Fonte: 
Il Fatto Quotidiano (di F.Q.) del 10 dicembre 2014
“La 
critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di 
obiettività, senso della misura e capacità di distinguere è degenerata in anti-politica, cioè in patologia eversiva”. Parola di 
Giorgio Napolitano. Contro le 
infiltrazioni criminali nella politica e il degrado di quest’ultima. Ma anche contro chi critica la 
politica, anche se malata: quindi organi di stampa, opinion makers e alcuni esponenti politici ‘non allineati’ come 
Beppe Grillo e 
Matteo Salvini. Il presidente della Repubblica ha utilizzato il palco di una manifestazione all’
Accademia dei Lincei per dire la sua, seppur indirettamente e non facendone mai il nome, sull’operazione della 
Procura di Roma che smantellato la cosiddetta 
mafia capitale
 e le sue innumerevoli entrature nelle istituzioni. Non solo. Napolitano
  ha attaccato anche chi spara a zero sui partiti sull’onda dello 
sdegno.  Per Napolitano, “non deve mai apparire dubbia la volontà di 
prevenire e  colpire 
infiltrazioni criminali e pratiche
 corruttive  nella vita politica e amministrativa”. Ciò non toglie, ha 
aggiunto il  Capo dello Stato , che “è ormai urgente la necessità di 
reagire” ad una  certa anti-politica, “denunciandone le 
faziosità, i luoghi comuni, le 
distorsioni impegnandoci su scala ben più ampia non solo nelle riforme necessarie” ma anche “a riavvicinare i 
giovani alla politica”.
“Anti-politica è la più grave delle patologie” - Napolitano, ovviamente, non ha potuto non registrare che è in atto una crisi “che ha segnato un 
grave decadimento
 della politica, contribuendo in modo decisivo a un più generale degrado
  dei comportamenti sociali, a una più diffusa perdita dei valori che  
nell
’Italia repubblicana erano stati condivisi e operanti per decenni”. Da qui il proliferare dell’
antipolitica,
  che per il presidente della Repubblica è “la più grave delle 
patologie”  con cui un Paese civile deve fare i conti. Più della 
corruzione, più  delle organizzazioni malavitose nelle istituzioni. Non 
solo. Per 
Napolitano, negli ultimi tempi, sono dilagate nei confronti della politica e delle istituzioni “analisi unilaterali, 
tendenziose,
  chiuse ad ogni riconoscimento di correzioni e di scelte apprezzabili, 
 per quanto parziali o non pienamente soddisfacenti”. Una azione, ha  
sottolineato il 
capo dello Stato, cui non si sono sottratti “infiniti canali di 
comunicazione, a cominciare da 
giornali tradizionalmente paludati, 
opinion makers lanciati senza scrupoli a cavalcare l’onda, per impetuosa e fangosa che si stesse facendo, e anche, per 
demagogia e opportunismo, soggetti politici pur provenienti della tradizioni del primo cinquantennio della 
vita repubblicana“.
“Anti-politica mischiata ad anti-europeismo” - Da qui l’appello per “una 
larga mobilitazione
 collettiva volta a demistificare e mettere in crisi le posizioni  
distruttive ed eversive dell’anti-politica” e “insieme sollecitare  
un’azione sistematica di riforma delle
 istituzioni e  
delle regole che definiscono il profilo della politica”. A chi è rivolto
  l’invito del presidente? “A tutte le componenti dello 
schieramento politico“.
  A sentire il capo dello Stato, inoltre, ultimamente stanno emergendo  
“svalutazioni sommarie e posizioni liquidatorie” rispetto all’
Unione Europea:
  “Gli ingredienti dell’anti-politica si sono confusi con gli 
ingredienti  dell’anti-europeismo” è l’allarme lanciato da Napolitano, 
secondo cui a  creare questa situazione “hanno contribuito miopie e 
ritardi delle  istituzioni comunitarie insieme a calcoli opportunistici 
degli 
Stati membri“.
