mercoledì 27 luglio 2011

Un fulgido esempio di democrazia sindacale .........

Già dissi la mia su come la CGIL, intesa come confederazione generale .... quella guidata dalla Camusso, avesse avuto voglia di firmare l'accordo ultimo manifestando la, fino a poco prima, inespressa volontà di essere parte per non restare fuori e farsi impallinare dal Governo e dalla confindustria; e già dissi la mia su come la Fiom si opponeva, e si oppone, alla firma e, se non si poteva fare ameno di firmare, al chiedere con forza un referendum fra i lavoratori, iscritti e non, per vedere cosa ne pensassero essendo poi essi i destinatari degli accordi: mi pare una bella espressione di democrazia ..... e invece ..... no. La Camusso ha avuto un illuminazione: roba da URSS. Non rendere pubblici i risultati del voto dei lavoratori "NON" iscritti e imponendo di presentare nelle assemblee "SOLO" la posizione ufficiale (cosa cui la FIOM ha già ovviato volantinando nelle assemblee la propria posizione in modo da aggirare quanto affermato dal SOVIET CENTRALE). Una scelta suicida nel vero senso della parola: il maggior sindacato italiano e l'unica vera opposizione a questo pantano (della seconda ne dubitavo seriamente e ora ne ho la conferma), secondo gli ottimisti a oltranza, che era stato "il sindacato di Di Vittorio" e che nemmeno ai tempi della guerra fredda aveva assunto posizioni "sovietiche" oggi, con un segretario "socialista (...)", assumeva posizioni politiche dei bei tempi che furono: non tanto verso la politica ma verso gli azionisti di maggioraza o meglio la stessa ragion d'essere di un sindacato: i lavoratori che anchese si esprimessero nel ferendum per accettare l'accordo non vederebbero presa in considerazione il loro voto ....... in piena linea, peraltro, con l'accordo stesso sottoscritto dai sindacati "gialli" e dalla CGIL che prevede il non esser necessario l'adire il referendum fra i lavoratori se la maggioranza dei delegati sindacali, presenti nelle rsu, e la maggioranza delle organizzazioni sindacali hanno firmato e son, quindi, d'accordo e nemmeno diventano più possibili proteste "locali" perché l'accordo prevede la pace sindacale: una resa su tutti i fronti, a mio parere, e il sindacato (anche quello, si fa per dire ormai, "rosso") che si trasforma addirittura in sceriffo del Capo assicurandogli la pace nell'azienda. Avete ancora dubbi che organizzazioni di tal genere possano esser veicolo di cambiamento? Ci sono ancora dubbi in proposito? Cosa si aspetta a cancellarsi in massa da organizzazioni del genere per crearne una nuova che ritorni e riscopra quello che il vero target: la difesa e la contrattazione in nome e per conto dei lavoratori. Se vogliamo, lavoratori e cittadini, dare un segnale ai riformisti d'accatto che ci vogliono cancellare anche gli ultimi brandelli di welfare e diritto garantito al lavoro il momento è questo: se passa non possiamo recriminare perchè ora, come altre volte in passato, abbiamo l'ultima occasione per cambiare strada e classe dirigente ......

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