Fonte: il Fatto Quotidiano del 8 gennaio 2015 a firma di Ascanio Celestini
I terroristi entrano nel telefono di Jean Louise
mentre mangiamo in un Bar del Marais a Parigi. Le notizie ormai ci
raggiungono ovunque. Non è indispensabile comprare un giornale di carta o
accendere la televisione.
“Hanno ammazzato dodici persone” dice
Jean Louise leggendo sullo smartphone. “Giornalisti di un settimanale
satirico sono stati ammazzati a colpi di kalashikov” dice “ma sembra
che gli assassini siano scappati e non li hanno presi”.
Allora ci facciamo i calcoli sulla strada che faremo per tornare a casa. Jean Louise e Patrick devono prendere il treno per tornare a Liege e a Bruxelles, Paolo va a Belville e io all’aeroporto di Orly.
Gli sparatori sono ancora in giro, chi li incontrerà?
All’aeroporto
mi sequestrano lo sciampo. Niente di tragico, era una bottiglietta
presa in albergo tanto per non buttare nel water un goccio di sapone,
ma in un giorno come questo i controlli sono più severi.
I terroristi (si chiamano così) non riusciamo a capirli, sparecchiano la nostra tavola rovesciando tutto in un solo colpo.
Ma chi ha inventato questa guerra
che dalle trincee di cento anni fa arriva fino alla porta di casa
nostra? Penso alle trincee perché da un anno si parla della prima
guerra mondiale. Si pubblicano e ripubblicano libri. Escono film e si
fanno trasmissioni televisive sulla grande guerra. In molti ricordano
l’attentato di Sarajevo. Gavrilo Princip uccise
l’erede al trono austro-ungarico in una giornata che ebbe un andamento
grottesco. A scuola ci dicevano che la guerra scoppiò dopo quel fatto,
ma era solo una semplificazione. L’Europa si preparava già da dieci
anni e tutti i paesi avevano interesse a spararsi addosso. L’Austria
cercava un pretesto per mettere le mani sui Balcani e presentò un
ultimatum alla Serbia senza aspettare la risposta, la Russia voleva uno
sbocco sui mari caldi, la Germania pensava all’egemonia continentale
ma anche all’espansione coloniale, l’Inghilterra non voleva un paese
egemone nel continente europeo, la Francia non poteva non intervenire
davanti ad Austria e Germania che si muovevano, l’Italia temporeggiò
per un anno poi prese al volo l’invasione del Belgio per cambiare
schieramento e mettersi in trincea contro gli austriaci.
E poi tutti avevano paura del socialismo. La guerra avrebbe fermato la rivoluzione.
In Russia successe il contrario: fu la rivoluzione a scoppiare grazie
alla guerra, ma queste due anime furono comunque legate l’una all’altra
anche in quel caso. Queste cose le sappiamo dopo anni di studi e
pubblicazioni, ma cento anni fa i nostri nonni avevano a disposizione
una versione completamente diversa.
La storia ci ricorda che gli
avvenimenti sono soltanto la punta visibile di un iceberg che si scopre
solo col tempo e con lo studio. Dunque: qual’è l’iceberg che sta sotto ad un attentato come questo? Cerchiamo di scoprirlo iniziando col porci un’altra domanda: a chi serve questa guerra?
p.s.
Ehm, ci sono domande?
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