domenica 16 gennaio 2011

Fare la quadra.....

E mò li voglio...... fra un pò si vota a Torino come in mezz'Italia e fra i politici locali e nazionali la febbre da voto sale: bè a Torino sarà particolare e me la voglio proprio gustare la possibile non vittoria del pdmenoelle. Mi chiedo: quanti operai li voteranno dopo le "ardite" circonlocuzioni con le quali i suoi esponenti hanno più o meno apertamente appoggiato il marchionnismo spacciandolo per "riformismo" post-industriale? Già, ormai, la percentuale di operai che li votano son pochini (preferendogli la Lega o altri), e ora? Anche quei pochi rimasti che faranno? O si tureranno il naso e votarenno anch'essi "DC"? La logica direbbe di no; la tasca direbbe di no..... e allora? Personalmente ritengo che spariranno nelle preferenze operaie e li giustifico ampiamente: non essendoci una reale alternativa a questo sistema bloccato essi non potranno che trarne le giuste conseguenze, ossia votare per il male minore e questo male minore non é certamente il pdmenoelle ma proprio la Lega e, forse, altri che però son troppo piccoli per contare davvero. Le elezioni, a mio parere, sono ormai l'unica occasione nella quale tutti, compresi gli invisibili e denigrati come dinosauri operai e i ceti ai quali appartengono, hanno la possibilità di pesare sul destino di una città se non di un intero paese: la vicenda fiat non portà non essere un precedente pesante nelle loro scelte e quindi si determinerà la vittoria di un candidato anziché un altro. Se lo saranno meritato ampiamente e spero che questa tendenza si confermi anche a livello nazionale...... solo con un trauma si potrà aprire un processo ricostruttivo di una sinistra seria e attenta ai ceti che realmente sono la colonna vertebrale del paese e che la smetta di guardare solo al mondo della finanza e degli affari. E' chiaro che ormai parlare di destra e sinistra suona ormai fuori luogo perché viviamo in un mondo che alla sua base ha un pensiero unico, per giunta debole e fluttuante, e che movimenti e partiti non sono più portatori di idee alternative fra loro ma solo di diversi gradi di commistione con l'affarismo i cui danni fanno pagare a chi non ne ha responsabilità né diretta né indiretta: chi non fa aprte della parte "affluente" della società ha davanti a sé un solo destino ossia quello di essere il pantalon che sborsa e non deve nemmeno fiatare; non appena accadesse che apre bocca ecco che vediamo le scene del potere che si difende nel solito modo: la prepressione pura e semplice senza nessun ascolto del disagio che ci sono dietro le giuste proteste. Non siamo, ancora, ridotti come il Maghreb é vero; ma ci siamo dannatamente vicino e mai come ora ci vuole qualcuno che sappia prendere incanalare queste proteste, sintomo del disagio socio-economico, e che si faccia portatore delle esigenze della società che realmente conta: senza questo processo il distacco sarà definitivo e non ci vorrà molto che questi ceti, cui presto se ne aggiungeranno altri che vieppiù si troveranno impoveriti e emarginati, si accodino al "primo" che passa: anzi lo troveranno già lì bell'é pronto ad accoglierli come difatti sta accadendo. Siamo pronti a questa eventualità? Non credo. Non dimentichiamo che siamo italiani e che come popolo unito abbiamo radici quanto meno "problematiche" e mai chiaramente definite: questo vizio all'origine ci ha dato problemi in passato e c'é voluta una guerra di liberazione per, si sperava allora, sbarazzersene senz'aver però capito la lezione che quella guerra ci aveva lasciato: mai più demagoghi e dittatori. E invece .....

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