mercoledì 8 dicembre 2010

Mercato e democrazia: e con questo ci fregano .......

Ogni volta che si sente qualche rapace papavero delle cosiddette "istituzioni internazionali (FMI, Banca Mondiale, BCE, grandi banche d'affari ecc.)" dire che ci vogliono riforme son sicuro che i veri liberali, a partire da J. M. Keynes, si rigirano nella tomba. Perché lo stravolgimento del pensiero liberale, e di conseguenza democratico che ne é figlio, compiuto dal liberismo é stato completo: ideologizzati e intolleranti i liberisti hanno trovato terreno facile presso i politici proprio perché avevano una risposta, sempre la stessa, per tutti e tutto; facile facile e senza problemi. Bastava eliminare le strutture statali che governavano l'economia, fare leggi che eliminassero controlli e lasciassero campo libero agli spiriti selvaggi del capitalismo affinché potessero correre liberi nelle praterie lasciate incolte: parole come riforme, privatizzazioni, liberalizzazioni diventano le massime espressioni dei nuovi sacerdoti della religione laica che dagli anni '50; improvvidamente questo teorema aveva tre falle: riducendo tutto a costi e ricavi escludeva in un colpo solo qualunque considerazione di carattere politico; essendo tutto a ridotto a mercato chi aveva basi di partenza più che buone poteva arricchirsi mentre chi non le aveva vedeva aprirsi davanti a sé il baratro della povertà; infine mettendo alla base di tutto "le performance competitive" non teneva conto che i popoli non possono essere ridotti a individui staccati dai contesti, soprattutto culturali, nei quali erano progrediti e, come nei fatti accaduto, quindi il primo fenomeno che si manifestava era l'anomia e l'alienazione ..... poi tutto il resto ivi compresa la povertà e la violenza dato che tutto era ridotto a competizione gli individui si trovavano costretti a farsi largo laddove potevano cooperare ottenendo gli stessi risultati senza doversi augurare la morte del proprio vicino. Questi tre limiti ogni volta che ci sono crisi di sistema vengono fuori: e cosa fanno i sacerdoti? Chiedono l'intervento dello Stato: ossia di quegli stessi cittadini che prima erano spinti a competere e di cui una buona fetta era costantemente appena sopra il livello di sopravvivenza cui veniva chiesto di "aiutare", attraverso minori servizi più tasse, coloro che invece spesso sono stati i promotori della stessa crisi e che riescono ad arricchirsi grazie ad essa. Un sistema siffatto in teoria non potrebbe durare a lungo se non ci fosse la variante, tanto odiata e eppur necessaria, Stato: il suo apparato repressivo (mediatico ecc.) é necessario affinché le persone possano essere remissive e tenute sotto controllo; quando non dovesse bastare s'inizia a usare la leva economica e tutti si spaventano dato che senza soldi oggi non si vive. Negli anni della Grande Depressione la paura di rivolte e del comunismo spinse i governi a rompere le alleanze con la grande finanza e a seguire le Cassandre che lanciavano allarmi: oggi tutto ciò non c'é e infatti si vede e mai come ora i grandi CEO si staccano ottimi assegni per se stessi mentre i governi tirano la cortissima coperta da un lato prima e dall'altro poi senza soluzione di continuità: nel nostro paese vi si aggiungono considerazioni, poi, di carattere "personali" dell'amato Capo che non possono che peggiorare le condizioni generali del paese che fa di tutto per restare in sella nella migliore tradizione del "giolittismo" precursore del fascismo. Possiamo sperare che se ne esca da questo imbuto? Si se quel 40% di italiani, che oggi vota i reduci del pci e della dc, smette di illudersi che chi é dentro questo sistema possa cambiarlo dal "di dentro" e con il buonismo: aveva ragione Barbara Spinelli sul fatto quando, facendo il pelo e contropelo a Marco Travaglio, affermava che la migliore caratteristica che si possa avere, oltre alla memoria, era l'abiura proprio del buonismo e quindi un pò di cattiveria; senza siamo perduti....

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