“In Italia gruppi politici o movimenti poco propensi a comportamenti pienamente pacifici” - Il presidente della Repubblica, poi, ha sottolineata l’esistenza di “un rischio di 
focolai di violenza destabilizzante, eversiva, che non possiamo sottovalutare” e che non si possono ricondurre soltanto alla crisi e al 
malessere sociale. Anzi. A sentire il capo dello Stato oggi ci sono “magari al di fuori di ogni 
etichettatura
 di sinistra o di destra, gruppi politici o movimenti poco propensi a  
comportamenti pienamente pacifici, nel perseguire confuse ipotesi di  
lotta per una ‘società altra’ o per una ‘alternativa di sistema’. 
Virus di questo genere – ha detto Napolitano – circolano ancora in certi spezzoni di 
sinistra estremista o pseudo rivoluzionaria, e concorrono ad alimentare la degenerazione del ricorso alla violenza, mascherato da qualsiasi 
fuorviante motivazione“.
  Un rischio, insomma, di focolai di violenza “destabilizzante, 
eversiva,  che non possiamo sottovalutare, evitando allo stesso tempo 
l’errore di  assimilare a quel rischio tutte le pulsioni di malessere 
sociale, di  senso dell’ingiustizia, di
 rivolta morale, di ansia di cambiamento con cui le forze politiche e di governo in Italia devono fare i 
conti“.
“Mai come nello scorso biennio metodi di intimidazione fisica in Parlamento” -
 L’analisi e la critica del Capo dello Stato poi si è spostata sui  
giovani rappresentanti delle istituzioni, che devono impegnarsi “a  
servizio del 
Parlamento e del 
Paese,  
impedendo l’avvitarsi di cieche spirali di contrapposizione faziosa e  
talora persino violenta”. Loro, per Napolitano, devono invece alimentare
  “ragionevoli 
speranze per il futuro dell’Italia”. Anche perché “mai era accaduto”, come nel 
biennio scorso, l’avvio “in 
Parlamento di metodi e atti concreti di 
intimidazione
 fisica, di minaccia, di rifiuto di ogni regola e autorità, di tentativi
  sistematici e continui di stravolgimento e impedimento dell’attività  
legislativa delle Camere”.
L’errore storico di Napolitano: dimentica i tumulti al Senato per l’approvazione della legge Truffa - Su quest’ultima presa di posizione, però, Giorgio Napolitano ha commesso un 
errore storico.
  Di episodi di intolleranza parlamentare (e massmediatica) sono pieni  
gli archivi di Stato e dei giornali. Uno in particolare, poi, ha  
caratteristiche cronologiche di importanza strategica per la carriera  
del presidente della Repubblica: datato marzo 1953, ovvero a pochi mesi 
 dal suo esordio in Parlamento come deputato (giugno 1953). Il  
riferimento è ai tumulti nell’aula del Senato in occasione  
dell’approvazione della cosiddetta 
Legge Truffa, ovvero il nuovo sistema di voto voluto dalla maggioranza democristiana e che prevedeva l’assegnazione del 65% dei seggi alla 
Camera
 al partito o alla coalizione che avesse racimolato più del 50% dei voti
  validi. A Palazzo Madama fu bagarre: dopo oltre 70 ore di seduta,  
scoppiò una rissa (durata oltre 40 minuti) di proporzioni memorabili.  
