Fonte: il Fatto Quotidiano del 15 dicembre 2014 a firma di Mario Portanova
“Un clima da pogrom nei confronti della classe politica”. Sul Corriere della Sera, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricorda la lettera inviata alla Camera da Sergio Moroni: un testo drammatico in cui il deputato del Psi spiegava le ragioni per cui, il 2 settembre 1992, si sarebbe tolto la vita dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta Mani pulite della Procura della Repubblica di Milano.
Napolitano, all’epoca presidente dell’assemblea di Montecitorio,
ricorda la lettura in aula di quella lettera come “il momento umanamente
più angoscioso” della sua carica. Quello che però non ricorda è che in
quella missiva dove rivendicava di non avere preso un soldo per sé, il
deputato (padre di Chiara, che sarebbe diventata a sua volta parlamentare) ammetteva in pieno l’esistenza del sistema delle tangenti che i magistrati stavano svelando dopo l’arresto di Mario Chiesa
a Milano, il 17 febbraio di quell’anno: “Ho commesso un errore
accettando il sistema”, scriveva Moroni in quel pubblico congedo,
“ritenendo che ricevere contributi e sostegni per il partito si
giustificasse in un contesto dove questo era prassi comune”. La lettera
di Napolitano al Corriere è la risposta al commento domenicale di Ernesto Galli della Loggia, “All’origine dell’antipolitica”, in
cui il politologo lamentava come le parole di Moroni fossero “cadute
nel vuoto”. Riferendosi, anche lui, al grido di dolore del parlamentare
per “essere accomunato nella definizione di ladro oggi così diffusa”,
ma guardandosi bene dal citare i passaggi sull’esistenza di un sistema
che con la “origine dell’antipolitica” ha molto a che fare.
Il 2 settembre 1992 Sergio Moroni comprò un fucile in armeria, scese nella cantina della sua abitazione a Brescia e si sparò. Su di lui pendeva una richiesta di autorizzazione a procedere della Procura di Milano, datata 16 luglio 1992, per corruzione e violazione del finanziamento pubblico ai partiti. La richiesta era firmata dal pool Mani pulite al completo: Di Pietro, Davigo, Colombo, Borrelli.
Diversi imprenditori e politici lombardi interrogati dai pm
avevano indicato in Moroni, segretario regionale del Garofano guidato da
Bettino Craxi, un protagonista del sistema delle tangenti in Lombardia, insieme al suo omologo Dc Gianstefano Frigerio, poi condannato in via definitiva, riemerso alla Camera nel 2001 grazie alla candidatura blindata in Forza Italia e finito di nuovo in carcere per le tangenti Expo, per le quali ha patteggiato tre anni e quattro mesi.
Quello di Moroni non fu il primo “suicidio di Tangentopoli“,
dato che prima di lui si erano tolti la vita alcuni amministratori
locali coinvolti a vario titolo nelle inchieste, fra i quali il
segretario del Psi di Lodi Renato Amorese, il 17 giugno. Fu, però, la
prima volta di un politico nazionale, di un parlamentare, che per di più
aveva scelto di sollevare il tema nel modo più tragico: “Vengo
coinvolto nel cosiddetto scandalo ‘tangenti'”, scrive Moroni a
Napolitano, “accomunato nella definizione di “ladro” oggi così diffusa.
Non lo accetto, nella serena coscienza di non aver mai personalmente
approfittato di una lira. Ma quando la parola è flebile, non resta che il gesto“.
Ma quali erano le accuse a Moroni? Nella richiesta di autorizzazione,
tra gli elementi contro di lui i pm elencano le dichiarazioni di Luigi Martinelli,
democristiano, consigliere regionale lombardo e presidente della
Commissione ambiente. Che ai magistrati racconta di una tangente da un miliardo e 800 milioni di lire, le cui prime tranche erano già state consegnate, per la costruzione della discarica di Pontirolo, in provincia di Bergamo. La
megatangente, secondo Martinelli, sarebbe stata spartita 50-50 tra
Moroni e Frigerio per conto dei rispettivi partiti. Il deputato Psi,
secondo gli inquirenti, è “l’autore dell’accordo di spartizione”. Dalle
carte emerge anche un contrasto tra i due segretari regionali.
Moroni non avrebbe spartito nulla – sempre in termini di denaro da
consegnare al partito – in qualità di assessore regionale ai Trasporti, ma il secondo avrebbe fatto lo stesso con il denaro “proveniente dal settore dell’Edilizia economica popolare”.
