sabato 22 settembre 2007

Libano sull'orlo del baratro

Un pò di storia il Libano è un'altra delle invenzioni degli occidentali in quanto le 5 province furono affidate (insieme alla Siria) al "protettorato" francese che costruirono uno Stato ed una costituzione "etnico/confessionale" dove ad una fazione doveva andare un certo ruolo ed una certa costituzione, senza tener conto delle diverse storie che le province preesistenti portavano con sè. Ancora una volta il Libano, in particolare, il Medio Oriente in generale, si pone al centro delle preoccupazioni internazionali (e nostre, visto che lì abbiamo tremila soldati con mandato ONU): in Libano è stato ucciso Gemayel leader della fazione/partito cristiano-maronita: a mio parere è come buttare benzina sul fuoco, siamo ad un passo dal baratro per la seconda volta in 30 in questo paese. Questo Stato (come l'Irak, il Kuwait ecc. per la parte inglese non preesistevano, ma furono "disegnati" dagli occidentali mettendo insieme gruppi etnici e confessionali opposti fra loro), ha avuto una vita travagliata fin dall'inizio schiacciato com'era fra Giordania, Irak, Siria da un lato e Israele dall'altro, subendo, forse più degli altri, le influenze nefaste dei giochi di guerra che sono stati fatti in quest'area, fino a diventare il crocevia di interessi che andavano al di là dei suoi interessi mettendone addirittura in discussione la sua sopravvivenza stessa; infatti (fra terrorismo, guerra di spie, traffico di armi, invasioni israeliane, e guerriglieri palestinesi e da ultimo la pervasiva organizzazione degli sciiti Hezbollah) dal dopoguerra ad oggi possiamo dire che ha vissuto pericolosamente sul filo del rasoio della sua disintegrazione. In questo quadro, nonostante la lenta ricostruzione avvenuta dopo la prima guerra civile, e la soffocante presenza siriana (che doveva solo avere la funzione di dissuasione nei confronti degli israeliani, ma in realtà ha di fatto reso questo paese asservito ad interessi altrui e terreno di scontro fra gruppi filosiriani da un lato e le fazioni del resto del popolo libanese e gli israeliani dall'altro), si aggiungono prima l'omicidio di Hariri e ora di Gemayel che fanno risalire il termometro della tensione al livello di guardia, sospingendolo di nuovo sulla china pericolosa del tutti contro tutti e, tutto ciò sotto gli occhi della comunità internazionale intervenuta per evitare tensioni al confine israeliano (anch'esso testimone prima dei lanci di missili verso israele spingendolo alla controversa invasione per cercare e distruggere gli sciiti - cosa invece fallita in quanto un pò per l'appogio popolare che ha l'organizzazione islamica un pò per la sua capacità militare, un pò per le armi che copiose ha ricevuto ed accumulato, un pò per la imperizia dei comandi israeliani - non ha sortito gli effetti desiserati anzi ha rafforzato hezbollah nei suoi territori), ma in realtà facendolo ripiombare negli anni bui della guerra civile che già i libanesi hanno dolorosamente vissuto in passato. Ancora una volta ci troviamo vicino a casa nostra ad avere a che fare con i ruggiti della guerra, con tutte le sue nefandezze (perchè questa che rischia di esplodere, come la precedente, è una guerra civile) che assommata al vicino Irak, ai territori palestinesi, all'Afganistan fa di questa Regione, non solo una delle più martoriate, ma il vero fulcro dello scontro fra una concezione della risoluzione militare delle controversie politico-economiche, ma anche (e si spera di no) la scintilla definitiva che può fa esplodere un'intero mondo (quello arabo- musulmano), travolgendo sul suo percorso Stati e speranze di pace: c'è un'uscita? Si ma è ormai strettissima quasi uno spiraglio, basta un soffio leggerissimo per chiuderla definitvamente con tutto quello che significherà per noi occidentali (in particolare per gli europei che sono anche geograficamente vicini) ormai, anche contro la nostra volontà, sempre più coinvolti, come coprotagonisti, da chi ha interesse a giocare con la vita altrui per proprie convinzioni politiche e religiose.

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