Alberto Bagnai | 19 maggio 2014 (Professore associato di Politica economica, Facoltà di Economia, Uni. G.D’Annunzio, Pescara)
Siamo al redde rationem.
Mentre gli oligarchi, quelli per i quali i suicidi provocati dalla crisi sono “l’emersione di una contraddizione tale da aprire la strada a un progetto costituente europeo”,
se ne stanno ben rinchiusi e defilati nei loro bunker, nelle strade,
casa per casa, lotta un’improbabile armata Brancaleone di bambini
soldato, mandati allo sbaraglio con argomenti tanto insulsi quanto
terroristici. Fra questi, come spesso accade, il più convincente ad
occhi inesperti è anche il più ridicolo agli occhi del professionista.
Ma se il pubblico non coglie immediatamente il ridicolo, la colpa non è
certo sua: la colpa è di un sistema dell’informazione
volto da trent’anni a distorcere i più elementari fatti economici. Per
ripristinare un minimo di buon senso, però, basta poco, come spero di
chiarirvi se avrete la pazienza di leggermi.
Dunque: li avete mai
sentiti quelli che raccontano che se si uscisse la nuova lira si
svaluterebbe, e quindi, nell’imminenza di questa prospettiva, ci sarebbe
una fuga di capitali all’estero, preceduta da una corsa agli sportelli
(che gli espertoni chiamano bank run)? La conclusione dei
nostri economisti improvvisati è che privando di liquidità il sistema
economico italiano, questo fenomeno condurrebbe rapidamente l’Italia al
collasso.
Ora, questo argomento è infondato per un semplice
motivo: chi aveva soldi da portare all’estero lo ha già fatto, e ha
fatto bene, per il semplice fatto che l’euro a 1.37 (diciamo 1.4,
arrotondando) sul dollaro è troppo alto, come anche Prodi autorevolmente ci ha ricordato, il che apre la strada a due soluzioni: o l’euro si svaluta, o crolla sotto il proprio peso. La perdita da svalutazione quindi, da qui ai prossimi due anni, ci dovrà essere in ogni caso. Anch’io,
che di soldi ne ho pochi, li ho portati all’estero, in modo del tutto
legale, investendoli in un fondo dove ho pesato opportunamente dollaro e
mercati emergenti, evitando l’Europa (il che non significa escluderla,
perché non si devono mai mettere tutte le uova in un solo paniere, ed è
sempre bene comprare “basso” per vendere “alto”). Punto. Chi ha senno
fa così e lo ha già fatto (come credo abbiano fatto tutti quelli che mi
leggono), perché non ha comunque senso investire in un continente che
si sta suicidando e va da un rimbalzo del gatto morto al successivo.
Se ti vuoi proteggere da una svalutazione, devi investire nella valuta
rispetto alla quale sei rivalutato (cioè il dollaro) e se vuoi
rendimenti devi investire in economie che crescono (Usa e emergenti).
La
morale della favola è che agli intervistatori che con aria sapiente
(“Eh, ora ti metto io in difficoltà!”) mi chiedono: “Ma lei cosa
farebbe?”, io rispondo: “Niente, perché ho già fatto quello che c’è da
fare. Lei no? Mi dispiace.”
Dirò di più.
Il rischio
di svalutazione drastica, e in generale il “rischio paese” dell’Europa,
è molto più remoto in caso di dissoluzione che in caso di mantenimento
dell’euro. Paradosso? No, logica. Il nostro principale
concorrente è e resta la Germania. Ora, se noi ci sganciamo da lei, solo
un fesso patentato può pensare che la Bundesbank lasci cadere la nuova
lira del 20% in una notte, non solo perché non è mai successo, ma
anche perché far cadere del 20% la nuova lira significa alzare del 20%
l’asticella della Germania, che ora è per lei convenientemente bassa,
come affermano tedeschi tanto diversi quanto Hans-Olaf Henkel e Ska Keller.
Germania e Italia hanno una struttura di vantaggi comparati molto
simile e competono sugli stessi mercati terzi. Se noi ci sganciassimo
dall’euro, sarebbe interesse della Germania non calcare troppo la mano e
sostenere il nostro cambio, per non perdere importanti quote di
mercato. D’altra parte, stando dentro lo “stabile” euro, ci è già
successo di sperimentare svalutazioni contro dollaro del 20% pressoché
istantanee. Guardate un po’ cos’è successo nel 2008, ad esempio:
Qualcuno ricorda fughe agli sportelli, inflazione al 20%, e altre amenità simili? I problemi erano, e sono, ben altri.