Così le discariche – non solo Pontirolo- sarebbero diventate il
terreno di compensazione dei “crediti”. Moroni, infatti, era accusato
di corruzione anche per l’acquisto di materiale rotabile per le Ferrovie Nord Milano, quelle che servono i pendolari.
La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Milano nel 1994 a
carico dei coindagati, poi confermata in appello e in Cassazione,
dichiarerà pienamente provati i fatti. E cioè che il deputato Psi aveva
ricevuto materialmente circa 200 milioni di lire in
una cartellina da ufficio, avvolta in un giornale. Del resto lo stesso
Moroni non ha mai negato di aver percepito denaro: “Mi rendo conto che
spesso non è facile la distinzione tra quanti hanno accettato di
adeguarsi a procedure legalmente scorrette in una logica di partito e
quanti invece ne hanno fatto strumento di interessi personali”, scrive
ancora nella lettera d’addio.
Nel corso delle indagini, l’assessore regionale socialista Claudio Bonfanti
raccontò addirittura di una diatriba interna al Psi sulla ripartizione
correntizia delle tangenti. Ai magistrati che gli chiedevano conto del
sistema discariche di rifiuti in Lombardia, Bonfanti
descrisse una normativa fatta in modo da potere concedere i permessi a
chiunque pagasse, anche senza i requisiti necessari. Nell’autunno del
1991, mise a verbale Bonfanti, “l’onorevole Balzamo
(storico segretario amministrativo nazionale del Psi di Craxi, ndr) mi
chiamò e mi redarguì per il fatto che stavo permettendo il finanziamento
del gruppo martelliano”. Guidato appunto “da Moroni”. E quest’ultimo,
continuava Bonfanti, “mi confermò che si era occupato e si stava
occupando di ricevere contribuzioni dagli imprenditori”.
Le
discariche di rifiuti, le case popolari, i treni per i pendolari. Temi
sensibili che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni e con la
salute delle persone. Questioni che oggi, un quarto di secolo dopo
quelle confessioni, esplodono. Trattati dalla politica dell’epoca come
un fiume dal quale pompare una massa spaventosa di denaro pubblico, dato
che gli esborsi delle mazzette sostenuti dagli imprenditori venivano
scaricati sui costi delle opere e delle forniture pubbliche.
Fu
soltanto il “clima da pogrom” a uccidere Sergio Moroni, come ricorda
oggi il presidente della Repubblica? O fu anche quel sistema di cui il
deputato socialista faceva parte? Moroni “aveva molto sofferto per il
cordone sanitario che gli era stato fatto attorno”, ricorderà anni più
tardi Loris Zaffra, altro politico socialista
pesantemente coinvolto in Tangentopoli, che ebbe occasione di parlare
con lui di quelle vicende giudiziarie. “Tangentopoli ha messo a nudo,
oltre al giro delle tangenti, la slealtà dei rapporti politici. Sei
stato arrestato? Peccato per te, entri nel cesto delle mele marce. Gli
altri, che con te hanno diviso errori e responsabilità, si girano
dall’altra parte. Inaccettabile”. Ed ecco la lettura che diede la moglie
di Moroni, Sandra, in un’intervista del 1998 al settimanale Diario: “In effetti mio marito era nauseato dalla piega che aveva preso la vita politica ancor prima dell’inizio di Mani Pulite. Però
si è innescato un meccanismo di violenza in cui i magistrati potevano
stare ai limiti della legalità perché avevano la stampa e l’opinione
pubblica dalla loro parte. La rivoluzione rispetto a una certa
politica”, concludeva la signora Moroni, “poteva essere giusta ma,
invece che per via giudiziaria, doveva essere fatta in Parlamento. Cosa
che non è successa”.
p.s.
Nel senso più comune il termine antipolitica definisce l'atteggiamento di coloro che si oppongono alla politica giudicandola pratica di potere e, quindi, ai partiti
e agli esponenti politici ritenendoli, nell'immaginario collettivo,
dediti a interessi personali e non al bene comune. Per assonanza con il
termine antipolitica, in senso negativo-dispregiativo, si può intendere
anche direttamente proprio questo tipo di pseudo-politica che si
contrappone alla politica propriamente detta dedita invece alla
salvaguardia dell'interesse collettivo (Fonte: Wikipedia).
Nulla da aggiungere....
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