giovedì 19 giugno 2008

La Finanziaria triennale: il solito treno e il solito binario

Sembra un fatto rivoluzionario questa Finanziaria (<------ qui potete leggere) visto che a prima vista si inverte l'ordine di priorità e almeno dal punto di vista dei ceti deboli non ci sono aggravi (sempre a prima vista); ma non è così. La tassazione su petrolieri, banche, assicurazioni ecc. verrebbe usata per introdurre "assegni" da ritirare alle Poste per i meno abbienti e ne siamo contenti (una cosa che il liberismmo friedmaniano promosse nei paesi che applicarono queto sistema con gli check per i figli dei poveri che potevano in questo modo accedere alle scuole privatizzate, pura assistenza) però se si fa la somma fra questo "intervento" e il resto della manovra la cura è da cavallo e come sempre saranno proprio i meno abbienti a pagarne il prezzo maggiore visto che fra tagli ai ministeri e agli enti locali molti di programmi di assistenza sociale, aiuti agli svantaggiati, tariffe che aumentano e probabilissima introduzione di ticket e tributi a livello locale il costo per gli stessi ceti che si dice di aiutare aumenterà anzichè diminuire: basta fare appunto due conti. Un taglio pesante ad un ente locale, che gestisce il sociale, comporterà meno programmi di assitenza per fare un'esempio. Per non parlare dei minori fondi per la benzina delle auto delel forze di sicurezza ecc. quindi si può dire che è il solito giroconto che da un lato dà e dall'altro toglie con gli interessi: nulla di nuovo rispetto alle precedenti finanziarie dei precedenti governi, solo un maggior accento e molto effetto annuncio, naturalmente poi si vedrànno le risultanze a fine gestione e sarò felice di ricredermi, ma l'esperienza mi dice che non sarò smentito. L'accento che manca è sulla famiglia, come mai? Se ne sono dimenticati o cosa? Qui il vro problemaq è quello che uno Stato che fa davvero l'interesse di tutti i cittadini deve mettere mano al portafogli e i fondi li deve trvoare perseguendo duramente gli evasori e gli elusori (250 milioni di euro di tasse non pagate, un'enormità) se vuole attuare politiche sociali reali, ma il liberismo e l'economia internazionale questo non lo consentono perchè ragionano come i ragionieri e tutto ha un prezzo; invece il sociale non può essere trattato come costo e solo lo Stato può crearlo e gestirlo non il privato che bada al profitto e all'utile sennò diventa un peso e se ne libera. E' sempre una questione di scelte: se si sceglie il sociale allora lo Stato deve spendere se si sceglie il liberismo allora lo Stato è una SpA e allora bada alla gestione entgrambe insieme sono inconciliabili e infatti in giro per il pianeta si moltiplicano fame, povertà, miseria ma soprattutto aumentano le rivolte popolari e la repressione che è l'unica risposta che il liberismo sa dare in realtà perchè essendo tutto basato sull'egoismo individuale non ha nel proprio orizzonte null'altro che il profitto e lo Stato deve "solo" favorirlo e non impicciarsi di altro. Immagino le obiezioni e le critiche ma non essendoci nel paese e nel Parlmento un diverso schieramento che propugna una diversa visione dell'economia (foss'anche la socialdemocrazia del nordeuropa) non vedo, in caso di cambio di governo, una valida alternativa e quindi anche questa porta è chiusa. AUGURI ITALIA!

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