venerdì 10 dicembre 2010

oligarchia, meritocrazia, gerontocrazia: ecco la "nuova" Italia

Ieri, 9/12/2010, sul fatto quotidiano c'era un bel contributo del Prof. Alberto Burgio dal titolo " La meritocrazia secondo Galli della Loggia" (pagina 22), nel quale il Prof. rispondeva a un articolo del noto opinionista del Corriere della Sera; da questo intervento ho tratto spunto per questo post per dire la mia sugli argomenti proposti, nel mio piccolo naturalmente non potendo, né volendo, competere e pesare, o pensare di pesare, nel dibattito: ma, appunto, dire la mia prendendone spunto. Hanno voglia ad affannarsi i "riformatori": si diceva una volta che la verità é rivoluzionaria. Ma cosa produrranno le riforme? Esattamente quello che c'é nel titolo del post: i tre veri pilastri della nuova Italia nell'era post caduta di Berlino; s'intende per "tal era" il periodo durante il quale l'amato Capo, attuale, risulta essere solo l'atto finale di un processo che ha visto la "ristrutturazione/riconversione" dei partiti tradizionali, crollati sotto i colpi della Magistratura e dell'indignazione popolare (in parte guidata) che si sono riposizionati sulla base della trasformazione sociale che avveniva nell'intero Occidente in seguito all'ondata liberista promossa dai vincitori della guerra fredda: gli USA reaganiani. Il processo prevedeva, nei vari paesi ove arrivava l'ondata, uno shock socio-economico e l'appiattimento dei partiti, tutti, sul pensiero unico dominante (il liberismo e l'assioma mercato=democrazia; falso come lo sono oggi le mille lire). Da noi non si sfuggì all'ondata; nel nostro paese c'era un terreno favorevole particolarmente ricettivo grazie ad alcuni fattori: la malavita italiana che vedeva di buon occhio l'assenza, o la cancellazione, delle regole (malavita sempre presente nelle zone grige della storia italiana con la quale tanta parte della casta politica di allora cercava di convivere da un lato e di trattarci mediazioni che favorisse entrambe le parti); gli spiriti animali, che negli italiani si evidenziano subito nel rifiuto di pagare le tasse, da parte di alcuni ceti sempre riconosciutisi nel centro del potere politico, e nel rifiutare qualunque tipo di regola che impedisce l'esplicarsi della libertà di fare quello che si vuole (esattamente il contrario di cosa relamente significhi il concetto di libertà); le corporazioni (politiche, economiche, finanziarie per limitarsi alle più grandi che prima dipendevano proprio dai partiti e che ora li dominano) che vedevano la possibilità di governare, per interposta persona, un intero paese senza risponderne direttamente attraverso il controllo pubblico. In un tal quadro "l'Avvento" dell'amato Capo era solo la naturale conseguenza, o lo sbocco finale, del processo: per dirla meglio se abbiamo Lui al vertice é perché ne hanno creato, volontariamente o meno é un altra storia, le condizioni sia sociali che politiche: era pronta la cornice, mancava il quadro e il soggeto principale di esso. Ora detto ciò veniamo al punto: come siamo ridotti così? Come mai quando devono "riformare" tirano fuori dall'armadio parole anacronistiche e svuotate del loro reale significato quali, ad esempo, la meritocrazia? Queste riforme siamo proprio sicuri che non siano meritocratiche? Lo sono eccome, almeno io ritengo che lo siano. Ma lo sono su un punto particolare: sono meritocratiche su chi é già predestinato ad assumere incarichi; predestinato per provenienza "familistica" o politica: lo dice il Prof. Burgia e io sono d'accordo. Il "predestinato", il prescelto, anche se avesse un Q.I. pari a 10, comunque arriva ai vertici: costui vede il "merito"premiato da quando studia a quando lavorerà in "fabbrichetta" a quando, e se, entrarà in politica perché in realtà non incontrerà "concorrenza" con chi, magari, ne ha davvero le qualità e il talento e che non avendo fondi o sponsor non farà mai carriere né vedrà realizzate le proprie aspirazioni e si dovrà rassegnare a una vita precaria e da precari. Ma anche se é proprio un incapace, e nonstante i soldi e gli sponsor, non ce la fa ..... c'é sempre un esamino facile che lo "aiuta" ad affermarsi nel campo che ha prescelto o a raggiungere la meta prefissata e a cui era predestinato. Il ceto che si é venuto così a creare, un ceto assistito e chiuso, in una siffatta situazione é un ceto che non ci sta a mettersi da parte: ma davvero secondo voi queste riforme servono a premiare il merito? Realmente una società meritocratica lascerebbe dove si sono messi oggi (poltica, industrie, ecc.) tanti inetti? Ci sarebbe un rivolgimento tale che verrebbero sconvolti tutti gli equilibri di potere attualmente costituiti e porrebbe nei problemi tutti quelli che hanno da piazzare nei posti clientelari amici e amici degli amici. Cari ragazzi che lottate per veder riconosciuto il VOSTRO futuro e il vostro merito non credete alle sirene che vi provocano (provocazioni verbali e non solo) né a quelle che vi dicono che queste riforme sono a vostro favore: non é vero perché queste riforme servono a solo a fare in modo che i loro "pargoli (diretti e "adottati" politicamente parlando) non abbiano concorrenti che li mettano in cattiva luce perché spesso incapaci e che davvero meriterebbero di andare a zappare o a raccogliere pomodori al posto dei tanti extracomunitari perché altro non saprebbero fare ........ una vera società meritocratica livellerebbe le classi verso l'alto eliminando in un colpo solo la generazione assistita che é nata e cresciuta, e si é arricchita, dopo la caduta del muro e sulla scommessa liberista ha scommesso il proprio futuro: volete davvero che questi qua debbano conoscere l'onta della disoccupazione e della cassa integrazione per politici e assimilati? Volete davvero che questi "poveracci" che prima del '92 avevano le pezze al sedere e ora viaggiano in ferrari ritorni al punto di partenza? Siiiiiiiiiii? ma siete proprio dei comunisti.... Realmente pensate che vivete in società democratiche? Realmente credete che Assange sia un bieco stupratore? Realmente credete che chi lo ha denunciato sia una "povera" ragazza che "non ha fatto di tutto per entrare nelle grazie, e poi nel lettone (non di Putin), del curatore di Wikileaks? La realtà, come sempre é ben diversa: c'é da crederci solo che, non trovando altro, i paesi democratici, o cosiddetti tali, si siano aggrappati a una fondamentalista cristiana che creasse le condizioni per poter cercare di fermare uno dei siti, e il suo curatore, che andavano a spulciare la polvere delle cosiddette democrazie occidentali mettendone in luce le contraddizioni e le ipocrisie profonde con le quali mentono ai propri cittadini; così come mentre da noi a ogni pié sospinto ci si scaglia contro "i comunisti" all'estero le stesse persone intrattengono relazioni "amichevoli" con i peggiori dittatori, spesso ex-comunisti, del pianeta queste persone cercano di venderci per "riforme" il peggior bidone della, breve e travagliata a dir poco, storia di questo sfigato e credulone paese?

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