dal Fatto Quotidiano di Lavoce.info | 12 novembre 2014
Le fondazioni bancarie,
sorrette da politici locali senza scrupoli, stanno nuovamente
ostacolando gli aumenti di capitale degli istituti nell’occhio del
ciclone dopo l’Asset quality review. Sia a Siena sia a
Genova, dopo aver già bruciato miliardi di patrimonio, sono disposte a
prosciugare del tutto la dotazione della fondazione pur di non mollare
la loro presa sulle banche conferitarie. Le fondazioni bancarie
descritte in passato come le salvatrici del nostro sistema bancario
sono così diventate il principale fattore di instabilità.
Se la Fondazione Monte Paschi
avesse investito il suo patrimonio in un fondo diversificato, come si
conviene a una fondazione, anziché usarlo per assicurarsi il controllo e
il (pessimo) governo di Mps, oggi avremmo una banca sana in più e una
ricca fondazione che poteva servire le esigenze sociali dei senesi per i
secoli a venire. Abbiamo invece una banca al tracollo e una fondazione
immiserita.
Se Fondazione Carige avesse seguito
le indicazioni della Legge Ciampi anziché concentrare il 90 per cento
del proprio patrimonio in Banca Carige, se non si fosse indebitata pur
di non scendere per molti anni sotto il 46 per cento del capitale
dell’istituto, oggi avremmo una banca ben capitalizzata, aperta ad
accogliere un management moderno anziché vertici imposti dalla
fondazione, di stretta nomina politica. Invece, la fondazione si ostina a
opporsi all’aumento di capitale richiesto dall’Eba mettendo a rischio
la sopravvivenza dell’istituto.
Come più volte argomentato su
questo sito, l’uscita delle fondazioni dal capitale delle banche è
desiderabile sia dal punto di vista del buon funzionamento delle banche
che da quello della sopravvivenza delle fondazioni. Come scriveva Adam
Smith, quando l’amministratore di una società ne esercita il controllo
senza metterci soldi propri, lo farà “ma senza la stessa ansiosa
vigilanza che userebbe se in gioco ci fossero i suoi soldi”. È quello
che è accaduto a Mps e a Carige ed è ciò che ha travolto banche e
fondazioni nei due casi.
Ci sono molte altre realtà a rischio. Se si vuole evitarlo, la politica
che oggi controlla fino al 75 per cento dei consigli delle fondazioni,
deve fermare quest’azione suicida. Il buon esempio non può che venire
dall’alto. Basterebbe che Renzi, che si è impegnato a combattere i
poteri forti, impegnasse il suo partito a far uscire le fondazioni dalle banche
liquidando le partecipazioni nelle banche conferitarie. Chieda ai
membri del suo partito che occupano posizioni di rilievo nelle
fondazioni di procedere in tal senso. E lo faccia presto.
di Tito Boeri e Luigi Guiso, 11 novembre 2014, lavoce.info
p.s.
le
fondazioni sono il vero tesoro delle banche.. non da ora ci sono voci e
osservatori che chiedono siano sciolte per lo scandaloso connubio fra
esse e la politica: troppo spesso personaggi di un mondo passano
all'altro senza soluzione di continuità.. di questi tempi poi la cosa
puzza troppo!
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