giovedì 31 luglio 2008

Addio al Doha round: e la globalizzazione? idem. MA nasce la "glocalizazzione"

Con cenciate (non mi viene altro) tirate l'un l'altro fra i vari paesi partecipanti si sancisce il fallimento del modello globale del commercio (in pratica il perdominio istituzionalizzato - attraverso WTO, FMI, Banca Mondiale ecc. - dei paesi ricchi su quelli poveri) ma non muore, purtroppo, la globalizzazione così come l'abbiamo conosciuta finora: economisti e analisti hano già fatto i conti e risulta che l'impatto sarà minimo sugli equilibri mondiali. Alivello politico è unì'altra cosa, però, dato che i rappresentanti dei paesi non ricchi (Cina e India in testa) stavolta non sono andati nè con il cappello in mano nè tantomeno con l'anello al naso ma hanno fatto sentire le proprie ragioni sugli argomenti in agenda e nonarretrando di molto dai loro punti fermi: tant'è che per primi gli USA hanno dovuto prendere atto che "qualcosa è cambiato". Chissà se pensano di portare in qualche altro paese "un pò di democrazia" ma al momento, e in attesa degli eventi, prendono atto che ora si fanno i conti con realtà economiche e politiche, piaccia o meno, potenzialmente pari all'occidente (anzi, come nel caso della Cina che ha comprato "quintalate" di titoli del debito pubblico americano, creditori del'Occidente stesso) e che quindi hanno diritto a essere trattati non come "raccogli briciole" ma partner di pari grado e pari diritto. A detta degli stessi osservatori passerà molto tempo prima che ci si ricominci a parlare: e nel frattempo che accade? A parte la possibilità di cominciare "guerre" (si spera) commerciali e rialzi dei dazi molto dipenderà dalla volontà di raggiungere accordi bilaterali fra i singoli paesi. Si va quindi verso una regionalizzazione dell'economia: ossia quella che molti chiamano la "glocalizzazione" e che, erroneamente, era contrapposta alla globalizzazione. Si verrà, quindi, a creare ad esempio una regione di scambi commerciali asiatica, una europea, il Nafta americano, ecc. che non danneggerà gli interessi delle multinazionali ma sicuramente non farà nemmeno bene alle fasce sociali deboli del pianeta perchè il problema è sempre alla fonte: il mercato, che sia nazionale, sovrannazionale, ecc. è lì il male assoluto che distrugge il tessuto socio-economico dei paesi e, se ce ne fosse la volontà politica, da lì si dovrebbe cominciare regolamentandolo e reindirizzandolo non al beneficio dei pochi ma alla redditività dei molti che hanno diritto alla loro esistenza. Una opportunità il fallimento del Doha round? Sì se ci fosse la volontà di tentare strade alternative ma no se, come penso che accadrà, si restringerà "solo" l'area di scambio da planetaria a regionale

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