martedì 24 maggio 2011

Siamo già in default, 2° parte: Corte dei Conti dixit

E dopo l'Istat tocca alla Corte dei Conti: il quadro fatto è impietoso dato che senza nominare direttamente il Governo, e anche quelli precedenti, la Corte annuncia quello che i nostri politicanti non hanno il coraggio di dire: serviranno a partire da quest'anno manovre di soli tagli pari al 3% del PIL pari a 46 miliardi di euro (Tremonti ormai non può più negare che siamo nei guai e si sta dando una mossa, sempre a scapito dei soliti noti), a crescita pari a zero come l'abbiamo ora. Senza siamo spacciati e dovremo rassegnarci a stare a far compagnia ai paesi che già sono crollati economicamente e finanziariamente per ripagare i soldi franco-tedeschi. Ma non basta: è necessario, mai come ora, combattere incisivamente l'evasione/elusione che nel nostro paese è la norma e non l'eccezione rispetto al resto della UE perché anche in questo caso se fosse realmente combattuta potremo sperare di usare questi soldi per ripagare il debito contratto in precedenza: tenendo presente che questo Governo l'ha nei fatti incentivata con scudi fiscali, allentamento nei controlli, redistribuzione verso il basso del peso fiscale, e tentazioni di tagli alle tasse fittizi dato che appena partirà il c.d. federalismo fiscale le tasse aumenteranno ...... eccome se aumenteranno e saranno tutte pagate da chi già paga e non da chi ne ha beneficiato che avrà gioco facile nel pretendere maggiore produttività in completa assenza di investimenti. Non basta dire: abbiamo già fatto perché questo Governo a aprte tagliare non ha saputo far altro che negare l'evidenza del paese fermo e teso solo a mantenere lo status quo senza incidere per nulla il bubbone affaristico che ci sta affamando. Da bravi tenutari del mandato elettorale ricevuto non hanno fatto nulla se non spingere dal lato dell'offerta nella speranza che la gente, rimbecillita dalla propaganda televisiva, si facesse infinocchiare e s'indebitasse fino al collo in nome del consumo di massa. Ma è proprio quest'impostazione sta mostrando i propri limiti, peraltro già noti, perché si basano su presuposti errati fin dalle premesse: siamo nel sistema del debito e solo indebitandoci il volano economico riparte. Nei paesi dove finora si é fatto così i risultati si son visti eccome: gli USA stanno per chiudere bottega a livello federale perché hanno raggiunto il limite oltre il quale la legge prevede che si debba chiudere bottega ed eliminare le spese verticalmente; Grecia, Portogallo, Islanda, Spagna sono già crollati semrpe in nome dello stesso principio, l'indebitamento. Ma come mai nessuno si è mai peroccupato d'incentivare la domanda? Semplice perchè farlo significherebbe prendere atto del proprio fallimento e perché farlo comporterebbe la caduta dell'alibi del produttivismo a ogni costo e sul cui altare i governi tutti stanno sacrificando non solo il welfare ma intere genrazioni che stanno andando perdute: le nostre comprese. Visto che tutto si basa sugli spiriti selvaggi del libero mercato perché mai dovrebbero preoccuparsi di chi, e sono la maggioranza, rimane indietro? Che gli frega a loro se ragazzi, uomini, donne, extracomunitari, artigiani e piccoli imprenditori vedono ridursi gli spazzi e perdono il treno? Non è loro problema immediato: semmai lo possono diventare dovessero essere chiamati al voto ..... ma per quello c'è la propaganda televisiva e il miraggio che è capace di creare, quel mondo di plastica digitale dove tutto è come nel mondo dei sogni e prima o poi c'è il principe azzurro, magari ricco sfondato (l'età non conta), che viene a prenderti per portarti in ...... a fare il .... bè lasciamo stare. Ecco perché i segnali di voto che stanno arrivando dalla società reale italiana dovrebbero essere presi sul serio da chi aspira a essere maggioranza alternativa rispetto a quell'attuale e spingerla a fare davvero opposizione e non solo testimonianza. Ecco perché condivido la definizione che dà Grillo del PD definendolo pdmenoelle: aspirano a essere quello che a parole combattono, perché in realtà sanno che se vogliono essere parte della riforma in senso spenceriano del pianeta devono per forza accettarne le regole: non possono proporre altre ricette perché ciò comporterebbe la loro sparizione immediata: perferiscono fare i tafazzi della situazione anziché programmare per le prossime generazioni un futuro diverso; ed ecco perché io bnon li votoe non li voterò in futuro e comprendo chi vota per Pisapia e De Magistris.....

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