FONTE: LIBREIDEE.ORG
A
volte può bastare un annuncio a effetto, per fermare il terremoto. Se
invece l’annuncio non arriva, e se il terremoto si chiama Monte dei
Paschi di Siena, ci rimetteranno sia i rispamiatori di Mps che i
contribuenti, che saranno poi chiamati a sostenere la banca. Ci
rimettono tutti? Non proprio. C’è anche chi specula sul crollo, per
farci soldi a palate. Per esempio Davide Serra, il finanziere di Renzi,
ospite fisso alla Leopolda da cui impartisce lezioni politiche contro
operai e sindacati. Tutto questo, sostiene il blog “Senza Soste”,
si chiama scandalo. Perché è impossibile non vedere la concertazione
degli eventi, il silenzio del premier che non è intervenuto per
impegnarsi su Mps e la fiduciosa attesa di Serra, un broker che gioca al
ribasso, sicuro di vincere. «Sì, proprio lui, l’amministratore
delegato del fondo Algebris, che ha la gigantografia di Mandela in
ufficio a Londra, comprata ad un’asta dove c’era Angela Merkel, e che chiede di sanzionare chi fa sciopero in Italia. Insomma lo sponsor finanziario più noto di Matteo Renzi».
Nell’ambiente,
Serra è noto come operatore che fa vendite allo scoperto: acquista in
anticipo l’obbligo di vendita di azioni e obbligazioni a una
determinata data, sperando che nel frattempo il loro valore crolli, in
modo da rivendere guadagnandoci, senza aver prima acquistato neppure un
titolo. «Grossomodo è quello che è accaduto realmente, quando Serra ha
incassato forti dividendi dal crollo in borsa di Mps», scrive “Senza
Soste”. In questi casi, la vigilanza bancaria può segnalare la
posizione di vendita ribassista allo scoperto, e la Consob qui lo ha
fatto prima che il titolo crollasse. «Ma può fare anche un’altra cosa:
può direttamente vietare la vendita allo scoperto per impedire
comportamenti speculativi. La Consob naturalmente non ha vietato nulla,
il titolo Mps ha finito di crollare e Serra ha guadagnato». Cosa
poteva fare il governo? «Elementare: tutelare i risparmiatori Mps, e i contribuenti che dovranno ripianare la voragine di Siena».
Sarebbe
bastato «portare il presidente del Consiglio davanti ai microfoni,
gesto che gli riesce benissimo, per dichiarare che si sarebbe fatto di
tutto per salvare Mps, in modo da far risalire il titolo e contenere i
danni sia ai risparmiatori che ai contribuenti». Questo però avrebbe
mandato in fumo la scommessa di Serra sul crollo della banca toscana.
Così, Palazzo Chigi rischia di apparire come «il più gigantesco covo di
insider trading del paese», una postazione privilegiata «dove si
detengono informazioni riservate, ad esempio, su Mps e, guarda te il
caso, dove gli amici del presidente del Consiglio su Mps finiscono per
guadagnarci». Conclude “Senza Soste”: «Una volta poi smantellato il
sistema locale del credito in Toscana poi qualcuno pagherà: contribuenti e risparmiatori, ad esempio. Bravi bischeri che votate Pd, continuate così: votate chi lascia, noi e voi, in mutande».
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