venerdì 29 febbraio 2008

Ora hanno paura: i liberisti chiedono aiuto al bancomat -Stato

E' recessione. Se sono accorti tutti dovunque, è vero che non siamo alla Grande Depressione ma l'indietro tutta è ormai alle porte. L'epicentro del terremoto è naturalmente da ricercare negli USA ma le onde sismiche si stanno riverberando dovunque. E cosa si fa in questi momenti? Si va al Bancomat-Stato e si prendono soldi per continuare a sopravvivere: naturalmente non stiamo parlando dei cittadini che pure ne avrebbero diritto ma le imprese che a mio parere diritto non ne hanno. Per anni, sostenute dai crociati liberisti, le imprese hanno giocato in borsa e ottenuto profitti stellari; per anni hanno giocato con l'economia cercando semper il modo di spendere poco in termini di costi e massimizzare gli investimenti; per anni hanno attinto al credito facile: ora sarebbe venuto per loro il momento di pagare. E invece trovano la ciambella di salvataggio statale che gli evita di affogare. Stesso discorso per gli speculatori che nel parco buoi rappresentato dai cittadini hanno trovato il modo di spremerli fino all'osso: ora sarebbe venuto il momento di dargli una bella ridimensionata ponendo ergole severe che dovrebbero (e potrebebro) impedire a costoro di succhiare il sangue dei cittadini: invece avranno la ciambella di salvataggio bancaria e dopo essersi coperti il cao di cenere ricominceranno esattamente da dove avevano lasciato come se nulla fosse successo; anche in questo caso il bancomat-Stato è pronto ad aiutarli: per loro come per i grandi CEO delle multinazionali c'è il "tengo famiglia". Non è un caso che all'ultimo forum di Davos le voci che chiedevano l'interventismo statale erano tutte concordi che quella brutta cosa chiamata "Stato" forse poteva ancora essere necessaria per rimpinguare i profitti che stanno crollando ai minimi: anche se in realtà gli assegni che i CEO si sono staccati come stipendiuccio (mentre le aziende da loro gestite falliscono o sono lì lì perfarlo) sono stellari e scapito di mercato azionisti e consumatori. Il panico, complici i media, non si è ancora diffuso e il comune mortale un pò alla volta lo si sta abituando alla situazione ma primo o poi la bolla imploderà e i cocci da qualcuno dovranno essere raccolti e ci si può scommettere che saranno gli stessi comuni mortali a pagarne le conseguenze. Naturalmente coloro che in questo sistema si sono messi bene e si sono costruiti una posizione tendono a minimizzare e a difendere il fortino: stessa cosa vale per gli economisti che molto hanno scommesso sul liberismo e che ora si trovano a giustificare le kazzate (pur sempre emerite ma sempre kazzate sono) che in questi decenni hanno tirato fuori, fra cui la più importante è quella proprio delle cosiddette liberalizzazioni che, nonostante gli esempi "argentini", sono il loro cavallo di battaglia: fossimo in epoca "ideologica" il dibattito sarebbe lungo e tedioso ma alla loro prolissità ci si porrebbe rimedio, ma in tempi di mediaticità e di politici plastificati e mediatizzati e virtuali, sembrano come unti del signore. In realtà non lo sono: la loro è solo una teoria economica che va di moda e, sperando che passi presto questa moda prima di distruggere tutto, quindi va temperata perchè a patirne le conseguenze non sono loro ma, appunto, i comuni mortali

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