martedì 21 agosto 2012

Lavoro: all'italiana o all'inglese?

Ecco una tipologia e due modi di intendere la stessa cosa, il lavoro a chiamata:




caso inglese: c'é una richiesta di lavoro a "chiamata", ti assumo attraverso l'agenzia e ti pago per il periodo che mi servi; poi hai una paga di disponibilità minima per tutto il periodo che serve passato il quale ritorni nelle disponibilità dell'agenzia di lavoro, e ciao...

caso italiano: ti faccio un favore a darti un lavoro e te lo sottopago con una delle varie forme di collaborazione sottopagata che gli amati governi sono riusciti a inventarsi in questi 20 anni (propinati come futuro migliore nel migliore dei mondi possibili) e poi mi servi dalle 8 alle 9 dove ti pago poi mi riservi dalle 11 alle 12 e infine dalle 15 alle 17, in queste ore ti pago nelle altre no, nessun salario, seppur minimo, di disponibilità né altro e .. ricorda che ti faccio un favore perché di morti di fame che vogliono (al tuo stesso prezzo o a uno inferiore, se possibile meglio a nero) ne trovi a quintali.... chiaro?

In base all'esperienza la prima forma é quella CORRETTA, la seconda é la nostra "interpretazione", peraltro molto americana (...), della stessa forma di lavoro. Spero che l'esempio sia chiaro perché questo é solo, ripeto, un esempio di come in questo paese ci si stia distruggendo con le proprie mani il futuro.... come forse avrete letto nel profondo nord, non nel sud terrone, una società ha licenziato 20 lavoratori e 10 donne perché avevano fatto rchiesta di migliorare la propria condizione: come risposta, oltre agli insulti continui dei padroncini e l'indifferenza della cosiddetta civile, l'azienda ha assunto, via cooperativa, lavoratori indiani a 7.50 euro l'ora ........ insomma conta il costo ma non chi quel costo rappresenta. Se questo é il futuro......

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