Mi
preme anche farvi notare che se l’euro non scompare, l’unico modo per
“risanare” le finanze pubbliche, devastate dal proprio generoso quanto
vano tentativo di salvare la finanza privata, sarà quello di “ristrutturare” il debito pubblico. Gentile eufemismo per il più esplicito: dare il pacco ai creditori. Ora: con un haircut poniamo
del 20% il creditore da un giorno all’altro si vede restituire il 20%
in meno, ma il debitore non riallinea il proprio cambio e quindi, non
recuperando competitività, non riesce nemmeno a restituire il restante
80% (è più o meno quello che sta succedendo in Grecia, se avete
presente). Con una svalutazione del 20%, il creditore vede sì il 20% in
meno, ma il debitore recupera competitività, cresce, e il restante 80% è
in grado di restituirlo. Questa è logica. Dentro l’euro quindi c’è più
rischio, per i creditori (buon motivo per sottopesare l’Eurozona nei
portafogli). E allora perché tutti lo difendono? Ma è
semplice: perché il Nord, come da prassi, vuole stravincere. I creditori
del Nord sanno che il 20% (o più) è comunque perso, in un modo o
nell’altro, ma elaborare questo lutto diventa più facile se pensi che
comunque sei riuscito a mantenere i tuoi debitori in una posizione di
inferiorità competitiva (impedendo alla tua valuta di rivalutarsi).
Giova
ricordare che sarà anche vero che noi italiani ultimamente non abbiamo
vinto nessuna guerra, ma i tedeschi in compenso le hanno perse tutte.
La storia si sta ripetendo.
Permettetemi di concludere con la
madre di tutte le dilettantesche scemenze: l’idea spesso espressa da
economisti improvvisati secondo cui la famosa svalutazione del 50% (che
non sarebbe tale perché i partner lo impedirebbero, come ho detto
sopra) abbatterebbe del 50% in una notte (che non sarebbe una notte
perché i riallineamenti anche ampi normalmente prendono almeno un anno)
i nostri risparmi.
Scusate, ma i risparmi a cosa servono? In
sintesi, a tirare a campare quando si smette di lavorare, no? Ora, io
mi chiedo: ma voi, che oggi fate la spesa sotto casa, a 65 anni
prenderete ogni giorno l’aereo per farla a Manhattan? Così, per
sapere… I cialtroni terroristi sistematicamente confondono il
valore esterno della moneta (il suo tasso di cambio) con quello interno
(il suo potere di acquisto). Se l’euro si svalutasse del 50%,
significherebbe (a spanna) che un dollaro costerebbe del 50% in più.
Ma voi il latte sotto casa lo comprate in dollari? L’obiezione
(ridicola) è: “Ma le materie prime si comprano in dollari!”. Ma
ragazzi: il costo delle materie prime è solo una parte del costo finale
del prodotto, le strategie di prezzo delle imprese sono orientate a
comprimere i margini in caso di svalutazione per evitare di perdere
quote di mercato, ecc. ecc. La morale della favola è che gli studi più recenti ci
dicono che nei paesi europei una svalutazione si trasferisce
sull’indice dei prezzi al consumo per circa il 23% nel lungo periodo.
Quindi anche una svalutazione del 50%, del tutto improbabile, farebbe
aumentare l’indice dei prezzi al consumo al massimo del 0.5×0.23=11.5%
distribuito su più di un anno. Il che significa, in buona sostanza, che
anche in questo scenario catastrofico l’incremento del tasso di
inflazione su base annua sarebbe al massimo di 6 punti, sempre nell’ipotesi che il governo non attui contromisure, come, ad esempio, ridurre le accise sulla benzina messe da Monti, guarda un po’, per difendere l’euro. Se
invece la svalutazione fosse di un più realistico 20%, come fra 1992 e
1993, l’impatto sull’inflazione in base annua sarebbe di due punti. Proprio quei due punti in più di inflazione che il buon Stefano Fassina chiede alla Bce di provocare… per difendere l’euro!
Ehi,
amici, come devo dirvelo? Se tanto svaluteremo dentro o fuori
dall’euro, se per difendere l’euro sarebbe opportuno che la Bce
provocasse un’inflazione analoga a quella che ci aspetta se ne usciamo, e
se per difendere l’euro dobbiamo mettere nuove imposte sulla casa e
nuove accise (e in Italia un’accisa è per sempre), mi spiegate a cosa ci serve restare dentro l’euro? A
sentirci bravi come i tedeschi? Se avete un complesso di inferiorità
parlatene con uno psicanalista: farete felici il vostro (o la vostra)
partner. Un economista, se non è un cialtrone, non vi dirà niente di
diverso da quanto trovate scritto qui.
p.s.
io lo dico da
tempo che è possibile, anche se ci vuole tempo, uscirne definitivamente
ma stavolta è un prof di economia a dirlo quindi ha una maggiore
autorevolezza del sottoscritto...... eppure: la psicologia di massa è
strana perchè singolarmente presi siamo tutti bravi a capire le ragioni
ma messi tutt'insieme siamo pecore e ci facciamo spaventare non dai
lupi, che sono altrove, ma dal loro semplice odore.
VOTATE! VOTATE! VOTATE!
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