Protagonisti gli esponenti del Pci e del Psi, entrambi contrari alla  
forzatura dell’esecutivo 
De Gasperi. Aneddoti passati alla storia della Repubblica. Come quel “Lei non è un presidente, è una carogna! Un porco!” urlato da 
Sandro Pertini all’indirizzo del presidente del Senato
 Meuccio Ruini. O come l’aggressione verbale del comunista
 Elio Spano ad un giovanissimo 
Giulio Andreotti:
  “Dopo il voto avrete un nuovo piazzale Loreto!” era la minaccia di  
Spano, con il Divo che, nella pioggia di oggetti lanciati dai banchi  
della sinistra (ringhiere divelte e sportelli sfasciati: all’epoca si  
quantificò il danno in un milione di lire), aveva provato a proteggersi 
 indossando a mo’ di casco un cestino per la carta straccia. Il giorno  
successivo, i giornali rincararono la dose, pubblicando articoli e  
titoli dai toni a dir poco incendiari. 
L’Unità
 evocò il gergo mussoliniano e il primo discorso del Duce alla Camera da
  premier”, paragonando il Senato a un “bivacco di vecchi 
democristiani”.  Il socialista 
l’Avanti! non 
fu da meno,  parlando del presidente Ruini come di un “cadavere vivente,
 sacco gonfio  di vanità”. Pezzi, insulti e minacce di un’Italia in 
bianco e nero che  ha dato spunto a molti scrittori (
Tumulti in aula di
 Sabino Labia e 
Lei non sa chi ero io! di 
Filippo Battaglia), ma che Napolitano non cita. Eppure, quei momenti, il 
capo dello Stato
 li ha vissuti in prima persona e in forma interessata: già militante  
del Partito comunista, venne eletto deputato proprio in seguito a quei  
tumulti.
Grillo: “Attento Napolitano o ti denunciamo per vilipendio a M5s” - L’attacco del Capo dello Stato ha provocato la reazione di 
Beppe Grillo. “Napolitano
  deve stare molto attento, rischia che lo denunciamo per vilipendio del
  Movimento” ha detto il leader del M5s lasciando il Senato. Sulla 
stessa  linea d’onda anche altri esponenti grillini. “E’ vergognoso che 
il  presidente sia entrato a gamba tesa sulla nostra conferenza sul 
referendum antieuro
 tacciandola di antipolitica, mentre resta in silenzio sulla vicenda di 
 ‘Mafia capitala’ e sui due partiti infestati dalla corruzione” ha detto
  la senatrice 
Barbara Lezzi. Più politica la presa di posizione di 
Nicola Morra: “Napolitano sollecita noi ma non ha nulla da dire sullo 
strumento
 scelto per combattere la corruzione da questo governo. Siamo subissati 
 dai decreti legge – ha aggiunto il senatore M5s – e Napolitano ne fa  
ogni volta un monito: ma una volta che davvero serviva un decreto, come 
 sull’anticorruzione, la risposta del governo sono
 quattro ddl“.
p.s.
innanzitutto
 andateci piano con i commenti!!! Chiaro? Detto ciò.. mi sovvengono 
alcune domande: dov'era quando si approvavano le leggi a personam? E 
quando venivano fatti provvedimenti che mettevano non bastoni ma travi 
d'acciaio fra le rote della giustizia? E quando un manipolo di 
"rivoluzionari" occupò il palazzo di giustizia di milano? Qualcuno 
ricorda qualche monito o comunicato o altro? Io no .... il problema è 
che la paura fa 90 ... la paura di cosa? Che la gente si svegli come, si
 spera, in Grecia e Spagna e mandino a casa i vari Venizelos, Rajoy, 
Papandreu, ecc. con annesse le cricche che li finanziano e supportano. 
E' questa la sola paura? No ce n'è anche un altra: che la gente capisca 
che l'euro non è l'europa e che la Germania non è il mostro che 
disegnano ma i veri mostri anzi i nuovi mostri sono molto più vicini a 
noi... sono i politici e le cricche di cui leggiamo ogni giorno le gesta
 sui giornali, quando li acchiappano cone le mani nella marmellata 
naturalmente..... ma da questo punto di vista tutto tace se non richiami
 d'ufficio a una maggiore correttezza che lasciano il tempo che trovano 
naturalmente  ma son parole che si possono spendere perchè fa immagine!