sabato 20 dicembre 2014

Sanità, il combinato disposto che rischia di far saltare il sistema

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 19/12/2014 a firma di Ivan Cavicchi
Tutti conoscono il significato dell’espressione “combinato disposto”. In termini semplici e pratici in sanità vuol dire che se mettiamo insieme i tagli ai fabbisogni finanziari + blocchi al lavoro + malgoverno della sanità + regioni incapaci + privatizzazione + legge di stabilità + job acts … = controriforma. Il combinato disposto è un garbuglio eterogeneo di cose dentro un contesto che funziona come se le coordinasse casualmente senza un fine esplicito. Il contesto (milieu) in questo caso non si limita a mettere insieme delle cose ma le combina quindi le sintetizza quasi funzionasse come un reattore esattamente come gli elementi che compongono la nitroglicerina.
In sanità il combinato disposto vede accostati sempre più in modo pericoloso parecchi elementi tecnici politici istituzionali morali ma i più importanti secondo me sono due :
  • l’attacco esplicito ai diritti delle persone giustificati dall’insufficienza dei finanziamenti attraverso diversi stratagemmi di esclusione dei malati dai servizi pubblici adottati soprattutto dalle regioni e dalle aziende sanitarie che ormai selezionano il bisogno di cura e di assistenza
  • l’attacco insistente al lavoro professionale di cura e di assistenza quale unica garanzia sostanziale per garantire i servizi per i cittadini reiterato soprattutto con sistematiche riduzioni di personale.
Secondo me il combinato disposto di questi due soli elementi è sufficiente una volta a regime nelle giuste dosi, a far saltare il sistema pubblico. Le Regioni continuano a chiedere al governo un taglio delle tutele pubbliche per stare nei conti e il governo, che con la legge di stabilità ha programmato per la sanità fino al 2020 una crescente riduzione di personale. Proprio perché convinto della pericolosità di questo “combinato disposto” ho avanzato due proposte:
  • ai fini di salvaguardare i diritti delle persone correggere l’art 32 della costituzione cioè cambiare la frase “la Repubblica…garantisce cure gratuite agli indigenti” con la frase “la Repubblica…garantisce cure gratuite a tutti” e stoppare tutti i tentativi sommersi di controriforma che sono in corso.
  • ai fini di garantire il personale nei servizi ma soprattutto al fine di salvaguardare il lavoro nella sua integrità etica e scientifica, sfidare il governo con una proposta di riforma del lavoro cioè un’idea di lavoro quale depuratore che elimini o riduca sprechi, diseconomie. ruberie, quindi che abbia un plusvalore tanto etico che finanziario.
Non entro nei dettagli tecnici di queste proposte Ma qualcosa va detto.L’articolo 32 della Costituzione recita che le cure gratuite vanno garantite ai soli indigenti, ma nella prassi legislativa di questi ultimi 40 anni esso è stato interpretato di fatto in senso estensivo, cioè in senso universalistico per garantire le cure a tutti. La riforma sanitaria del ’78 di fatto è una riscrizione dell’art 32.
Oggi a me pare che chi governa la sanità, voglia annullare questa riscrizione contro riformando 40 anni di prassi universalistica per tornare all’art 32 del 1948 cioè pre riforma sanitaria e ridimensionare il sistema pubblico. Penso che la riscrittura dell’art. 32 abbia un forte significato simbolico, possa funzionare da bandiera sotto la quale riunire tutti gli universalisti sinceri e coloro che credono nei diritti che a mio parere non sono pochi, anzi sono la maggioranza e soprattutto potremmo smascherare i finti universalisti, che soprattutto da sinistra in questi anni di politiche economicistiche ai diritti hanno anteposto i limiti economici puntando decisamente a privatizzare il sistema pubblico.
Per quanto riguarda il lavoro professionale esso come un architrave ha retto sino ad ora, concretamente e non a parole, il sistema dei diritti nel suo complesso, nonostante tutto. A sue spese ha compensato come ha potuto e non senza danni collaterali, tutti i tipi di limitazioni ai quali sono stati sino ad ora sottoposti i servizi e quindi i cittadini: limitazioni agli organici, alla sua autonomia, ai suoi valori retributivi, ai suoi valori deontologici, demansionamenti, burocratizzazioni, precarizzazione, disoccupazione, scambi di competenze ecc. Per evitare che l’architrave ceda, a mio parere il lavoro deve accettare di confrontarsi con i problemi della spesa: cioè non può limitarsi a rivendicare come pure è giusto il rinnovo dei contratti, perché in sanità almeno un quarto della spesa totale a carico dello Stato è depurabile da sprechi, abusi, speculazioni, diseconomie.
Cioè per fare in modo che il lavoro non sia limitato nelle sue prassi, le sue prassi devono liberare risorse laddove esse sono liberabili. A questa condizione oggi il lavoro può legittimamente pretendere che il plusvalore prodotto sia retribuito come si deve.
Il vero guaio di queste proposte non è il loro grado di fattibilità e di plausibilità, vi assicuro che sono del tutto fattibili, ma è la mancanza di un riformatore in grado di recepirle. La mancanza di un pensiero riformatore è quindi il terzo ingrediente senza il quale il combinato disposto di cui abbiamo parlato prima non potrebbe esplodere.
La formula del garbuglio va quindi aggiornata: attacco ai diritti + spoliazione del lavoro dai suoi valori + rassegnazione + mancanza di una mobilitazione sociale+ sindacati fuori gioco + assenza di una contro prospettiva +mancanza di una proposta di cambiamento . Les jeux sont faits.
p.s.
come faccio a far passare nell'immaginario collettivo la riforma auspicata, per non dire imposta, che privatizza del tutto la sanità?
 

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