lunedì 20 giugno 2011

... e quando la politica è debole ....

Cosa accade quando la politica, che dovrebbe essere la summa delle varie spinte sociali ed economiche, risulta debole (nel resistere alle pressioni delle lobby) e incapace di dare risposte (alle spinte sociali) ? Accade quello che ci troviamo di fronte in Italia e altrove:ma soprattutto in Italia. Si avvita in se stessa diventa autoreferenziale e bada solo ai propri interessi ascoltando le sirene delle lobby e vedendo la società come una massa informe nemica da manipolare quando serve e da reprimere se esce dallo steccato predefinito. Si poteva prevedere una simile involuzione? Era stato previsto o teorizzato? Ad entrambe le domande non si può non rispondere che di si: società complesse hanno istanze complesse e richiedono risposte complesse e non voli di fantasia in una fuga dalla realtà deleteria non tanto per i ceti abbienti ma per la gran massa. Nel momento in cui si viene a creare la divisione fra "amministrazione delle cose" e "governo degli uomini" (Weber lo teorizzò in senso positivo senza nascondere peraltro i guasti di un eccessivo elitismo perché ciò presupponeva la nascita di un ceto parassitario) con sottomissione del secondo al primo la società non può non entrare in crisi profonda da cui ne esce solo, e dico solo, se si ridimensiona, o addirittura si elimina, la causa che l'ha provocata riposizionando ognuno nella propria casella. E invece, com'è nella natura umana e nelle cose da essa creata, nessuno ci sta a farsi mettere da parte (anzi al contrario resiste usando tutti i mezzi occulti o meno come si vede in questi decenni), quindi la frattura si allarga, il tessuto sociale si sfibra e le istituzioni faticosamente create per dare risposte alla società sono svuotate della loro missione per diventare evanescenti: é a questo punto che i "barbari" attraversano le frontiere e dilagano distruggendo, chiedendo oboli e prebende ai reggitori del potere: questo quadro vi ricorda qualcosa? Si siamo agli ultimi giorni di pompei, ma un secondo prima che il vesuvio esploda e, teoricamente in questa metafora, con la possibilità addirittura di evitare di farlo esplodere fermando la distruzione finale. Tutto sta a noi e non a loro i quali, anzi, hanno ricominciato a tessere l'infinita tela del potere e dell'accordo verticistico che ottunde le menti deboli ed evita di affrontare i problemi che pur ci sono e, non venendo affrontati, s'incancreniscono: il bello, e loro lo sanno, é che il pallino del gioco stavolta e in mano dei cittadini e li deve restare perché può determinare realmente i destini non tanto del ceto parassitario, di cui non m'importa niente, ma proprio dei cittadini che mai come ora hanno la possibilità di far diventare questa timida primavera italiana una splendida estate....

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