di Furio Colombo | 11 novembre 2014
A prima vista Renzi
ti sembra il tipico ragazzo un po’ troppo estroverso a cui piace
provocare meraviglia. Poi, pensando bene alla sua età e alla sua
precoce ma intensa carriera politica (quattro posizioni
di vertice in cinque anni) hai di fronte due strade. O Renzi, come
accade a molte persone di rapido successo, è brillante ma immaturo, e
improvvisa per meravigliare senza pensarci troppo. Oppure segue un
percorso già rigorosamente prestabilito. Come un buon giocatore di
golf, di buca in buca, il nostro campione deve arrivare a una vittoria.
Ancora
non sappiamo per che cosa e con chi, visto che lui, nella sua
indiscussa bravura, sembra sempre di più un messaggero che un angelo
vendicatore. Per rispondere a questa domanda, o almeno per chiarirci le
idee, possiamo esibire due reperti. Uno è “il codice Renzi”, ovvero il modo in cui questo nuovo, giovane premier ama esprimersi con una sorta di festosa ridondanza, in cui il compiacimento
va sempre a se stesso (se non altro come inventore della battuta), e
una sgridata punitiva riguarda sempre altri, che non hanno capito.
Il secondo reperto lo dobbiamo a una intelligente intuizione de Il Giornale (26 ottobre) che, profittando di una ricorrenza, ha pubblicato il primo discorso politico di Ronald Reagan (27 ottobre 1964). Cito dal testo del quotidiano di Berlusconi (restando quindi nel territorio protetto dal Patto del Nazareno):
“Libertà è l’idea che il governo sia soggetto al popolo sovrano. Ed è
proprio il problema che si pone oggi: se noi crediamo nella nostra
capacità di autogovernarci o se invece intendiamo abbandonarci a una
élite intellettuale (…) I Padri fondatori sapevano che, al di fuori
delle funzioni che legittimamente competono ad esso (Difesa e politica
estera, ndr) lo Stato non riesce a fare nulla bene e con uguale
parsimonia quanto il settore privato dell’economia al suo posto (…) Essi
sperano di risolvere il problema della povertà tramite l’intervento
dello Stato e programmi governativi. Ora se la risposta fosse davvero
interventi governativi e Stato assistenziale, non sarebbe stato lecito
aspettarci risultati sul declino dei bisognosi? In realtà ogni anno il
fabbisogno aumenta, e aumenta il costo degli interventi (…). Questi
uffici che proliferano, con le loro migliaia di regolamenti, ci sono già
costati molte delle nostre garanzie costituzionali. Ora, non sono
necessari l’esproprio e la confisca della proprietà privata per imporre a
un popolo il socialismo. Un tale apparato è già in vigore. Lo Stato,
infatti, è in grado di addossare un capo d’accusa su qualunque impresa
scelga di perseguire. Ogni uomo d’affari ha la sua storia di molestie da
raccontare”. Nel suo commento il curatore della pagina, Andrea
Camajora, opportunamente fa notare: “A cinquant’anni di distanza
stupisce l’attualità dirompente dei principi
individuati da Reagan, che rappresentano un vero e proprio programma di
governo. Anche per l’Italia di oggi”.
Infatti basta seguire il
percorso oratorio che porta a Renzi, come le briciole lasciate nel
bosco della famosa fiaba. “Trovo veramente surreale che la segreteria
della Cgil voglia trattare la legge di Stabilità
con il governo. I sindacati devono trattare con le imprese. Non devono
trattare le leggi col governo, cui spetta di scriverle e trattare su di
esse con il Parlamento. È ora di finirla di pensare di poter bloccare
il lavoro dell’esecutivo”. Ma questa dichiarazione (nel programma del
27 ottobre di Lilli Gruber, bentornata a La7) si completa di altre affinità elettive con Reagan, quando Renzi parla d’Europa:
“Dei burocrati e dei funzionari a cui darò del filo da torcere”. Prima
ancora, in altre occasioni, aveva annunciato “lotta radicale alla burocrazia”.
