mercoledì 23 gennaio 2013

C'era una volta ... pomigliano

Ricapitoliamo le puntate precedenti... anzi no raccontiamo una favola:
c'era una volta una fabbrica in crisi, definita cattedrale nel deserto, cha apparteneva allo Stato, arrivò una sua concorrente e l'acquistò; ma le cose non andavano bene ancora e si decise che questa fabbrica andava "riqualificata" e così fu: ma prima era necessario che ci fossero delle riforme che avrebebro dovuto metterla al passo degli altri. Si decise che:
  1. era necessario che il padrone potesse aver mani libere nel decidere come, chi, quando e senza un perché licenziare o mandare in cassa integrazione senza interferenze esterne;
  2. era anche necessario che il contratto di lavoro cambiasse, fosse aggiornato alle esigenze del momento.. subito i sindacati (tranne la fiom) accorsero come i re magi al cospetto della nascente nuova era che avrebbe reso tutti felici, operai compresi; così come governo e partiti, sinistra (..) compresa si misero a disposizione affinché il cambiamento potesse avvenire "riformando" la legislazione a partire dall'art.18, l'ultimo vero baluardo all'orda liberale;
  3. fu anche detto che, dopo riforme e nuovi contratti, il lavoro sarebbe arrivato copioso e gli operai non avrebbero sofferto più di tanto le brutture della cassa integrazione.
A conferma di tutto ciò fu siglato un accordo dove da un lato venissa promesso che miliardi sarebbero arrivati come investimenti che avrebebro rilanciato la fabbrica così come fu promesso che nuovi modelli e nuove piattaforme sarebbero state operative a breve, in  cambio si chiedeva la riduzione di quelli che erano considerati diritti dei lavoratori e libertà nel gestire lavoro e tutto il resto e in più si decise che chi firmava poteva sedersi al tavolo di concertazione (contrattazione nemmeno a parlarne) chi respingeva l'accordo o lo dicuteva pensando, ingenuamente, di poterlo cambiare o almeno migliorare e tirava in lungo i tempi ..... no era escluso e per sempre: anche se era la sigla maggiormente rappresentativa e si vide anche rifiutare il pagamento della tessera attraverso la busta paga: in pratica veniva cancellata; e si fece un referendum (durante il quale varie volte sono state denunciate pressioni indebite sui lavoratori) affinché gli operai potessero scegliere il si o il no....  solo una sigla, come dicevo, disse di no e fu esclusa e molti dei suoi iscritti furono messi in cassa integrazione o messi in gravi difficoltà, con il plauso, nemmeno tanto nascosto, della stessa sinistra.....
com'é andata a finire?
Che alla fine si é dovuto riconoscere che nulla di quanto promesso é stato messo in atto, anzi si dice chiaramente che le fabbriche sono improduttive e che i miliardi promessi non sarebbero arrivati né allora ne oggi, né probabilmente nei prossimi anni.
Che dopo varie battaglie legali la Fiom sta riconquistando a colpi di sentenze l'agibilità sindacale e politica dentro e fuori la fabbrica semplicemente chiedendo quelli che sono i principi di qualunque democrazia sindacale di un paese civile: non siamo in cina.... anche se qualcuno ci spera.
Che, mentre la Fiom vince quasi tutte le cause, a difesa, ivi compresa quella sul licenziameno di 19 suoi iscritti (l'azienda in risposta ne manda in cassa integrazione altrettanti 19 mettendo le basi per una guerra fra poveri dalla quale sarebbe l'unica a guadagnarci), le sigle sindacali "responsabili (...)" riconoscono che ci sono esuberi di operai: risultato? Che il giudice, é di oggi la sentenza, che avrebbe dovuto decidere la reintegrazione dei 19 operai messi alla porta al posto di quelli della Fiom ha sentenziato che esisteva "un difetto di legittimazione degli intervenienti" perché la Fiom non aveva titolo per ricorrere... perché il licenziamento non era ancora avvenuto e quindi "il solo elemento temporale dedotto" dalla Fiom "non appare integrare gli elementi necessari per qualificare l'avvio del procedimento per il licenziamento collettivo come ritorsione, cioé come comportamento pregiudizievole volto a punire le persone lese dalla discriminazione o qualunque altra persona"; in pratica: i 19 licenziati non potranno essere della fiom ma é comunque nel potere dell'azienda diminuire il personale" e qui cade l'asino perché poco prima, come dicevo, altre sigle sindacali avevano appena riconosciuto oltre 2000 esuberi aziendali facendo un insperatisimo regalo all'azienda.
E le promesse? Di là da venire, ancora... e pensare che Monti c'era andato ad esaltare il nuovo; e pensare che tanti capoccioni della sinistra s'erano sgolati a far capire a quei comunistacci della Fiom che i tempi erano maturi affinché alcune "garanzie" potessero essere considerate anacronistiche, ecc. l'unica cosa certa, finora é: la Fiom aveva ragione perché dietro tutto il fumo non c'era nessun arrosto....
il resto alle prossime puntate e se non fosse la descrizione del dramma della perdita del lavoro per migliaia di famiglie di lavoratori ci sarebbe quasi da pensare che tutto é solo un brutto sogno e che domani é un altro giorno e la notte é passata e i fantasmi sono spariti con essa.... ma non é nulla di tutto questo, purtroppo....

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