domenica 6 dicembre 2015

Femministe contro l’utero in affitto “Non è un diritto” (ANNALISA CUZZOCREA)

04/12/2015 di triskel182

L’appello promosso da “Se non ora quando” “Diciamo no a chi vuole un figlio a tutti i costi”.
ROMA – Un appello contro la pratica dell’utero in affitto. La richiesta all’Europa di metterla al bando. Il desiderio di rompere quello che viene definito «un silenzio conformista su qualcosa che ci riguarda da vicino». A promuoverlo sono le donne di Se non ora quando libere.
A firmare, un mondo vasto che va dal cinema alla letteratura, dal campo universitario a quello delle associazioni per i diritti.

Così ci sono Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Claudio Amendola, Francesca Neri, Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Micaela Ramazzotti. E poi intellettuali come Giuseppe Vacca, Peppino Caldarola, la scrittrice Dacia Maraini. E ancora le suore orsoline di Casa Rut a Caserta, l’associazione Slaves no more di Anna Pozzi, Aurelio Mancuso, già presidente di Arcigay e ora di Equality Italia. Un elenco in fieri che da oggi sarà pubblicato sul sito Che libertà (www.cheliberta. it). Sotto un testo che recita: «Noi rifiutiamo di considerare la “maternità surrogata” un atto di libertà o di amore. In Italia è vietata, ma nel mondo in cui viviamo l’altrove è qui: “committenti” italiani possono trovare in altri Paesi una donna che “porti” un figlio per loro. Non possiamo accettare, solo perché la tecnica lo rende possibile, e in nome di presunti diritti individuali, che le donne tornino a essere oggetti a disposizione». Il nodo è quello della differenza tra desiderio e diritto. I temi sono quelli del limite, della libertà e della modernità. Per questo, racconta chi ha raccolto le firme come la docente universitaria Francesca Izzo, «mi ha colpita una certa resistenza. Molti, forse più uomini ma anche donne, hanno mostrato una singolare ignoranza della questione, si sono dichiarati troppo inesperti per esprimersi. C’è quasi la disponibilità a considerarla una cosa accettabile senza volersene troppo occupare». Dice la regista Cristina Comencini: «Una madre non è un forno. Abbiamo sempre detto che il rapporto tra il bambino e la mamma è una relazione che si crea. Concepire che il diritto di avere un figlio possa portarti all’uso del corpo di donne che spesso non hanno i mezzi, che per questo vendono i loro bambini, riconduce la donna e la maternità a un rapporto non culturale, non profondo». Già alcune femministe italiane – dopo quelle francesi, che hanno stilato un manifesto simile qualche mese fa – hanno sostenuto queste tesi e sono state, come scriveva ieri Avvenire, accusate di omofobia.
(Articolo intero su La Repubblica del 04/12/2015.)



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lungi da me voler entrare in un dibattito che dovrebbe interessare soprattutto le donne (di qualunque età, religione, preferenze, ecc.) ma un paio di cose non posso esimermi dal dirle:
  1. femministe? Chi? Senonoraquando? In realtà a me pare una posizione, la loro, molto ma molto integralista; peggiore dei loro omologhi integralisti cattolici. E' vero che sostengono che la mercificazione del corpo della donna è sempre deleteria, nessun dubbio che sia così, ma da qui a negare del tutto un diritto della donna che non può avere figli ce ne corre e spiace vedere un movimento "femminista" fare da sponda a posizioni estreme del mondo cattolico... piuttosto premano sulla politica per impedire la mercificazione ma se c'è qualcuna che vuole donare qualcosa a qualcun'altra affinché anche quest'ultima possa godere delle gioie dell'avere un figlio chi ha il diritto di impedirglielo?
  2. La donna ha diritti o no? Può disporre del proprio corpo o no? Perchè ci dev'essere sempre qualcuno che si arroga il diritto di decidere e pontificare in sua vece.. vece non richiesta. Compito dello Stato dovrebbe la tutela dei diritti: non è un caso che la medievale legge 40 è stata demolita letteralmente sotto le sentenze di ogni ordine e grado della Magistratura: poteva essere altrimenti vista la nostra Cotituzione e visti i diritti che essa assicura ai cittadini... se ne facciano una ragione queste "femministe"

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