Però come non ritrovare l’annuncio che il popolo sta sopra il governo
quando Renzi proclama “il partito della nazione”, usa cioè la parola
più amata dalla destra, perché, più ancora di popolo, può essere
interpretata come un valore spirituale che travalica istituzioni e
Costituzione e sta, in qualche modo, “sopra” tutto il resto, lamentele
politiche incluse? E
Come non ritrovare il Reagan che è contro il
governo, contro lo Stato, contro la burocrazia parassita, quando Renzi
proclama che sta lavorando per “restituire i soldi ai cittadini”,
espressione misteriosa perché quei soldi li sta prelevando da altri
cittadini con lo stesso reddito poco brillante? Quanto alla separazione dei poteri,
così apertamente svilita da Reagan prima ancora che da Berlusconi
(“ogni uomo d’affari ha la sua storia di molestie da raccontare”) ci
sono due momenti esemplari nella retorica renziana: quando il presidente
del Consiglio esclama in pubblico “I giudici? Brrrr che paura”. E
quando afferma solennemente, in due diverse occasioni: “Non permetteremo
ai giudici di cambiare un organigramma di governo” (dopo un avviso di
garanzia a un sottosegretario). E “Nessuno può cambiare i vertici di
una impresa come gli pare”, dopo che due alti personaggi dell’Eni
(Descalzi e Scaroni) erano risultati inquisiti. Poi c’è l’annuncio,
quasi festoso, che “il posto fisso non c’è più” che non è il vero
problema di cui soffrono moltissimi cittadini. Il vero problema è che
il lavoro non c’è più. E che la questione, un tempo,
prima dell’irruzione del privato, riguardava i governi. Ecco, abbiamo
alcune notizie sul “codice Renzi” e i suoi precedenti.
Resta da domandarci: perché? Voi dite, perché ha successo. Giusto. Anche Grillo, prima di Reggio Calabria.
il Fatto Quotidiano, 9 Novembre 2014
p.s.
aggiungo
solo che, a dispetto dei tanti che ancora non comprendono la portata
del renzismo, in giro c'è tutto un mondo della finanza che ha voglia di
revanscismo nei confronti degli altri..... si proprio quel mondo che ha
creato e indotto la crisi sia con comportamenti, che definire criminali è
usare un semplice eufemismo, che vanno dallo speculare sui titoli
pubblici dei paesi deboli (Grecia, Italia, Irlanda, Portogallo, ecc.)
soprattutto nelle dark pool, la finanza oscura e nascosta, sia
attraverso le operazioni sui derivati scambiati contro, gli ormai
mitici, Credit Default Swap (l'assicurazione sui titoli pubblici o per
meglio spiegarsi la scommessa che vadano sotto o sopra una certa
soglia); e, se non bastasse, anche l'induzione pervicace dei mercati
verso le loro scommesse attraverso accordi sottobanco con i controllori
per "forzare" liber ed euribor (i due tassi che stabiliscono l'andamento
degli interessi su titoli, mutui, prestiti ecc. sia fra banche che fra
esse e i clienti) cosa per cui hanno pagato multe miliardarie per poi
ricominciare esattamente da dove avevano lasciato.... e questo in
europa; negli usa, se possibile, è andata anche peggio perchè hanno
spremuto soldi finchè hanno potuto dallo Stato americano e poi hanno
presentato il conto.. con il fallimento di alcune agenzie e società date
in pasto al pubblico mentre i CEO tutti si staccavano assegni
milionari!!! Questo si chiama "turbocapitalismo".. questo è il mondo con
cui dobbiamo fare i conti e non è un caso che il paese più
americanizzato d'europa, l'italia, veda dietro un pupazzo di plastica
uno dei massimi esponenti di questa finanza e un altro terminale di
certa finanza medio-orientale essere i veri ispiratori dei disegni di
legge in questo paese e senza nemmeno nascondersi, anzi..... questo
superceto ha dei sodali e dei servi che vedono la possibilità di
ascendere socialmente laddove non pensavano emmeno di poter aspirare di
entrare: i santuari, ormai sacrari funerari, della democrazia italica:
parlamento, governo ecc.
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