Ecco cosa scrive Loretta Napoleoni sul Fatto Quotidiano del 14/02/2016:
La tensione durante la conferenza internazionale sulla sicurezza a Monaco di Baviera
si taglia con il coltello. Nonostante i proclami pacifisti strombettati
all’inizio degli incontri, si parla poco di pace e le minacce volano
da tutte le parti.
Medvedev, l’amplificatore umano
di Putin, ha dichiarato più volte che ci troviamo di fronte ad una
nuova guerra fredda, naturalmente la cortina di ferro per ora non c’è
ma a Mosca già stanno studiando dove e come costruirla. Alla fine del
suo discorso Medvedev ha pronunciato una frase preoccupante “a volte mi domando se questo è il 2016 o il 1962”.
Per i giovanissimi e per chi ha poca memoria quello fu l’anno in cui Washington e Mosca sfiorarono il confronto atomico,
e l’anno in cui la cortina di ferro calò definitivamente tagliando
l’Europa in due. La situazione è ben peggiore perché questa volta non ci
sono solo due superpotenze ma tante, troppe e tutte si guardano in
cagnesco. E questo spiega perché a Monaco russi e americani fanno a
gomitate con tutti gli altri per attirare i riflettori della stampa.
Naturalmente
qui nessuno è preoccupato per la situazione internazionale, come
invece avvenne nel 1962, minacce e promesse vengono lanciate per far
presa sull’elettorato delle proprie nazioni. La politica estera è
soltanto un’opportunità per lanciare slogan politici, nulla di più, al
resto ci pensano i droni!
John Kerry deve
portare a casa qualcosa per convincere gli americani a votare il
candidato democratico nelle prossime elezioni invece di lasciare che
l’elettorato apra le porte della Casa Bianca ai repubblicani e, con
molta probabilità, a Donald Trump.
Medvedev deve
convincere i russi che la leadership di Putin restituirà alla Russia i
suoi lustri – con il prezzo del petrolio in caduta libera e le sanzioni
economiche il Cremlino fatica a mantenere alta la popolarità del
moderno zar. La carta nazionalista è l’unico jolly che i russi hanno
nella manica e lo stanno giocando da mesi.
I paesi del golfo, prima fra tutti l’Arabia Saudita,
alzano la voce di fronte ai successi di Assad grazie ai bombardamenti
russi. Anche i sauditi, fiaccati dalle gravi condizioni economiche in
cui si trovano a causa della caduta dei prezzi del petrolio, giocano la
carta religiosa e presentano alla popolazione l’asse
Damasco-Mosca-Teheran come l’incarnazione del diavolo. Naturalmente
nessuno ha menzionato lo Yemen, che grazie alle truppe ed ai
bombardamenti sauditi, sta diventano il nuovo focolaio della guerra per
procura con l’Iran nella penisola arabica.
L’Europa, che non ha
mai avuto una sua voce, usa quella della Nato per farsi sentire.
Repubbliche baltiche, mar Baltico, Ucraina, queste le aree geografiche
del potenziamento militare per i soliti motivi: arrivare al confine con
la Russia per dimostrare chi è il capo del quartiere. Per ora Russia e
Nato mostrano i muscoli ma ad un certo punto inizieranno a lanciare i
pugni ed allora sì che ne vedremo delle belle.
Il grande assente a Monaco è lo Stato Islamico
anche se in effetti il Califfato è uno dei principali responsabili
della tensione geo-politica in cui ci troviamo. Nei corridoi di Monaco
sabato girava la voce che le truppe di Assad appoggiate dall’aviazione
russa sono pronte per attaccare Raqqa, la capitale dello Stato
Islamico. Se ciò avvenisse i sauditi hanno detto di essere pronti a
mandare le truppe in Siria, quindi per proteggere l’Isis? Viene
spontaneo chiedersi. Secondo loro se Assad viene eliminato anche il
Califfato scomparirà. Un’analisi surreale ma che è in linea con le
assurdità prodotte dalla propaganda saudita.
In conclusione
Monaco ha confermato i peggiori timori sul futuro delle relazione tra
l’occidente e la Russia. Un fiasco clamoroso per l’amministrazione di
Obama che sperava in un accordo, anche se temporaneo, sulla situazione
in Siria.
Nei prossimi mesi assisteremo all’intensificarsi dei
conflitti nel Medio Oriente e con molta probabilità prima o poi ci sarà
anche un nuovo attacco terrorista in Europa. A Monaco la pace sembra più lontana che mai.
la Turchia è impegnatissima nella lotta contro .... l'Isis? No ma contro i curdi
si visto che nella città di Cizre i carri armati turchi hanno finito le
operazioni e ora si contano i morti e i feriti, non dei terroristi ma
proprio dei curdi!!!!! Ed è un problema anche per chi è attento alla
problematica kurda al punto che la nostra missione parlamentare in
turchia non si è potuta svolgere perchè un nostro parlamentare è troppo "filo-curdo":
naturalmente le motivazioni ufficiali sono altre ma non si può non
notare la, come dire, dissonanza di temi fra la diplomazia ufficiale,
tesa a tenersi buona la Turchia che "frena" i rifugiati alle proprie
frontiere, e quanto accade realmente che ci racconta tutta un altra
storia: ossia che non si sta combattendo il terrorismo ma lì ognuno si
sta regolando i propri conti con i propri avversari (in questo caso la
Turchia versus kurdi). Anche gli americani ci mettono del proprio
avallando l'intervento saudita in funzione più antisciita, per fare un
altro esempio e russa che bombarda ... tutti: terroristi,
filo-occidentali, moderati (che contano come il due di picche in quelle
realtà), ecc... nel mezzo i rifugiati con tutti i drammi che si portano
dietro per l'ignavia degli Stati che guardano al proprio tornaconto più
alla stabilizzazione del problema. Una volta tanto do ragione ai
coosiddetti "complottisti": lì si stanno preparando sì a combattere ....
ma non l'Isis però; bensì gli altri: e quegli altri sono tutti gli
attori dello scenario mediorientale; direi che ci siamo proprio: stanno
facendo la pace per preaparare la guerra!!!!
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