martedì 23 ottobre 2007

Fine del sogno: la Mafia prima azienda italiana

E' ormai assodato: la Mafia è la prima azienda italiana con 90 miliardi di € di fatturato. Un'economia fiorente che ha due basi solide e un presupposto. Le due basi sono: il consenso sociale e una fiorente attività economica che è ai confini fra la legalità e la illlegalità. Il presupposto invece è l'idea che con essa ci si debba convivere. Il sogno degli italiani onesti (ma anche dei Borsellino, Falcone, Chinnici, Dalla Chiesa e dei tanti servitori, spesso anonimi dello Stato) è svanito. Bisogna guardare in faccia la realtà: non bastano le iniziative di qualcuno che invita a denunciare; nè bastano quelle dei cittadini che sostengono l'opera della Magistratura: ci si deve assuefare all'idea che questa azienda ormai è parte integrante della nostra economia (e della politica) e ci si deve fare i conti. Interi spezzoni del territorio nazionale sono in mano ad essa, lì lo Stato c'è solo quando fa retate o conta i morti null'altro. In queste zone i giovani (la speranza ed il futuro della società italiana che lo stato dovrebbe formare alla vita democratica) cidevono avere a che fare e spesso se ne fanno invischiare rimanendovi dentro con il miraggio del guadagno e del rispetto sociale che si vedono riconosciuti. E' cresciuta ed è diventata Stato nello Stato e non solo spaventa ma determina anche i destini economici, sociali e politici della nostra società. E non solo la mafia criminale ma soprattutto quella dei colletti bianche che risiede nel Nord del paese che investe in borsa, che acquisisce titoli del debito pubblico (mentre a noi mollano titoli a rischio fregandoci puntualmente) sicuri come è sicuro l'oro ed il mattone come bene rifugio. C'è speranza che cambi qualcosa? Non credo dato che la primavera di Palermo e la speranza del nuovo in Campania sono tramontate nelle bombe e nella protesta fine a se stessa ma soprattutto nei morti che giornalmente leggiamo e che nemmeno forse fanno più notizia. Siamo nell'inverno della collusione e della politica che per difendere se stessa ritenendosi al di sopra di tutto e i propri referenti economici potrebbe favorire anche l'Antistato che è innervato nella economia: se il liberismo ha nel mercato la sua religione e non ammette regole e controlli e nei politici attuali ha i suoi santoni. Se si cambia strada e si danno valide alternative ai giovani e si difende chi denuncia allora per la nostra società allora il futuro potrebbe assumere toni e colori diversi; ma se si continua sulla strada del mercato panacea di tutti i mali allora ci dobbiamo rassegnare al fatto che questo contropotere avrà sempre più attrattiva per chi non ha nulla da perdere e non vede futuro davanti a sè allargando di fatto la base di consenso del contropotere: non sarà lontano il giorno in cui ci si farà assumere per selezione o per concorso così come una volta aveniva per lo Stato e le aziende pubbliche e private (ora potrà sembrare fantascienza ma a sforzare la fantasia e a pensare a ale diceva qualcuno non si sbaglia mai

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