si parla di progresso, di evoluzione, di civiltà ci ritroviamo invece in un nuovo medio evo dove conta chi si nasconde dietro il potere o vi si allea con esso.
sabato 15 dicembre 2007
Kosovo: una mina da disinnescare
Sul Kosovo si giocano molte partite e il rischio di bruciarsi le dita è forte oggi; infatti, pur essendo povero e senza grosse risorse, è diventato il crocevia di interessi internazionali e del nuovo fronte della guerra fredda fra USA da un lato e Russia dall'altro con l'Europa a fare il vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro strumento altrui più che protagonista internazionale divisa com'è fra la solidarietà atlantica e la necessità di non inimicarsi chi gli fornisce gas e petrolio preziosi alla crescita a cui tanto tengono i capoccioni liberisti. Il Kosovo in realtà significa Balcani e ciò porta a fare dei collegamenti storici che non aiutano certo chi, ammesso che voglia realmente aiutare quei popoli, si prodiga per portare quei paesi nel campo europeo e stabilizzarli equamente. Invece accade esattamente il contrario: gli americani, in funzione anti russa, spingono per la indipendenza e i serbi (con i russi alle spalle) fanno capire chiaramente che non accetterebebro una tale situazione (anche perchè storicamente esso rappresenta anche una parte notevole del loro passato sia culturale che religioso) che gli precluderebbe qualunque accesso al mare e ai commerci. Finora l'europa ha tenuto una posizione di retroguardia in merito dato ha sempre agito di rimessa rispetto sia alla inziativa militare (il comando è NATO quindi USA) che poltica perchè è divisa fra coloro che vedrebbero di buon occhio un ridimensionamento ulteriore della Serbia e quelli che invece, temendo l'infiltrazione musulmana, spingono per prolungare all'infinito il cosiddetto Protettorato e mantenere lo status quo (naturalmente avendo ben chiaro che qualunque atto dei kosovari nella direzione dell'indipendenza scatenerebbe le rie dei serbi ed esporrebbe gli operatori civili e militari li presenti a ritorsioni e ostilità. Insomma la tensione è altissima e come al solito la cosiddetta politica estera europea è schizofrenica e debole e non ha nessun peso reale nè riesce ad incidere più di tanto sugli equilibri precari dello scacchiere. C'è ancora molta strada da fare per riuscire a ergersi come soggetto terzo rispetto ai cosiddetti "grandi" e i passi finora fatti non vanno comunque nella giusta direzione in quanto sono più frutto dell'immobilismo e dell'impotenza che della decisionalità e della incisività necessarie in queste situazioni di crisi più o meno latente o patente.
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