lunedì 29 ottobre 2007

ParDem/CdL: il gioco del treno...............

Si comincia a delineare il futuro della politica italiana. Dopo l'assemblea tenutasi nei giorni scorsi, con la partecipazione di Veltroni e Prodi, al Nord (come segnale alle classi e ai ceti ricchi e benestanti) assume un'assetto più stabile e delineato il percorso del neonato nuovo partito centrista che avrà un'impostazione neodem stile americano che occuperà stabilmente il centro (è bene che lo sappiate cari illusi che ancora credete ad una sinistra socialdemocratica italiana; questi sono indirizzati a spingere verso una neo DC stile americano) della politica spingendo a destra la CdL (anche qui nulla di nuovo dato che se mai nascerà il PdL esso sarà la fotocopia del Par. Conservatore con copyright USA): in linea con quanto affermò Gore Vidal che parlò di Destra Democratica e Destra estremista neocon. L'organizzazione interna sarà in stile federale e la linea economica sarà liberista, mentre quella politica vedrà le cosiddette "mani libere" presupponendo future alleanze con "chi ci sta" e non avrà nè preconcetti nè esclusioni a priori (anche perchè non hanno un punto di riferimento ideale e idelogico, anzi non sanno nemmeno più cosa è un'idelogia). Nulla di cui scandalizzarsi in verità dato che ormai erano anni che si aspettava che maturassero i "tempi" per un passo del genere sia a livello sociale che a livello politico: perchè nella cosiddetta "pubblica opinione" (giornali, tv, opinion leader, ecc. il cosiddetto mainstream) era da tempo che si mandavano input perchè ciò avvenisse e si verificasse l'avvento del nuovo messia mediatico/politico e gli auspici erano chiarissimi. E' una cosa sempre all'italiana ma nulla vieta che gettato il seme la pianta cresca vigorosa e forte con le prossime generazioni di politici. Non è un caso che il Foglio esulti e faccia capire chiaramente che benedice l'operazione e nemmeno è un caso che il Capo della CdL lanci fulmini dato che si vede, in prospettiva spodestato dal centro mediatico della politica e sappia (da uomo di comunicazione attorniato dal fior fiore del gotha degli spin doctor italiani) che ormai il suo tempo è arrivato e che ha di fronte due scelte: o lasciare ai "giovani leoni (Fini e Casini)" o resistere nel frotino assediato finchè può sperando che l'avversario faccia qualche errore grossolano che gli permetta di rinviare una cosa che comunque è inevitabile; il suo pensionamento. Sappiamo tutti che il neonato centrismo italiano non ha nulla di nuovo (sono tutti riciclati) anzi le scorie che si porta appresso lo rendono estremamente instabile al proprio interno perchè le oligarchie sono dure a morire e i vari esponenti non mollano facilmente la gallina dalle uova d'oro e rimangono lì immutabili e dritti come fusi a metà del mitico guado fra potere e politica e fra socialdemocrazia (che non sono più e che forse non sono mai stati) e liberismo. Che ne sarà della storia della sinistra? Sarà davero gettata nel cestino della storia sia perchè messa in ombra dal trend liberista sia perchè i cespugli rimasti sono troppo egoisti e divisi fra loro che preferiscono distruggersi a vicenda (campando sullo "zero virgola") coltivando il proprio orticello (come è nei voti dei neocentristi) o emergerà qualche figura leader che ne rispolverererà i fasti facendoli avvicinare (dopo averli riuniti dietro di sè e nel nuovo contenitore che si spera nasca in fretta) alle grandi socialdemocrazie? Non sono ottimista al riguardo: siamo italiani, in fondo, ed il gusto della divisione (e suddivisione nihlista) ce lo abbiamo nel DNA................. E' vero che la politica ormai a perso il suo ruolo guida, come l'aveva nel XX secolo, e quello che contano sono le "informazioni fra produttori e consumatori scambiate attraverso il meccanismo del libero mercato dei prezzi e delle merci (cito da Von Hayek)" in altre parole contano le imprese, multinazionali o meno, che determinano tutto e mal sopportano uno Stato che interviene, come elemento riequilibratore, nelle distruzioni sociali fatte da un mercato libero e senza regole generali (che lo reindirizzano) e ne mitighino "gli spiriti animali" attraverso teorie, e dottrine, sociali interventistiche. Soprattutto si dimentica che non essendo tutti lupi chi non cel fa viene letteralemente cancellato e diventa un cosiddetto "invisibile" utile in due casi: quando gli si fa l'elemosina con qualche assegno sociale, o quando vota come "utile idiota" in balia di chi gli promette la società perfetta impossibile da raggiungere. E' un gioco degli specchi: comunque si chiamino i due principali futuri partiti la linea politica sarà la stessa e il liberismo sarà lo stesso (muteranno solo le oligarchie economiche di riferimento) nell'equalizzare la scimmia antropomorfa chiamata "uomo" alla merce che si trova in vendita sul mercato libero: si sarà liberi individualmente (finchè non si diventerà un motivo di turbativa per lo stesso mercato e allora lo Stato, o quello che ne rimane, interverrà in maniera coercitiva e scritto e prescritto dai pensatori liberisti Friedman in testa) e si decideranno i propri destini ma i realtà si sarà strumenti altrui che in un foglio di costi e ricavi ne determinerà realmente i destini. In pratica saremo liberi solo sulla carta mentre nella mente, nel cuore, e nelle tasche dipenderemo completamente da mostri lontani e immanenti (veri e propri leviatani) che ci diranno e faranno dire tutto e decideranno le nostre sorti. Che libertà sarà? Quella di morire di fame, sete e malattie.Si noti che non sto profetizzando nulla ma solo registrando la realtà di quanto avviene fuori dall'Italia e che ora stiamo pedestremente copiando: chi ha il coraggio si legga le statistiche degli esclusi nell'America Latina nel Terzo Mondo e negli stessi USA; e si leggano conteporaneamente le statistiche sui profitti da mercato e finanza e sul peso che hanno nella determinazione degli utili dei ceti ricchi e straricchi presenti negli stessi paesi e si facciamo le elementari quattro operazioni che abbiamo imparato a scuola e si ottengono risultati cui possiamo arrivare tutti senza grande sforzo. Massimo Fini aveva ragione nella metafora del treno in corso: corriamo contro il muro (del sistema) a 100 km all'ora contenti della nostra magnificenza e guardando con commiserazione chi si butta, o viene buttato, fuori dal treno.

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