lunedì 17 settembre 2007

La sinistra che vorrei

Trovo affascinante la storia della sinistra italiana: dagli albori fino ad oggi ha avuto un ruolo fondamentale nella nostra storia, nella nostra cultura, nell'emancipazione di interi ceti dalla condizione socio-economica in cui erano alla fine del 1800 a quella attuale (e spesso troppo spesso di ciò se ne dimenticano sia chi è ai vertici della stessa oggi sia quelli che questi vertici appoggiano). Nn starò a fare qui una disquisizione sulla storia del movimento operaio e/o socialista e/o comunista cui do per scontato che Voi sapete (al di là delle VS convinzioni politiche, religiose, di schieramento ecc.) nè mi metterò a disquisire sulle teorie marxiste se sono superate o meno (secondo me no) visto che i concetti economici di valore aggiunto, di merce, di profitto, ecc. pur se riveduti e corretti, ancor oggi sono usati, discussi, contestati ma validi sotto il profilo economico: il problema nasce quando Marx passò dall'economia alla filosofia e alla costruzione di un diverso "differente e differenziato" con la perdizione della distruzione del capitalismo e la costruzione di un diverso sistema di vita: nn che fosse sbagliato al contrario oggi forse se c'è uno che potrebbe dire che aveva ragione era proprio lui: il capitalismo così come Lui lo aveva conosciuto si è autodistrutto e al suo posto è nato un mostro a due teste chiamate Liberismo e Globalizzazione che davvero nn solo hanno distrutto la parte migliore dell'Uomo (rendendolo ownership) ma la cosa peggiore hanno distrutto la speranza nel domani: ma questa è una altra storia.Quello che mi preme è l'evoluzione (se di evoluzione vogliamo parlare) che in Italia la sinistra ha avuto a partire dalla Bolognina e dalla caduta del muro di Berlino in poi.Che fosse necessario, per un partito appesantito come il PCI, un cambio di rotta verso una socialdemocrazia di stampo europeo (magari nord europeo o meglio ancora scandinavo ma questa è una mia personale preferenza) era ormai acclarato vista la progressiva deideologizzazione della società (e il contemporaneo affermarsi dei news media che dettavano loro l'agenda politica e i tempi della stessa), l'emergere di nuovi soggetti sociali, il riemergere nel nostro ventre molle di idee e linee meno legate allo schieramento politico e più di carattere localistico e/o corporativo, nonchè l'affermarsi di una classe dirigente nel partito (come nel sindacato di sinistra) di stampo riformista (una volta si chiamava migliorista) meno legata all'impostazione marxista e gramsciana, e più aperta verso le nuove esigenze sociali. E' chiaro che il passaggio non poteva essere nn traumatico che delle resistenze e dolorose scissioni erano nell'aria (come poi puntualmente avvenute, ma questa è una costante, purtroppo della italica sinistra come saprà sicuramente chi queste le cose le studia e/o come me le osserva ormai con distacco), quello che a mio parere nn va e quando la sinistra con o meno il centro ha in qualche modo "governato" o partecipato alla gestione della cosa pubblica.Ricordo ad esempio che fu un governo del centro-sinistra nel 1990 che ha fatto la II° (ora con la finanziaria dell'Attuale Governo, sempre di centro-sinistra ha perso il primato) più grande finanziaria di tagli selvaggi al Welfare italiano e ha privatizzato le aziende pubbliche (privatizzazioni che o si sono rivelate un fallimento - telecom in testa - o sono state parziali (ENEL), o le FFSS (e tutti abbiamo sotto gli occhi come son ridotte grazie alla privatizzazione, forse e dico forse, nn era meglio tenerle pubbliche e se i treni andavano più lenti ed erano più puliti nn era meglio? mah è questione di fede...forse) ma tutte a scapito della tutela dell'interesse dei cittadini che si sono ritrovati (in particolare i lavoratori dipendenti, sono noioso lo so ) a dover pagare i costi della finanziaria, in termini di minori introiti e maggiori spese, ma soprattutto hanno visto sparire l'unico strumento, grazie anche a sindacati "iperresponsabilizzati", molti di capi dei quali oggi fanno politica, con il quale potevano difendere il loro potere d'acquisto - oltre al fiscal drag ma questo è a gentile concessione, e quindi è diverso - ossia la cosiddetta scala mobile: dimmi niente. Ricordo che allora politici di primo piano affermavano che bisognava smettere di parlare di posto fisso a vita (e chi lo vuole aggiungo io a vita ma una speranza ai ns ragazzi la vogliamo dare o no), che il mercato avrebbe regolato la domada e l'offerta di lavoro e servizi (come se fossimo in una sdemocrazia matura che guarda ai ns interessi prima chealtri interessi molto più famelici gli mettessero le mai sopra..), che c'era ancora molta polpa attorno all'osso da togliere (non si discute gli obesi devono curarsi se vogliono vivere una vita sana....quando sono obesi però); come ricordo che per tutti gli anni novanta si è continuato su questa falsariga e dalla sinistra nn un cenno di "un colpo di reni per cambiare corsia di marcia" anzi al contrario quando è andata al potere nel 1996 ha continuato bellamente su questa via delle modernizzazioni , come dire, liberali (suona strano che la sinistra parli di "liberale" vero?): ricordo Moretti nel film del famoso motto: "dì qualcosa di sinistra", il problema è che era impossbile che ciò avvenisse giacchè la sinistra, quella che s'intende per tale, loro l'avevano abiurata ma per anni questa cosa (non grave, è diritto di tutti cambiare idea, ma soprattutto se avete responsabilità pubbliche fatecelo sapere e così se siamo d'accordo si va avanti sennò si cambia treno, quando funziona ) l'hanno diluita in uno stillicidio di dichiarazioni d'intenti puntualmente disattese, dette in altre parti del blog nn mi ripeterò qui, tant'è che si parlava in quegli anni di sinistra liberista o mercantile nn certo socialista egalitaria . Ricordo pure chi dopo la sconfitta del 2001 disse che con costoro nn si poteva nè vincere nè andare lontano dando la stura ad una contestazione di movimenti autogeneratisi che il cambiamento lo volevano davvero, ma ricordo pure l'assonanza fra pezzi di sinistra e destra populista nel condannarli e/o demonizzarli per circoscrivere il danno di un soggetto nuovo che poteva dare fastidio ai manovratori di entrambi le parti intenti ad inciuciare.....tant'è che, arrivando ai ns giorni, nn si può parlare più di sinistra ma di centrismo (o sinistra americana è uguale) o se vogliamo essere più precisi di centro democratico liberista: e a tutt'oggi si continua su questa strada di avvicinamento alla destra liberale, non populista e meno male, ma destra è. Ci sono e ci saranno delle scissioni, dei mal di pancia, ma se nn si superano le divisioni la futura sinistra nn sarà una forza organizzata ma una galassia di partitini e movimenti utili a far numero ma con peso politico specifico pari o vicino allo zero.La sinistra che vorrei? quella che non avrebbe mai fatto quanto, a mio parere (giusto o sbagliato che sia, nn sta a me giudicarlo), sopra ho scritto - o contribuito attivamente a realizzarlo, pur sapendo che all'opposizione ci sarebbe restata a lungo ma alla fine questa scelta si sarebbe dimostrata vincente visto il punto cui quelli di ora, e quelli di prima, stanno portando l'Italia.grazie x l'attenzione

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