... per la democrazia, la libertà, i politici
corrotti irakeni, le aziende che in quel paese derubano gli irakeni del
loro petrolio, ecc.
leggete qui dalla Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 giugno 2014
Iraq, Obama: tutte le opzioni aperte.....
Il presidente americano Barack Obama ha dichiarato che il suo governo sta esaminando “tutte le opzioni“, dunque anche quella militare, per aiutare il governo di Baghdad contro l’avanzata dei militanti islamisti dell’Isis (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante). ”La
nostra squadra della sicurezza nazionale valuta tutte le opzioni”, ha
dichiarato, aggiungendo di “non escludere nulla” quando si tratta di
aiutare l’Iraq a difendersi dai ribelli. Secondo Obama, che ha parlato in occasione della visita del premier australiano Tony Abbott, l’Iraq
avrà bisogno di ulteriore assistenza da parte degli Stati Uniti per
respingere la rivolta islamica, senza ancora specificare quale tipo di
assistenza sia disponibile a offrire. Il presidente americano è stato duramente attaccato dall’opposizione repubblicana per la sua risposta alla crisi irachena, precipitata con la conquista di Mosul da parte degli islamisti dell’Isil. “Era un anno che vedevamo questo problema arrivare – ha detto lo speaker della Camera, John Boehner - e il presidente che fa? Schiaccia un riposino”.
Intanto continua a infuriare l’offensiva dei ribelli jihadisti dell’Isis che ha già provocato mezzo milione di profughi civili
negli ultimi giorni, mentre l’esercito fatica ad opporre resistenza. I
ribelli hanno lanciato un appello ai loro sostenitori per unirsi alla
loro battaglia e marciare insieme verso Baghdad. Con un messaggio, il portavoce dell’Isis, Abu Mohammed Al-Adnani, ha esortato gli insorti a marciare verso la capitale e ha criticato il premier iracheno Nouri Al-Maliki per la sua “incompetenza”.
Questa situazione ha già portato gli Stati Uniti ad affermare di essere “pronti” a venire in aiuto
del governo di Baghdad. Dopo essersi impadroniti della provincia
settentrionale di Ninive e del suo capoluogo Mosul, infatti, gli insorti sunniti iracheni sono entrati anche a Tikrit, la città natale del deposto e defunto presidente Saddam Hussein. In precedenza i miliziani dell’Isis, che da gennaio controllano anche la città di Falluja, 60 chilometri a ovest della capitale, erano entrati nella regione di Baiji, ricca di pozzi petroliferi, dove sorge una delle più grandi raffinerie del Paese, ma erano poi stati costretti a ritirarsi.
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